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Ricorso inammissibile: i motivi del rigetto in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per detenzione di stupefacenti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, che non presentavano un’analisi critica della sentenza impugnata. La Corte ha confermato le valutazioni dei giudici di merito sulla recidiva, sul bilanciamento delle circostanze e sul diniego sia dell’attenuante della collaborazione sia della sanzione sostitutiva del lavoro di pubblica utilità, ritenendo le motivazioni coerenti e prive di vizi logici.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Condanna

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione su come deve essere strutturato un atto di impugnazione affinché possa superare il vaglio di legittimità. Un ricorso inammissibile è destinato a essere respinto senza un esame del merito, come accaduto nel caso di specie, dove la Corte di Cassazione ha confermato una condanna per detenzione di sostanze stupefacenti. Analizziamo i principi affermati dalla Corte e le ragioni dietro la decisione.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per il reato di illecita detenzione di circa 87 grammi di hashish. La pena inflitta era di un anno di reclusione e 2000 euro di multa. Nel determinare la pena, i giudici di merito avevano considerato le circostanze attenuanti generiche equivalenti alla recidiva specifica e qualificata contestata all’imputato. L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi aspetti della decisione della Corte d’Appello.

Le Ragioni di un Ricorso Inammissibile

Il punto centrale della decisione della Suprema Corte è la declaratoria di inammissibilità del ricorso. Secondo i giudici, i motivi presentati dal ricorrente non erano supportati da una necessaria analisi critica delle argomentazioni contenute nella sentenza impugnata. In altre parole, l’appello si limitava a riproporre le stesse questioni già decise, senza contestare specificamente e logicamente il ragionamento seguito dalla Corte d’Appello. Questo vizio procedurale è sufficiente, secondo la giurisprudenza consolidata, a rendere un ricorso inammissibile.

La Valutazione della Recidiva e delle Circostanze

Uno dei motivi di doglianza riguardava la valutazione della recidiva e il giudizio di comparazione con le attenuanti generiche. La Corte di Cassazione ha ritenuto la valutazione dei giudici di merito del tutto corretta e insindacabile in sede di legittimità. Il ragionamento era scevro da vizi e basato su elementi concreti:

* Precedenti penali: L’imputato aveva numerosi precedenti specifici.
* Pericolosità sociale: Da tali precedenti è stata desunta un’accresciuta pericolosità sociale.
* Inefficacia delle condanne precedenti: Le condanne passate non avevano avuto alcun effetto deterrente.
* Contributo collaborativo: Il contributo offerto dall’imputato è stato giudicato modesto.

Questi elementi hanno giustificato la decisione di non far prevalere le attenuanti generiche sull’aggravante della recidiva.

Il Diniego delle Attenuanti Speciali e del Lavoro di Pubblica Utilità

Il ricorso contestava anche il mancato riconoscimento dell’attenuante speciale prevista per chi collabora con le autorità e la mancata concessione della sanzione sostitutiva del lavoro di pubblica utilità.

Anche su questi punti, la Corte ha ritenuto le motivazioni dei giudici di merito logiche e coerenti con i principi di diritto. La collaborazione offerta (la mera indicazione del nome del presunto fornitore) è stata giudicata non esaustiva e insufficiente per una sua utile identificazione. Per quanto riguarda il lavoro di pubblica utilità, i giudici hanno motivato il diniego evidenziando l’insensibilità dimostrata dall’imputato verso qualsiasi effetto dissuasivo delle precedenti esperienze detentive, ritenendo tale misura non idonea nel caso specifico.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha ribadito principi fondamentali del processo penale. In primo luogo, un’impugnazione non può essere una mera ripetizione di argomenti già vagliati, ma deve contenere una critica puntuale e ragionata della decisione che si contesta. In secondo luogo, le valutazioni di merito, come quelle sulla pericolosità sociale dell’imputato, sul bilanciamento delle circostanze e sull’opportunità di concedere benefici, sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado, a meno che non siano basate su un ragionamento palesemente illogico o viziato, cosa non riscontrata nel caso in esame.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che la corretta formulazione di un ricorso è un requisito essenziale per accedere al giudizio di legittimità. La mancanza di una critica specifica e argomentata rende l’atto inidoneo a innescare una revisione della sentenza. La decisione sottolinea inoltre l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella valutazione degli elementi fattuali, come i precedenti penali e la personalità dell’imputato, per determinare la pena e concedere eventuali benefici. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché proposto per motivi generici, che non contenevano una necessaria analisi critica delle argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre questioni già decise senza un’adeguata contestazione.

Qual è stata la ragione del mancato riconoscimento dell’attenuante della collaborazione?
L’attenuante non è stata riconosciuta perché le informazioni fornite dall’imputato (la semplice indicazione del nome del presunto fornitore) sono state ritenute non esaustive e prive di dettagli utili a consentire l’identificazione del soggetto, risultando quindi insufficienti ai fini del beneficio.

Per quale motivo non è stata concessa la pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilità?
I giudici hanno negato la concessione del lavoro di pubblica utilità a causa dell’insensibilità dimostrata dall’imputato verso l’effetto dissuasivo delle precedenti esperienze detentive, ritenendo che tale elemento fosse ostativo all’utilità di una misura sostitutiva della pena detentiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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