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Ricorso inammissibile: il no della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per evasione. La richiesta di applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta perché il motivo di ricorso era generico e riproduttivo di censure già esaminate. La Corte ha sottolineato come lo stile di vita illegale del ricorrente, desumibile dal certificato penale, ostacolasse l’applicazione del beneficio. Si tratta di un classico caso di ricorso inammissibile per mancanza di specificità.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione ribadisce il principio di specificità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante spunto di riflessione sui requisiti formali di un appello, chiarendo perché un ricorso inammissibile viene respinto senza un esame nel merito. Il caso in esame riguarda un soggetto condannato per il reato di evasione che, nel suo ricorso, ha invocato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. La Corte, tuttavia, ha rigettato la richiesta, fornendo motivazioni nette e di grande rilevanza pratica.

I Fatti del Caso

L’imputato, a seguito di una condanna per il reato di evasione (art. 385 c.p.), proponeva ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza si concentrava sulla mancata applicazione, da parte dei giudici di merito, della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis c.p. Questa norma consente di escludere la punibilità quando l’offesa, per le sue modalità e per l’esiguità del danno, risulta di particolare tenuità e il comportamento dell’autore non è abituale.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non è entrata nel merito della questione (ovvero, se il fatto fosse o meno di lieve entità), ma si è fermata a un livello preliminare, quello dei requisiti di ammissibilità dell’atto di impugnazione. Secondo i giudici, il ricorso era affetto da un vizio insanabile: la mancanza di specificità.

Le Motivazioni: la Genericità dell’Impugnazione e il Precedente Penale

La Corte ha spiegato che il motivo di ricorso era ‘meramente riproduttivo’ di argomentazioni già presentate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello. In altre parole, la difesa si era limitata a ripetere le stesse censure, senza muovere una critica specifica e puntuale alla logica della sentenza impugnata. Questo comportamento processuale rende il ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.

In aggiunta, la Cassazione ha valorizzato la motivazione del giudice di merito, il quale aveva negato il beneficio dell’art. 131-bis evidenziando un ‘regime di vita improntato all’illegalità, evincibile dal certificato penale’ del ricorrente. La non abitualità del comportamento è un requisito fondamentale per l’applicazione della norma, e la presenza di precedenti penali è stata ritenuta un indicatore contrario, sufficiente a giustificare il diniego.

Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza

Questa pronuncia ribadisce due principi fondamentali. Primo, un ricorso per cassazione deve contenere critiche nuove, specifiche e pertinenti alla sentenza impugnata; non può essere una semplice riproposizione di argomenti già vagliati. Secondo, la valutazione per la concessione della particolare tenuità del fatto non si limita al singolo episodio, ma considera la condotta complessiva dell’autore, inclusi i suoi precedenti penali, che possono rivelare un’inclinazione all’illegalità incompatibile con il beneficio.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché privo di specificità, in quanto si limitava a riproporre le medesime censure già adeguatamente esaminate e respinte dal giudice di merito, senza formulare critiche puntuali alla sentenza impugnata.

Cosa ha impedito l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto?
L’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen. è stata negata sulla base del certificato penale del ricorrente, dal quale emergeva un ‘regime di vita improntato all’illegalità’. Questo elemento è stato ritenuto ostativo alla concessione del beneficio, che richiede la non abitualità del comportamento criminoso.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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