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Ricorso inammissibile: i limiti dell’appello

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto aggravato. La Corte ha stabilito che i motivi di appello erano una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in secondo grado, prive di una critica specifica alla sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Limiti dell’Appello

Presentare un ricorso in Cassazione non significa avere un’altra possibilità di discutere i fatti del processo. È un giudizio di legittimità, dove si controlla la corretta applicazione della legge. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci ricorda un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di un atto che si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte, senza una critica puntuale alla decisione impugnata. Analizziamo insieme questa ordinanza per capire meglio i requisiti di un ricorso efficace.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per furto pluriaggravato, commesso in concorso con altre persone. La Corte d’Appello di Milano aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo l’imputato colpevole dei reati ascritti, previsti dagli articoli 110, 624 e 625 (con le aggravanti della destrezza e della violazione di domicilio) del codice penale.

Contro questa decisione, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, articolando quattro distinti motivi di censura.

I Motivi del Ricorso e il Principio del Ricorso Inammissibile

La difesa ha contestato diversi aspetti della sentenza di secondo grado, tra cui:

1. Il momento consumativo del reato di furto.
2. La sussistenza dell’aggravante della destrezza.
3. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.
4. Il diniego della sospensione condizionale della pena.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto che nessuno di questi motivi potesse essere accolto, giudicando l’intero ricorso inammissibile.

La Decisione della Corte Suprema

La Corte ha osservato che i quattro motivi di ricorso non erano altro che una riproposizione di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Secondo i giudici di legittimità, il ricorso mancava di un elemento essenziale: la critica specifica e argomentata delle ragioni giuridiche che avevano sostenuto la decisione impugnata. In pratica, l’atto di appello si limitava a ripetere le stesse doglianze, senza spiegare perché il ragionamento del giudice di merito fosse errato in punto di diritto.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio consolidato della procedura penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Non si possono riproporre le stesse questioni fattuali o le stesse valutazioni già compiute dai giudici precedenti. L’obiettivo del ricorso di legittimità è individuare vizi di legge o difetti di motivazione (come la sua manifesta illogicità o contraddittorietà) nella sentenza impugnata.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che l’appellante non ha sviluppato argomentazioni giuridiche idonee a demolire la coerenza e la correttezza del percorso logico-giuridico seguito dalla Corte d’Appello. Pertanto, essendo i motivi meramente riproduttivi e privi di una critica effettiva, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica. Per evitare una declaratoria di inammissibilità, un ricorso deve andare oltre la semplice riproposizione dei motivi d’appello. È necessario condurre un’analisi critica e puntuale della sentenza che si intende impugnare, evidenziando specifici errori di diritto o vizi logici nel ragionamento del giudice. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro. Una corretta tecnica di redazione dell’atto di impugnazione è, quindi, cruciale per la sua efficacia.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice riproduzione di censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza contenere una critica specifica e argomentata contro le motivazioni della sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di ricorso erano ‘riproduttivi’?
Significa che la difesa si è limitata a ripetere le stesse argomentazioni e doglianze già sollevate e decise nel precedente grado di giudizio, senza aggiungere nuovi profili di illegittimità o criticare specificamente il percorso logico-giuridico del giudice di merito.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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