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Ricorso inammissibile: i requisiti del motivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto. Il motivo è stato giudicato generico e un ‘non motivo’, in quanto non si confrontava con la motivazione della sentenza impugnata, limitandosi a lamentare la mancata applicazione di una norma senza articolare un vizio specifico. La decisione sottolinea l’importanza di formulare censure precise e pertinenti.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi Generici

Quando si presenta un’impugnazione, non è sufficiente esprimere un generico dissenso verso la decisione del giudice. È necessario articolare critiche precise, pertinenti e capaci di confrontarsi con la logica della sentenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile perché fondato su un cosiddetto ‘non motivo’. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere i requisiti di ammissibilità di un ricorso e le conseguenze di una sua formulazione errata.

I Fatti del Caso: Dal Furto al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per furto di prodotti all’interno di un esercizio commerciale. La sentenza di condanna, emessa in primo grado, veniva confermata anche dalla Corte d’Appello. Quest’ultima, nel suo provvedimento, confermava la responsabilità dell’imputato sulla base delle prove raccolte, incluse le dichiarazioni del gestore del supermercato. I giudici d’appello avevano inoltre escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e rigettato le censure relative al trattamento sanzionatorio.

Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: la Corte d’Appello non avrebbe indicato ‘espressamente i motivi’ per cui aveva ritenuto non applicabile l’art. 129 del codice di procedura penale, che prevede l’immediato proscioglimento in presenza di determinate cause.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi strettamente connessi: la genericità del motivo, qualificato come ‘non motivo’, e il mancato confronto con la ratio decidendi della sentenza impugnata.

Il Concetto di ‘Non Motivo’ nel Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha chiarito che il motivo presentato non era idoneo a integrare una vera censura. Limitarsi a lamentare la mancata esplicitazione delle ragioni sulla non applicabilità di una norma, senza indicare un vizio concreto come la contraddittorietà, la manifesta illogicità della motivazione o una violazione di legge, equivale a non presentare alcun motivo valido. L’atto di impugnazione deve contenere una critica specifica e argomentata, non una mera richiesta di ulteriori spiegazioni. In assenza di ciò, il motivo si svuota di contenuto e diventa, appunto, un ‘non motivo’, che conduce inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile.

L’Importanza del Confronto con la Ratio Decidendi

Il secondo punto cruciale è che l’impugnazione deve confrontarsi con il percorso logico-giuridico seguito dal giudice precedente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva ampiamente motivato la conferma della responsabilità penale, esaminando le prove e le argomentazioni difensive. Il ricorrente, invece di contestare questi punti, ha sollevato una questione formale e astratta. La Cassazione ha sottolineato che la funzione dell’impugnazione è quella di criticare la decisione, non di ignorarla. Se il ricorso non si confronta con la ratio decidendi della sentenza, perde la sua stessa funzione e non può essere accolto.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione si basano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. L’atto di impugnazione non è un mero sfogo, ma uno strumento tecnico che deve rispettare precisi requisiti. Il ricorso è definito ‘inammissibile’ quando si sostanzia in un ‘non motivo’ perché non articola un difetto assoluto di motivazione, vizi logici o violazioni di legge contemplate dall’art. 606 c.p.p. La Corte ribadisce che il contenuto essenziale dell’atto di impugnazione richiede un confronto diretto con la motivazione della sentenza impugnata. Se questo confronto manca, l’impugnazione perde la sua unica funzione, che è quella di sottoporre al giudice superiore una critica ragionata del provvedimento precedente. Nel caso concreto, i giudici di appello avevano confermato la responsabilità dell’imputato, escluso l’applicabilità di istituti favorevoli come la tenuità del fatto e valutato le circostanze, fornendo una motivazione completa che il ricorso ha completamente ignorato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante sulla necessità di redigere ricorsi specifici e pertinenti. Un ricorso inammissibile non solo porta alla conferma della decisione impugnata, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Per evitare tale esito, è fondamentale che i motivi di impugnazione non siano generici, ma identifichino con precisione i vizi della sentenza e si confrontino criticamente con il suo percorso argomentativo. La giustizia, specialmente in sede di legittimità, richiede rigore e tecnica, non lamentele astratte.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, il motivo di impugnazione è formulato in modo generico e non si confronta specificamente con la motivazione della sentenza impugnata, non riuscendo ad articolare un vizio rilevante ai sensi di legge.

Cosa si intende per ‘non motivo’ in un ricorso?
Per ‘non motivo’ si intende una censura così vaga, astratta o irrilevante da essere considerata come se non fosse stata presentata. È un motivo che non articola un difetto concreto della sentenza, come una contraddizione o un’illogicità manifesta, rendendo l’impugnazione priva del suo contenuto essenziale.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, in questo caso quantificata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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