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Ricorso inammissibile: i motivi spiegati dalla Corte

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i motivi per cui un ricorso può essere dichiarato inammissibile. Nel caso specifico, relativo a una condanna per truffa e sostituzione di persona, la Corte ha respinto l’appello perché i motivi erano generici, ripetitivi di quelli già presentati in appello e miravano a una rilettura dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La decisione conferma che il ricorso inammissibile è quello che non presenta nuove e specifiche critiche alla sentenza impugnata.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina i Fatti

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i confini invalicabili del giudizio di legittimità, chiarendo perché un ricorso inammissibile non può trovare accoglimento. Il caso in esame, riguardante una condanna per truffa e sostituzione di persona, offre un’analisi puntuale dei requisiti che un ricorso deve possedere per superare il vaglio della Suprema Corte, sottolineando l’importanza di non limitarsi a una mera riproposizione delle argomentazioni già respinte in appello.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce dal ricorso presentato da un’imputata contro la sentenza della Corte di Appello di Firenze, che l’aveva condannata per i reati di truffa e sostituzione di persona. L’imputata ha sollevato diversi motivi di doglianza davanti alla Corte di Cassazione, sperando di ottenere l’annullamento della condanna. I motivi spaziavano da questioni procedurali, come l’eccezione di incompetenza territoriale, a critiche sulla valutazione delle prove e sulla mancata concessione di benefici di legge.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

L’imputata ha basato il suo ricorso su cinque motivi principali, tutti sistematicamente respinti dalla Corte Suprema. Vediamoli nel dettaglio:

1. Incompetenza Territoriale

La ricorrente contestava la competenza territoriale del giudice di primo grado. La Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile perché si trattava di una ‘pedissequa reiterazione’ delle argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza aggiungere elementi di critica specifica alla decisione impugnata.

2. Valutazione della Prova e Testimonianza della Vittima

Il secondo motivo denunciava una presunta violazione dell’art. 192 del codice di procedura penale, sostenendo che la condanna non potesse basarsi unicamente sulle dichiarazioni della persona offesa. Anche in questo caso, la Corte ha respinto l’argomento, ribadendo un principio consolidato: le dichiarazioni della vittima possono, da sole, fondare un’affermazione di responsabilità, purché il giudice ne valuti attentamente la credibilità e l’attendibilità, fornendo una motivazione adeguata. Il ricorso, invece, proponeva una lettura alternativa dei fatti, non consentita in questa sede.

3. Illogicità della Motivazione

I motivi successivi contestavano la logicità della motivazione sulla colpevolezza per i reati di truffa e sostituzione di persona. La Corte ha sottolineato che il suo ruolo non è quello di sovrapporre la propria valutazione a quella dei giudici di merito, ma solo di verificare la tenuta logica del ragionamento. Poiché la motivazione della Corte d’Appello era esente da vizi logici, il motivo è stato respinto.

4. Mancata Concessione delle Attenuanti Generiche

La ricorrente lamentava il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha ritenuto la decisione del giudice di merito corretta e sufficientemente motivata, in quanto basata sui precedenti penali dell’imputata, elemento considerato decisivo.

5. Diniego delle Pene Sostitutive

Infine, è stato contestato il mancato accesso alle pene sostitutive. La Cassazione ha confermato la logicità della decisione della Corte d’Appello, che aveva espresso un giudizio prognostico sfavorevole sulla futura condotta della ricorrente, data la presenza di plurime condanne per reati della stessa indole.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati e, in gran parte, ripetitivi di quelli già dedotti in appello. La funzione della Cassazione non è quella di un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma di un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione.

I giudici hanno evidenziato che un ricorso, per essere ammissibile, deve confrontarsi criticamente con le ragioni della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse tesi difensive. Quando un ricorso si risolve in una richiesta di diversa valutazione delle prove o in una generica lamentela sulla motivazione, senza individuare un vizio logico o giuridico specifico, esso non può che essere dichiarato inammissibile. La Corte ha inoltre ribadito che le valutazioni sulla credibilità dei testimoni, sulla concessione delle attenuanti o sulla prognosi di pericolosità sociale sono giudizi di merito che, se adeguatamente motivati, non sono sindacabili in sede di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante promemoria per gli operatori del diritto: il ricorso per cassazione è uno strumento tecnico che richiede argomentazioni specifiche e pertinenti ai vizi tassativamente previsti dalla legge. Non è una terza istanza per ridiscutere i fatti. La decisione conferma che la mera riproposizione di motivi già respinti, senza un confronto critico con la decisione d’appello, conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile presentare in Cassazione gli stessi motivi di ricorso già respinti in Appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che è inammissibile il ricorso che riproduce e reitera gli stessi motivi già proposti e motivatamente respinti in secondo grado, senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata.

La testimonianza della sola persona offesa può essere sufficiente per una condanna?
Sì, le dichiarazioni della persona offesa possono essere legittimamente poste da sole a fondamento dell’affermazione di responsabilità penale, a condizione che il giudice ne abbia verificato la credibilità soggettiva e l’attendibilità intrinseca ed estrinseca, fornendo un’adeguata motivazione.

Perché la Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici, ripetitivi di quelli già presentati in appello, e miravano a una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che è preclusa al giudice di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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