LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: i limiti per la Procura

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale avverso una sentenza di assoluzione per guida sotto l’effetto di stupefacenti, già confermata in appello. La decisione si fonda sull’art. 608, comma 1-bis, c.p.p., che limita i motivi di ricorso della Procura in caso di ‘doppia conforme assolutoria’, escludendo il vizio di motivazione. Questo caso chiarisce i confini procedurali per l’impugnazione delle sentenze di proscioglimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Procura Non Può Appellare una Doppia Assoluzione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7208 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale del nostro sistema processuale penale, dichiarando un ricorso inammissibile presentato dalla Procura Generale. Il caso riguarda un’assoluzione per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, confermata sia in primo grado che in appello. Questa decisione mette in luce i precisi limiti imposti dalla legge all’azione dell’accusa contro una doppia sentenza di proscioglimento, un tema di grande rilevanza per la certezza del diritto.

I Fatti del Processo

Tutto ha origine da un controllo stradale durante il quale un automobilista viene sottoposto a test salivare, che rileva la presenza di cocaina in una concentrazione significativa. L’imputato ammette di aver consumato la sostanza la sera precedente al controllo. Nonostante la positività del test e alcuni sintomi di alterazione psicofisica riscontrati dagli agenti (pupille dilatate, difficoltà di deambulazione), il Tribunale di primo grado lo assolve dall’accusa di guida sotto l’effetto di stupefacenti (art. 187 del Codice della Strada). La motivazione è che non vi era la certezza che, al momento della guida, l’effetto della sostanza fosse ancora in atto e tale da compromettere la capacità di guida.

La Procura Generale impugna la sentenza, ma la Corte d’Appello conferma l’assoluzione, ritenendo che le testimonianze degli agenti non fornissero elementi univoci per dimostrare uno stato di alterazione derivante da un’assunzione recente.

Il Ricorso della Procura e la Questione del Vizio di Motivazione

Non arrendendosi di fronte alla doppia assoluzione, il Procuratore Generale presenta ricorso per cassazione. Il motivo addotto è la “mancanza e manifesta illogicità della motivazione”, previsto dall’art. 606, comma 1, lett. e) del codice di procedura penale. Secondo la Procura, i giudici d’appello avrebbero ignorato elementi cruciali, come l’esito del test salivare e la sintomatologia descritta dagli agenti, che avrebbero dovuto condurre a una condanna. In sostanza, si contestava il modo in cui i giudici avevano ragionato e valutato le prove.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, tuttavia, non entra nemmeno nel merito della questione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile sulla base di una norma procedurale specifica e decisiva: l’articolo 608, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta con la riforma Orlando (legge n. 103/2017), stabilisce che se il giudice d’appello conferma una sentenza di proscioglimento, il ricorso per cassazione da parte del pubblico ministero può essere proposto solo per motivi specifici, elencati nelle lettere a), b) e c) dell’art. 606. Questi motivi riguardano errori di diritto o procedurali gravi, ma escludono esplicitamente il vizio di motivazione (lettera e).

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la legge ha voluto porre un limite netto alla possibilità per la pubblica accusa di insistere quando due diversi giudici di merito hanno già concordato sulla non colpevolezza dell’imputato. Si tratta di una scelta legislativa volta a dare maggiore stabilità alle decisioni assolutorie e a tutelare l’imputato da un’azione penale potenzialmente infinita. Poiché il ricorso del Procuratore Generale era fondato proprio su un motivo escluso dalla legge in caso di “doppia conforme assolutoria”, i giudici della Cassazione non hanno potuto fare altro che dichiararlo inammissibile, senza valutare se le critiche alla motivazione fossero fondate o meno.

Conclusioni

Questa sentenza è un’importante conferma del principio di garanzia per l’imputato. La decisione chiarisce che, dopo due sentenze di assoluzione conformi, la Procura non può più contestare la valutazione dei fatti e delle prove operata dai giudici di merito. Il suo potere di impugnazione è limitato a violazioni di legge o a nullità procedurali, ma non può estendersi a una terza valutazione del merito della vicenda. Tale principio rafforza la finalità del processo penale, che non è la ricerca di una condanna a tutti i costi, ma l’accertamento della verità processuale nel rispetto delle regole e delle garanzie per tutte le parti.

Può il Pubblico Ministero fare ricorso in Cassazione se un imputato viene assolto sia in primo grado che in appello?
Sì, ma solo per motivi molto specifici che riguardano errori di diritto o vizi procedurali (previsti dalle lettere a, b, e c dell’art. 606 c.p.p.). Come chiarito dalla sentenza, non può farlo contestando la logicità o la completezza della motivazione della sentenza assolutoria.

Per quale motivo il ricorso del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era basato sul vizio di motivazione (art. 606, comma 1, lett. e, c.p.p.), un motivo che l’art. 608, comma 1-bis, c.p.p. esclude espressamente quando il pubblico ministero impugna una sentenza di assoluzione che è stata confermata in appello.

Cosa significa ‘doppia conforme assolutoria’?
È un’espressione giuridica che indica la situazione in cui un imputato viene assolto dalla stessa accusa sia dal giudice di primo grado (Tribunale) sia, successivamente, dal giudice di secondo grado (Corte d’Appello). Questa circostanza attiva specifiche limitazioni alle possibilità di impugnazione da parte dell’accusa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati