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Ricorso inammissibile: i limiti nel patteggiamento

La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile di due imputati condannati con patteggiamento per reati di droga. I motivi, incentrati su presunti errori di calcolo della pena e mancate statuizioni, sono stati respinti per mancanza dei presupposti di legge e per difetto di interesse concreto ad agire.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando non si può impugnare la sentenza di patteggiamento

La sentenza di patteggiamento, pur essendo il frutto di un accordo tra difesa e accusa, non è immune da possibili impugnazioni. Tuttavia, la legge pone dei paletti molto rigidi. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione chiarisce i confini entro cui un ricorso può essere esaminato, dichiarando il ricorso inammissibile quando i motivi non rientrano nelle casistiche previste o mancano di un interesse concreto per l’imputato. Analizziamo insieme questo caso.

I Fatti del Caso

Due soggetti venivano condannati tramite patteggiamento dal Tribunale di Bologna per reati legati agli stupefacenti. Le pene concordate erano rispettivamente di cinque anni di reclusione e oltre 21.000 euro di multa per il primo, e di quattro anni e circa 16.000 euro di multa per il secondo.

Entrambi decidevano di presentare ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni:
1. Il primo ricorrente lamentava una discrepanza tra la pena pecuniaria richiesta (indicata in 20.000 euro) e quella applicata dal giudice (21.429 euro). Inoltre, contestava l’omessa pronuncia sulla confisca di una somma di denaro sequestrata presso la sua abitazione e, come il coimputato, il difetto di motivazione sull’assenza di cause di proscioglimento.
2. Il secondo ricorrente basava il suo ricorso esclusivamente sulla presunta violazione dell’obbligo di motivazione, sostenendo che il giudice non avesse spiegato perché non fosse possibile un’assoluzione.

Il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, nella sua requisitoria, aveva concluso per l’inammissibilità di entrambi i ricorsi.

I motivi del ricorso inammissibile dopo il patteggiamento

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi di ricorso alla luce della specifica disciplina prevista per l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento, contenuta nell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma limita severamente le ragioni per cui si può ricorrere, escludendo a priori censure generiche sulla motivazione.

I giudici hanno rapidamente liquidato le doglianze relative alla mancata valutazione delle cause di proscioglimento. Hanno infatti ribadito che, dopo un patteggiamento, è possibile contestare solo la presenza di una causa di non punibilità evidente, che il ricorrente ha l’onere non solo di indicare ma anche di dimostrare in modo palese. In questo caso, i ricorrenti si erano limitati a una critica generica, rendendo il loro ricorso inammissibile su questo punto.

Analisi del ricorso inammissibile e delle specifiche censure

La Corte si è poi soffermata sugli altri motivi sollevati dal primo ricorrente.

Per quanto riguarda la presunta discordanza sulla multa, i giudici hanno definito la censura ‘manifestamente infondata’. Dall’analisi degli atti era emerso che, sebbene l’istanza di patteggiamento menzionasse inizialmente una cifra diversa, il calcolo dettagliato riportato nello stesso documento portava esattamente all’importo poi applicato dal giudice. Si trattava quindi di un errore materiale nell’intestazione dell’atto, non di un vizio della sentenza, poiché la cifra finale era il corretto risultato della riduzione di un terzo prevista per il rito.

Ancora più interessante è l’analisi sul motivo relativo alla mancata confisca. La Corte ha osservato che effettivamente il giudice di primo grado aveva omesso di pronunciarsi sul denaro sequestrato. Tuttavia, per rendere un ricorso ammissibile, non basta evidenziare un’omissione; è necessario dimostrare di avere un ‘interesse concreto’ a che quella omissione venga sanata. Nel caso di specie, il ricorrente non aveva spiegato perché l’assenza di un ordine di confisca fosse per lui pregiudizievole. Paradossalmente, l’omissione giocava a suo favore. Mancando un interesse concreto, anche questo motivo è stato giudicato inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, nel dichiarare entrambi i ricorsi inammissibili, ha riaffermato principi fondamentali del diritto processuale penale. Innanzitutto, ha sottolineato la natura eccezionale dell’impugnazione della sentenza di patteggiamento, i cui motivi sono tassativamente elencati dalla legge. Le censure relative alla valutazione del merito, come la sussistenza di cause di assoluzione, sono precluse, a meno che non emergano con assoluta evidenza dagli atti, cosa che non è avvenuta in questo caso.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito il principio dell’interesse ad agire. Un ricorso non può basarsi su mere irregolarità formali o su omissioni che non producono un danno concreto e attuale per il ricorrente. L’impugnazione è uno strumento per rimuovere un pregiudizio, non per ottenere una pronuncia puramente teorica. Nel caso della mancata confisca, non avendo il ricorrente subito alcun danno, ma anzi un potenziale vantaggio, il suo interesse a sollevare la questione era inesistente.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento rigoroso sull’impugnazione delle sentenze emesse a seguito di patteggiamento. Chi intende ricorrere in Cassazione deve basare le proprie censure su vizi specifici previsti dalla legge, come errori nel calcolo della pena o nell’applicazione di circostanze, e non su generiche lamentele sulla motivazione. Inoltre, è fondamentale dimostrare di avere un interesse concreto e attuale alla rimozione del vizio lamentato. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie, dove entrambi i ricorrenti sono stati condannati al pagamento di 3.000 euro ciascuno.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per lamentare l’assenza di motivazione su una possibile assoluzione?
No, non è possibile ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen. Tale motivo di ricorso non rientra tra quelli consentiti per le sentenze di patteggiamento, a meno che la causa di proscioglimento non sia talmente evidente da emergere palesemente dagli atti, e il ricorrente la indichi specificamente.

Cosa succede se c’è una discrepanza nel calcolo della pena pecuniaria richiesta nel patteggiamento?
Se la discrepanza è solo un errore materiale nell’intestazione dell’atto, ma il calcolo dettagliato riportato nel corpo dell’istanza e la pena finale applicata dal giudice sono corretti e coerenti con la riduzione di pena prevista dal rito, il motivo di ricorso è manifestamente infondato e quindi inammissibile.

Si può presentare ricorso se il giudice omette di pronunciarsi sulla confisca di beni sequestrati?
No, se il ricorrente non dimostra di avere un interesse concreto e attuale alla pronuncia. La Corte ha stabilito che l’omessa statuizione sulla confisca, non essendo di per sé pregiudizievole per l’imputato (anzi, potenzialmente vantaggiosa), non può fondare un ricorso ammissibile se non viene specificato quale danno concreto derivi da tale omissione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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