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Ricorso inammissibile: i motivi generici e aspecifici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per reati fallimentari. La Corte ha ritenuto i motivi di appello privi di specificità, in quanto basati su argomentazioni astratte e non concretamente collegate alla motivazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i requisiti di specificità

Quando un appello viene presentato alla Corte di Cassazione, non è sufficiente esprimere un generico dissenso verso la sentenza precedente. È fondamentale che i motivi siano chiari, precisi e strettamente legati alle argomentazioni del giudice. Un recente provvedimento della Suprema Corte, che ha dichiarato un ricorso inammissibile, ci offre un’occasione preziosa per approfondire i requisiti di specificità richiesti dalla legge e le conseguenze della loro violazione.

I Fatti del Caso

Il caso in esame riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per reati fallimentari, specificamente per fatti commessi nell’agosto del 2011. La Corte di Appello di Ancona aveva confermato la condanna, spingendo l’imputato a presentare ricorso per Cassazione attraverso il suo difensore, basandosi su due distinti motivi di impugnazione.

L’Analisi della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi sollevati dalla difesa, giungendo per entrambi a una declaratoria di inammissibilità. Vediamo nel dettaglio perché.

Il Primo Motivo: Genericità e Argomentazioni Astratte

Il primo motivo di ricorso contestava sia la dichiarazione di responsabilità dell’imputato sia la determinazione della pena. Tuttavia, la Corte ha rilevato una “conclamata indeterminatezza ed aspecificità” delle argomentazioni. In pratica, la difesa aveva presentato doglianze del tutto astratte, senza alcun collegamento concreto con la motivazione della sentenza d’appello.

La Cassazione ha sottolineato che non è possibile, in sede di legittimità, limitarsi a mere lamentele sui fatti o introdurre rilievi mai sollevati nei precedenti gradi di giudizio. Il ricorso deve individuare con precisione il vizio logico o giuridico della sentenza impugnata, non trasformarsi in un terzo grado di merito.

Il Secondo Motivo: Richiesta di Rinvio Tardiva e Non Documentata

Il secondo motivo lamentava la violazione di norme procedurali, in particolare il mancato accoglimento di una richiesta di rinvio di un’udienza del primo grado per “legittimo impedimento” del difensore. Anche in questo caso, il motivo è stato giudicato inammissibile perché “assertivo ed aspecifico”.

La Corte ha verificato, accedendo direttamente agli atti processuali, che la richiesta di rinvio era stata avanzata solo due giorni prima dell’udienza e, soprattutto, non era supportata da alcuna documentazione che provasse l’effettivo impedimento del legale. La Corte di merito aveva quindi legittimamente respinto la richiesta, e la Cassazione ha confermato la correttezza di tale decisione.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso per Cassazione deve essere uno strumento di controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica della motivazione delle sentenze, non un’occasione per riesaminare i fatti. Per questo motivo, la legge impone un onere di specificità: chi ricorre deve indicare chiaramente quali punti della decisione impugna e per quali ragioni giuridiche.

In questo caso, entrambi i motivi mancavano di questo requisito essenziale. Erano formulati in modo vago, senza un confronto puntuale con le argomentazioni della Corte d’Appello, rendendo di fatto impossibile per la Cassazione svolgere il proprio ruolo di giudice di legittimità. La condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende è la sanzione processuale prevista per chi abusa dello strumento dell’impugnazione con motivi palesemente infondati.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce l’importanza cruciale della tecnica redazionale nel preparare un ricorso per Cassazione. Le argomentazioni devono essere precise, pertinenti e autosufficienti. Ogni critica alla sentenza impugnata deve essere supportata da riferimenti concreti al testo della stessa e da solide basi giuridiche. La genericità e l’astrattezza conducono inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguenza di rendere definitiva la condanna e di aggravare la posizione del ricorrente con l’addebito delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, astratti e privi di un concreto collegamento con la motivazione della sentenza impugnata. Mancavano, quindi, del requisito di specificità richiesto dalla legge.

Cosa succede quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione infondata.

La richiesta di rinvio per legittimo impedimento del difensore era valida?
No, la richiesta non è stata considerata valida. La Corte ha stabilito che era stata presentata in ritardo (solo due giorni prima dell’udienza) e, aspetto decisivo, non era accompagnata da alcuna documentazione che provasse l’effettivo e concomitante impegno professionale del legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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