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Ricorso inammissibile: i termini per l’impugnazione

Due imputati, condannati in appello per tentata truffa e furto, hanno presentato ricorso per cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività, poiché depositato oltre il termine di 45 giorni dalla scadenza del termine per il deposito delle motivazioni della sentenza di appello. La decisione si concentra sul calcolo preciso dei termini processuali.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Decisivo il Rispetto dei Termini per l’Impugnazione

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce certezza e ordine. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo concetto, dichiarando un ricorso inammissibile non per questioni di merito, ma per la semplice tardività della sua presentazione. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere come vengono calcolati i termini per l’impugnazione e quali sono le conseguenze del loro mancato rispetto.

I Fatti del Processo

Due individui erano stati condannati in primo e secondo grado per i reati di tentata truffa e furto aggravato. La difesa aveva proposto ricorso per cassazione, lamentando l’illogicità e l’apparenza della motivazione della Corte d’Appello. In particolare, venivano contestati gli esiti di un riconoscimento fotografico, ritenuto contraddittorio, e l’interpretazione dei dati derivanti dai tabulati telefonici, considerata presuntiva e non sufficientemente provata. Inoltre, si sosteneva l’insussistenza del reato di tentata truffa, poiché non sarebbero emersi elementi concreti di un’attività preparatoria idonea a realizzare il reato.

La Questione del Ricorso Inammissibile per Tardività

Nonostante le argomentazioni della difesa riguardassero il merito della vicenda, l’attenzione della Suprema Corte si è concentrata su un aspetto puramente procedurale: la data di presentazione del ricorso. I giudici hanno rilevato che l’atto era stato depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge, rendendo di fatto impossibile l’analisi delle doglianze sollevate. Questo aspetto formale ha assorbito ogni altra valutazione, portando a una declaratoria di ricorso inammissibile.

Il Calcolo dei Termini: Una Lezione di Diritto Processuale

La Corte di Cassazione ha meticolosamente ricostruito il calcolo dei termini, fornendo una chiara guida su come procedere in casi simili. Ecco i passaggi chiave:

1. Termine per la Motivazione: La Corte d’Appello, data la complessità del caso, si era riservata 90 giorni per depositare le motivazioni della sentenza, come consentito dall’art. 544, comma 3, c.p.p.
2. Scadenza e Decorrenza: Questo termine di 90 giorni scadeva il 23 luglio 2024. Secondo l’art. 585, comma 2, lett. c), c.p.p., è da questa data che inizia a decorrere il termine per proporre l’impugnazione.
3. Termine per l’Impugnazione: La legge prevede un termine di 45 giorni per presentare ricorso per cassazione in questi casi (art. 585, comma 1, lett. c), c.p.p.).
4. Scadenza Finale: Il termine di 45 giorni, calcolato a partire dal 23 luglio 2024, è scaduto l’8 ottobre 2024.
5. Deposito Tardivo: Il ricorso è stato depositato via PEC l’11 ottobre 2024, quindi tre giorni dopo la scadenza, determinandone inesorabilmente l’inammissibilità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La motivazione della Suprema Corte è netta e si fonda sull’applicazione rigorosa delle norme processuali. I giudici hanno chiarito che il termine per l’impugnazione decorre dalla scadenza del termine fissato per il deposito della motivazione, e non dalla data in cui la motivazione viene effettivamente depositata (in questo caso, il 4 giugno 2024). Inoltre, la Corte ha specificato che la sospensione feriale dei termini non si applica al caso di specie.

Un altro punto rilevante affrontato è stato quello relativo alla non applicabilità dell’aumento di 15 giorni del termine per l’impugnazione previsto per il difensore dell’imputato giudicato in assenza (art. 585, comma 1-bis, c.p.p.). La Corte ha spiegato che tale estensione non opera quando il giudizio d’appello si è svolto con il cosiddetto ‘rito cartolare’, una modalità processuale scritta e non partecipata, introdotta dalla legislazione emergenziale. Poiché il rito non prevedeva la partecipazione fisica, non si poteva applicare una norma pensata per tutelare il difensore dell’assente in un’udienza tradizionale.

Conclusioni

La decisione in esame sottolinea un principio fondamentale: nel diritto, la forma è sostanza. Il mancato rispetto di un termine processuale può precludere l’accesso a un grado di giudizio, rendendo definitiva una condanna a prescindere dalla fondatezza delle proprie ragioni. Questo caso serve da monito sulla necessità di una gestione attenta e precisa delle scadenze processuali, la cui violazione comporta conseguenze procedurali insanabili, come la dichiarazione di un ricorso inammissibile e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché è stato depositato oltre il termine perentorio di 45 giorni previsto dalla legge, che era scaduto l’8 ottobre 2024, mentre il deposito è avvenuto l’11 ottobre 2024.

Come si calcola il termine per impugnare quando il giudice si riserva un termine lungo per la motivazione?
Il termine di 45 giorni per l’impugnazione non decorre dalla data di effettivo deposito della sentenza, ma dalla data di scadenza del termine più lungo (in questo caso, 90 giorni) che il giudice si è concesso per redigere le motivazioni.

Perché non è stato concesso l’aumento di 15 giorni del termine previsto per il difensore dell’imputato assente?
La Corte ha stabilito che tale aumento non si applica quando il processo d’appello si è svolto con il ‘rito cartolare’, una procedura scritta emergenziale che non prevede la partecipazione fisica delle parti, e quindi non configura un’assenza nel senso tradizionale del termine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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