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Ricorso inammissibile: i limiti dell’appello in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un cittadino straniero contro una condanna della Corte d’Appello. I motivi dell’inammissibilità risiedono nella riproposizione di censure già respinte, nella presentazione di nuove doglianze non sollevate in appello e nell’infondatezza delle argomentazioni, soprattutto alla luce dei numerosi precedenti penali dell’imputato che escludevano l’applicazione di benefici come la particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Appello

Quando si presenta un appello alla Suprema Corte di Cassazione, è fondamentale che questo rispetti precisi requisiti formali e sostanziali. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato, sottolineando l’importanza di formulare censure pertinenti e tempestive. Il caso in esame riguarda un cittadino straniero condannato per essere rientrato illegalmente nel territorio nazionale, il cui ricorso è stato respinto senza un esame del merito.

I Fatti di Causa

Un individuo, già destinatario di un provvedimento di espulsione, veniva condannato dalla Corte d’Appello di Palermo per aver fatto nuovamente ingresso clandestino in Italia. Avverso tale sentenza, il suo difensore proponeva ricorso in Cassazione, basandolo su quattro principali motivi:
1. Un’errata determinazione della pena, in violazione dell’art. 133 del codice penale.
2. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.).
3. L’omessa applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).
4. La violazione di norme procedurali relative alla mancata traduzione degli atti e alla sottoscrizione del verbale d’udienza.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per una serie di ragioni decisive. In primo luogo, molte delle censure presentate erano semplici riproposizioni di argomenti già adeguatamente esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. In secondo luogo, altre doglianze, come quelle relative alla determinazione della pena e alle attenuanti generiche, non erano state sollevate nel precedente grado di giudizio, rendendole di fatto inammissibili in sede di legittimità. Questo principio impedisce alle parti di introdurre nuove questioni per la prima volta davanti alla Cassazione.

La Rilevanza dei Precedenti Penali

Un punto cruciale della decisione riguarda i precedenti penali del ricorrente. La difesa aveva tentato di basare l’appello su un certificato del casellario giudiziale che risultava ‘nullo’, ma la Corte d’Appello aveva correttamente acquisito una versione aggiornata che, al contrario, mostrava numerosi precedenti. Questi precedenti sono stati determinanti per la valutazione della Corte, dimostrando una spiccata tendenza a delinquere che ha pesato negativamente sulla decisione.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha articolato le sue motivazioni punto per punto, smontando le argomentazioni della difesa. Per quanto riguarda la causa di non punibilità di cui all’art. 131 bis c.p., i giudici hanno confermato la valutazione della Corte territoriale. Il comportamento del ricorrente – rientrare clandestinamente in spregio a un ordine di espulsione e insieme ad altri soggetti – è stato considerato tale da destare un particolare allarme sociale. Inoltre, i suoi numerosi precedenti penali hanno delineato un quadro di ‘abitualità’ nel commettere reati, condizione che osta all’applicazione di tale beneficio.

Sulla presunta violazione del diritto di difesa, legata alla mancata traduzione degli atti, la Corte ha ritenuto l’ipotesi ‘poco credibile’. Si è osservato che l’imputato aveva vissuto per lungo tempo in Italia, come desumibile dalla serie di reati commessi sul territorio nazionale, elemento che fa presumere una sufficiente comprensione della lingua italiana. In ogni caso, la censura è stata giudicata priva di autosufficienza, ovvero non supportata da elementi concreti sufficienti a dimostrarne la fondatezza.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce alcuni principi fondamentali del processo penale. Innanzitutto, l’importanza di strutturare i motivi di appello in modo specifico e di presentarli nei tempi e nelle sedi corrette. Le doglianze generiche, ripetitive o tardive sono destinate a essere dichiarate inammissibili. In secondo luogo, la condotta complessiva dell’imputato e i suoi precedenti penali assumono un peso decisivo nella valutazione del giudice, potendo precludere l’accesso a benefici come le attenuanti generiche o la non punibilità per tenuità del fatto. La decisione finale, con la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende, serve da monito sulla serietà e il rigore richiesti nell’adire la Corte di Cassazione.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando le censure sono in parte riproduttive di argomenti già respinti, oppure quando vengono sollevate per la prima volta in sede di legittimità senza essere state presentate nel precedente grado di giudizio.

Perché non è stata concessa la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La Corte ha escluso tale beneficio perché il ricorrente, con il suo reingresso clandestino in spregio a un provvedimento di espulsione, ha posto in essere una condotta di particolare allarme sociale. Inoltre, i suoi numerosi precedenti penali hanno dimostrato un’abitualità nel commettere reati, condizione che osta all’applicazione dell’art. 131 bis c.p.

La mancata traduzione degli atti per uno straniero invalida il processo?
Non automaticamente. In questo caso, la Corte ha ritenuto la richiesta non credibile e non provata, desumendo dalla lunga permanenza dell’imputato in Italia (come testimoniato dai suoi precedenti penali) una conoscenza sufficiente della lingua italiana per comprendere gli atti del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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