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Ricorso inammissibile: i limiti dell’appello

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un cittadino straniero condannato per non aver ottemperato a un ordine di espulsione. Il ricorso, basato sulla particolare tenuità del fatto e sullo stato di necessità, è stato respinto perché tali eccezioni non erano state sollevate nel giudizio di primo grado, rendendo il ricorso inammissibile e precludendo ogni ulteriore valutazione nel merito.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sancisce i Limiti dell’Appello

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui limiti procedurali dell’appello penale, in particolare quando si discute di un ricorso inammissibile. Con questa decisione, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: le strategie difensive devono essere articolate fin dal primo grado di giudizio. La vicenda riguarda un cittadino straniero condannato per non aver rispettato un ordine di espulsione, il cui ricorso è stato bloccato per un vizio procedurale insuperabile, confermando la condanna e aggiungendo ulteriori spese.

I Fatti del Caso: L’Ordinanza della Suprema Corte

Il caso ha origine da una sentenza di condanna emessa dal Giudice di Pace per il reato di cui all’art. 14, comma 5-quater, del d.lgs. 286/1998, ovvero la mancata ottemperanza a un ordine di espulsione emesso quasi quattro anni prima dell’accertamento del reato. L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:
1. La sussistenza di uno stato di necessità, determinato da una condizione di indigenza che lo avrebbe costretto a rimanere sul territorio nazionale.
2. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la presunta minima offensività della sua condotta.

La Procedura e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il ricorso, ha rigettato entrambi i motivi, ma per ragioni prevalentemente procedurali che hanno condotto a una declaratoria di ricorso inammissibile. Per quanto riguarda lo stato di necessità, i giudici hanno osservato che la difesa non aveva specificato se la condizione di indigenza fosse attuale o risalente all’epoca dei fatti, rendendo l’argomento vago e non provato.

Tuttavia, è sul secondo motivo che si concentra la decisione più significativa. La Corte ha evidenziato due ostacoli insormontabili all’accoglimento della richiesta di non punibilità per particolare tenuità del fatto: in primo luogo, la presenza di altre condanne a carico del ricorrente per lo stesso reato escludeva il requisito dell’occasionalità della condotta; in secondo luogo, e in modo decisivo, tale eccezione non era mai stata sollevata durante il giudizio di primo grado davanti al Giudice di Pace.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La motivazione della Corte si fonda su un consolidato principio giurisprudenziale (richiamando la sentenza Cass. n. 49171/2016). La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere dichiarata d’ufficio dal giudice nei procedimenti davanti al Giudice di Pace, ma richiede una specifica deduzione da parte della difesa. Proporre tale doglianza per la prima volta in sede di legittimità costituisce un’attività processuale non consentita, che rende il motivo, e di conseguenza l’intero ricorso, inammissibile.

Questa inammissibilità ha un’ulteriore e pesante conseguenza. La Corte ha ribadito (citando la sentenza Cass. n. 43883/2021) che l’inammissibilità del ricorso impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale. Pertanto, la Corte non può neppure procedere a dichiarare l’eventuale improcedibilità del giudizio per il superamento dei termini di durata massima previsti dalla legge (art. 344-bis c.p.p.). In altre parole, un errore procedurale iniziale blocca qualsiasi altra possibile via d’uscita per l’imputato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza è un monito per la pratica legale: ogni argomentazione difensiva deve essere presentata tempestivamente nel primo grado di giudizio. Tentare di introdurre nuove eccezioni, come quella sulla particolare tenuità del fatto, solo in sede di appello o di Cassazione è una strategia destinata al fallimento. La declaratoria di ricorso inammissibile non è una mera formalità, ma una chiusura definitiva del processo che non solo conferma la condanna impugnata, ma comporta anche l’addebito delle spese processuali e il pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, aggravando la posizione del condannato.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No, la Corte ha stabilito che la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto deve essere dedotta specificamente dalla difesa nel giudizio di primo grado e non può essere proposta per la prima volta in sede di legittimità.

La presenza di altre condanne per lo stesso reato influisce sulla valutazione della particolare tenuità del fatto?
Sì, la Corte ha sottolineato che la presenza di altre condanne per il medesimo titolo di reato esclude il presupposto dell’occasionalità della condotta, che è un requisito richiesto dall’art. 34 del d.lgs. n. 274/2000 per l’applicazione di questa causa di non punibilità.

Se un ricorso in Cassazione è inammissibile, il giudice può dichiarare l’improcedibilità del processo per superamento dei termini di durata massima?
No, la Corte ha ribadito il principio secondo cui l’inammissibilità del ricorso per cassazione impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale e, di conseguenza, preclude la declaratoria di improcedibilità del giudizio per superamento dei termini massimi di durata, come previsto dall’art. 344-bis del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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