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Ricorso inammissibile: i motivi non specifici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per il reato di truffa. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che reiteravano argomentazioni già respinte in appello senza un confronto critico con la sentenza impugnata, e sulla corretta applicazione delle norme sulla prescrizione del reato.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non entra nel merito

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità del ricorso, specialmente riguardo alla specificità dei motivi. Quando un appello si limita a ripetere argomenti già discussi senza un confronto critico con la decisione impugnata, il risultato è spesso un ricorso inammissibile. Analizziamo insieme questa decisione per capire i principi applicati dai giudici supremi.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la responsabilità penale di un’imputata per il reato di truffa, previsto dall’art. 640 del codice penale. La difesa dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione basato su tre motivi principali: un presunto vizio di motivazione sulla colpevolezza, la richiesta di declaratoria di estinzione del reato per prescrizione e, infine, la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

L’Analisi della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascun motivo, giungendo alla conclusione che il ricorso fosse manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. La decisione si articola sull’analisi dei requisiti formali e sostanziali che ogni impugnazione deve possedere per poter essere valutata nel merito.

Il Primo Motivo: la Genericità della Censura

Il primo punto contestato riguardava la motivazione della sentenza d’appello sull’affermazione di responsabilità. La Cassazione ha ritenuto questo motivo non consentito perché non rispettava i requisiti dell’art. 591, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale. In pratica, la difesa si era limitata a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza sviluppare una critica specifica e argomentata delle ragioni esposte dalla Corte di merito. I giudici hanno sottolineato come un elemento decisivo, quale l’accredito del profitto del reato su una carta intestata alla ricorrente, fosse stato correttamente valutato come prova del suo ruolo essenziale nell’illecito.

Il Secondo Motivo: il Calcolo della Prescrizione

La difesa sosteneva che il reato fosse ormai estinto per prescrizione. Anche questo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha correttamente applicato la normativa vigente, tenendo conto non solo del termine ordinario di prescrizione per la truffa, ma anche del periodo di sospensione introdotto dalla legge n. 103 del 2017. Poiché il reato era stato commesso nell’agosto 2017, rientrava pienamente nel campo di applicazione di tale legge (come confermato da una recente sentenza delle Sezioni Unite), il che ha impedito il decorso del termine necessario per la prescrizione.

Il Terzo Motivo: il Diniego delle Attenuanti Generiche

Infine, la ricorrente lamentava la mancata concessione delle attenuanti generiche. La Cassazione ha respinto anche questa doglianza, ritenendo la motivazione del giudice di merito esente da illogicità. È stato ribadito un principio consolidato: per negare le attenuanti, non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi, superando implicitamente tutti gli altri.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano o generici o manifestamente infondati. Il primo motivo era una mera riproposizione di argomenti già vagliati, priva di quel confronto critico con la decisione impugnata che è essenziale per l’ammissibilità. Gli altri due motivi si basavano su un’errata interpretazione delle norme sulla prescrizione e sui criteri per la concessione delle attenuanti. La decisione evidenzia l’importanza di formulare ricorsi che non siano semplici ripetizioni, ma che attacchino specificamente e logicamente le fondamenta della sentenza che si intende contestare. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito fondamentale per la pratica legale: la redazione di un ricorso per cassazione richiede precisione e specificità. Non basta dissentire dalla decisione di merito; è necessario dimostrare, con argomenti pertinenti e critici, dove e perché il giudice precedente ha errato nell’applicazione della legge o nella costruzione logica della sua motivazione. In assenza di tali requisiti, l’esito più probabile è una declaratoria di inammissibilità, che preclude ogni ulteriore esame del caso.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi sono generici, cioè se si limitano a ripetere argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti senza un confronto critico e specifico con le ragioni della sentenza impugnata.

Come viene calcolata la prescrizione di un reato se interviene una legge che la sospende?
Il calcolo deve tenere conto dei periodi di sospensione previsti dalla legge. Come nel caso di specie, la legge n. 103 del 2017 ha introdotto un periodo di sospensione che si somma al termine di prescrizione ordinario, posticipando così il momento in cui il reato si estingue.

È sufficiente che il giudice indichi solo alcuni elementi per negare le attenuanti generiche?
Sì, secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, il giudice di merito non è tenuto a esaminare tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli, ma è sufficiente che motivi la sua decisione facendo riferimento a quelli ritenuti decisivi o rilevanti, con una valutazione che superi logicamente gli altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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