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Ricorso inammissibile: i limiti in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per appropriazione indebita. L’ordinanza chiarisce che non è possibile, in sede di legittimità, richiedere una nuova valutazione dei fatti o contestare l’interpretazione delle prove data dai giudici di merito. Il ricorso è stato respinto perché i motivi sollevati, inclusi il travisamento del fatto e la mancata concessione di attenuanti, miravano a una revisione del giudizio di merito, non consentita alla Corte Suprema.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: i limiti del giudizio in Cassazione

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione sui confini del giudizio di legittimità, chiarendo perché un appello possa essere dichiarato ricorso inammissibile. Con questa decisione, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sui fatti, ma di custode della corretta applicazione della legge. Analizziamo il caso di un ricorso avverso una condanna per appropriazione indebita, che è stato respinto proprio per aver tentato di superare questi limiti.

I Fatti di Causa

Il ricorrente, condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di appropriazione indebita ai sensi dell’art. 646 del codice penale, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La difesa ha articolato il ricorso su quattro motivi principali:

1. Travisamento del fatto e vizio di motivazione, sostenendo che i giudici di merito avessero ricostruito la vicenda in modo errato.
2. Mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. Mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La difesa, in sostanza, contestava non tanto l’applicazione di una norma errata, quanto la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti che avevano portato alla condanna.

L’analisi della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte Suprema ha esaminato ciascun motivo, concludendo per l’inammissibilità dell’intero ricorso. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale che distinguono nettamente il giudizio di merito (primo grado e appello) dal giudizio di legittimità (Cassazione).

Il Vizio di Travisamento del Fatto

La Corte ha chiarito che il vizio di “travisamento” non può consistere in una generica contestazione della valutazione delle prove. Per essere valido, deve riguardare una prova specifica che non sia stata affatto valutata o che sia stata considerata in modo palesemente difforme dal suo contenuto oggettivo (il “significante”) e non dalla sua interpretazione (il “significato”). Nel caso di specie, la difesa non ha indicato una prova travisata, ma ha proposto una diversa lettura dell’intera vicenda, chiedendo di fatto alla Cassazione di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, attività che le è preclusa.

Particolare Tenuità del Fatto e Attenuanti Generiche

Anche i motivi relativi alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. e al diniego delle attenuanti generiche sono stati giudicati inammissibili. La Corte ha osservato che la sentenza impugnata aveva fornito una motivazione non manifestamente illogica, basata su elementi concreti come il comportamento dell’imputato e il valore del bene sottratto. Per quanto riguarda le attenuanti, la Cassazione ha ribadito che il giudice di merito non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento favorevole all’imputato, essendo sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli aspetti ritenuti più rilevanti e decisivi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Il cuore della decisione risiede nella natura stessa del giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non può procedere a una “rilettura degli elementi di fatto” né adottare “nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti”. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Contestare il risultato probatorio a cui sono giunti i giudici di primo e secondo grado, attraverso una valutazione conforme delle prove, equivale a chiedere un nuovo giudizio sul fatto, cosa non consentita. Pertanto, i motivi che si limitano a contrapporre una diversa ricostruzione dei fatti a quella motivata in sentenza sono destinati a essere dichiarati inammissibili.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che un ricorso in Cassazione deve essere formulato con estremo rigore tecnico, concentrandosi esclusivamente su vizi di legittimità e non su contestazioni fattuali. La dichiarazione di ricorso inammissibile comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: l’accesso alla Corte Suprema è riservato alla denuncia di specifici errori di diritto, non a un ultimo tentativo di ribaltare una valutazione probatoria sgradita.

Quando un ricorso per ‘travisamento del fatto’ è ammissibile in Cassazione?
Un ricorso per travisamento del fatto è ammissibile solo se riguarda una prova specifica che non è stata valutata o è stata considerata in modo palesemente difforme dal suo contenuto oggettivo e materiale. Non può consistere in una richiesta di diversa interpretazione o valutazione complessiva delle prove.

Perché la Corte ha rigettato la richiesta di applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’?
La richiesta è stata respinta perché il motivo di ricorso è stato giudicato reiterativo e la decisione dei giudici di merito era supportata da una motivazione non manifestamente illogica, che teneva conto sia del comportamento dell’imputato sia del valore del bene oggetto del reato.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte (nel caso di specie, tremila euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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