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Ricorso inammissibile: i motivi spiegati dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per minaccia aggravata e violazione di domicilio. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano generici, ripetitivi di argomentazioni già respinte e miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude le Porte all’Appello

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è un’opportunità per ridiscutere l’intera vicenda processuale. La Suprema Corte si pronuncia sulla corretta applicazione della legge, non sui fatti. Una recente ordinanza della settima sezione penale ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga respinto quando non rispetta questi rigidi paletti. L’analisi di questo caso ci permette di comprendere quali sono gli errori da evitare per non vedersi chiudere le porte della giustizia di legittimità.

Il Contesto Processuale

Il caso trae origine da una condanna emessa in primo grado e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Messina. L’imputato era stato riconosciuto colpevole dei reati di minaccia aggravata (art. 612 e 339 c.p.) e violazione di domicilio (art. 614 c.p.). Non rassegnato alla decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, articolando diverse censure contro la sentenza d’appello.

L’Analisi dei Motivi del Ricorso

La difesa ha basato il ricorso su cinque motivi principali, ciascuno dei quali è stato attentamente esaminato e, infine, respinto dalla Suprema Corte.

1. Primo Motivo: Genericità intrinseca. La Corte ha ritenuto il primo motivo vago e privo di una puntuale enunciazione delle ragioni di diritto che avrebbero dovuto giustificare l’annullamento della sentenza.
2. Secondo Motivo: Tentativo di rivalutazione del merito. Con il secondo motivo, la difesa ha cercato di ottenere una diversa ricostruzione dei fatti, contestando le valutazioni della Corte territoriale. Questo tipo di censura è precluso in Cassazione, a meno che non si dimostri un palese travisamento della prova, cosa che non è stata fatta.
3. Terzo e Quarto Motivo: Mera reiterazione. Questi motivi sono stati giudicati privi di specificità, in quanto si limitavano a riproporre le stesse lamentele già avanzate e respinte in appello, senza confrontarsi con le argomentazioni della Corte territoriale.
4. Quinto Motivo: Manifesta infondatezza. La difesa ha contestato la congruità della pena inflitta e ha sollevato la questione della prescrizione. Entrambe le doglianze sono state ritenute infondate.

Le Motivazioni della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive, ribadendo i principi cardine del giudizio di legittimità. La decisione si fonda su una logica giuridica ferrea: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti. La Corte ha sottolineato come i motivi presentati fossero inidonei a superare il vaglio di ammissibilità.

In particolare, la genericità e la ripetitività delle censure dimostrano una mancata comprensione del ruolo della Cassazione. Non basta essere in disaccordo con la decisione dei giudici di merito; è necessario individuare specifici vizi di legge o di motivazione (illogicità manifesta o contraddittorietà) nella sentenza impugnata. Tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove o riproporre le stesse argomentazioni già respinte equivale a presentare un ricorso inammissibile.

Anche la critica sulla determinazione della pena è stata respinta. La quantificazione della sanzione rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il quale deve motivare la sua scelta basandosi sugli articoli 132 e 133 del codice penale. In Cassazione, tale scelta può essere sindacata solo se arbitraria o palesemente illogica, non per una semplice richiesta di maggiore clemenza. Infine, la Corte ha verificato d’ufficio che il termine di prescrizione per i reati contestati non era ancora maturato.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame è un monito per chiunque intenda adire la Suprema Corte. Un ricorso, per avere una minima possibilità di successo, deve essere tecnicamente ineccepibile, specifico e focalizzato su questioni di diritto. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma a titolo di sanzione alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000,00 euro. Questa decisione ribadisce che l’accesso alla Cassazione è un rimedio eccezionale, da utilizzare con rigore e solo in presenza di vizi concreti e ben argomentati.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è privo dei requisiti richiesti dalla legge. Secondo la sentenza, i motivi includono la genericità delle censure, la mera ripetizione di argomentazioni già respinte nei gradi precedenti e il tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, che non è compito della Corte di Cassazione.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice?
No, se la contestazione mira unicamente a ottenere una nuova valutazione sulla sua congruità. La graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. È possibile contestarla solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico e non è supportata da una motivazione sufficiente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza di condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un’impugnazione priva dei presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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