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Ricorso inammissibile: i limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per rifiuto di sottoporsi all’alcoltest (art. 186 CdS). La Corte ribadisce che non può rivalutare i fatti del processo né applicare l’art. 131-bis c.p. se i giudici di merito hanno correttamente motivato la loro decisione.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Perché la Cassazione Non Può Riesaminare i Fatti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come funziona il giudizio davanti alla Corte di Cassazione e dei motivi che possono portare a un ricorso inammissibile. Un automobilista, condannato per essersi rifiutato di sottoporsi all’alcoltest, ha tentato di contestare la decisione, ma la Suprema Corte ha respinto le sue argomentazioni, ribadendo i confini invalicabili del proprio ruolo di giudice di legittimità. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda processuale.

I Fatti del Processo

Un automobilista veniva condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello alla pena di sette mesi di arresto e 1.800,00 euro di ammenda. L’accusa era quella prevista dall’articolo 186, comma 7, del Codice della Strada, ovvero il rifiuto di sottoporsi agli accertamenti per verificare lo stato di ebbrezza alcolica. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su due motivi principali:

1. Un’errata valutazione delle prove e un vizio nella motivazione della sentenza d’appello riguardo alla sua responsabilità penale.
2. La violazione di legge per la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 8 gennaio 2025, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda sull’impossibilità per la Corte di entrare nel merito dei fatti, un compito riservato esclusivamente ai giudici dei gradi precedenti.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

La Corte ha spiegato in modo dettagliato perché entrambi i motivi del ricorso non potevano essere accolti. L’analisi dei giudici si è concentrata sui limiti intrinseci del giudizio di cassazione, che non è un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto.

Il Limite alla Rivalutazione delle Prove

Con riferimento al primo motivo, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il suo potere non include una “rilettura” degli elementi di fatto che hanno sostenuto la decisione dei giudici di merito. Il ricorrente, in sostanza, non stava denunciando un vero errore di diritto o un vizio logico manifesto della motivazione, ma stava proponendo una propria, diversa valutazione delle prove processuali. Questo tipo di censura è precluso in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato che il suo sindacato sui vizi della motivazione non permette una pura e semplice rilettura degli elementi di fatto o l’adozione di nuovi parametri per ricostruire la vicenda. L’imputato, quindi, invocava un’inammissibile considerazione alternativa del materiale probatorio.

La Mancata Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo, relativo all’applicazione dell’art. 131-bis c.p., è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ricordato che per escludere la punibilità per particolare tenuità del fatto devono sussistere congiuntamente due condizioni: la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento. Il giudice deve valutare la tenuità dell’offesa basandosi su criteri come le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo (art. 133 c.p.). Nel caso specifico, i giudici di merito avevano già esaminato questi aspetti e fornito una motivazione adeguata per negare la possibilità di applicare tale beneficio, evidenziando elementi concreti che ostavano a tale valutazione. La richiesta del ricorrente si risolveva, anche in questo caso, in una critica sul merito della valutazione compiuta dalla Corte d’Appello, non consentita in Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza è un’importante lezione procedurale. Dimostra che per avere successo in Cassazione non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di primo e secondo grado. È necessario individuare specifici errori di diritto o vizi logici gravi e manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. Proporre una semplice ricostruzione alternativa dei fatti o contestare l’apprezzamento discrezionale del giudice di merito su istituti come la particolare tenuità del fatto conduce inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti non erano consentiti in sede di legittimità. L’imputato chiedeva una nuova valutazione dei fatti e delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello), e non alla Corte di Cassazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No. Come ribadito in questa ordinanza, alla Corte di Cassazione è preclusa la “rilettura” degli elementi di fatto. Il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, ovvero verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione, senza poter entrare nel merito della ricostruzione fattuale.

Quali sono le condizioni per applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto secondo questa ordinanza?
Secondo l’ordinanza, per applicare l’art. 131-bis del codice penale devono coesistere due condizioni: la particolare tenuità dell’offesa (valutata in base alle modalità della condotta e all’esiguità del danno o del pericolo) e la non abitualità del comportamento. Se il giudice di merito motiva adeguatamente l’assenza di anche solo uno di questi requisiti, la sua decisione non è censurabile in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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