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Ricorso inammissibile: i limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. La decisione si fonda sul principio che le censure del ricorrente richiedevano una rivalutazione dei fatti, come la pertinenza di alcuni strumenti a un reato di furto e la particolare tenuità del fatto. Tali valutazioni esulano dalle competenze della Suprema Corte, limitata al solo giudizio di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Può Riesaminare i Fatti

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di come funziona il giudizio di legittimità nel nostro ordinamento, delineando i confini invalicabili tra la valutazione del fatto e quella del diritto. La pronuncia ribadisce un principio cardine del processo penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando si chiede alla Suprema Corte di esprimersi su questioni di merito, riservate esclusivamente ai giudici dei gradi precedenti. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio il ruolo e i limiti della Corte di Cassazione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. L’imputato, nato nel 1978, aveva impugnato la decisione di secondo grado, sollevando due motivi di doglianza. Tali motivi, trattati unitariamente dalla Cassazione in quanto già unificati nell’atto di appello, vertevano essenzialmente su due punti: la pertinenza di alcuni strumenti rispetto al reato di furto contestato e la valutazione sulla maggiore o minore rilevanza penale del fatto ai fini del riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità.

In sostanza, la difesa chiedeva alla Suprema Corte una nuova valutazione degli elementi di prova, sostenendo una diversa interpretazione delle circostanze fattuali già esaminate nei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile. La Corte non è entrata nel merito delle argomentazioni difensive, ma si è fermata a un livello precedente, quello della stessa ammissibilità del ricorso.

La conseguenza diretta di tale declaratoria è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per i casi di ricorso temerario o infondato.

Le Motivazioni: Il Ruolo della Cassazione nel Processo Penale

Le motivazioni della Corte sono concise ma estremamente chiare. I giudici hanno evidenziato che i motivi proposti erano non solo generici e ripetitivi rispetto a quelli dell’appello, ma soprattutto non erano consentiti in sede di legittimità. La ragione è strutturale: la Corte di Cassazione non è un “terzo grado di merito”. Il suo compito non è quello di stabilire come sono andati i fatti, ma di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge.

La Corte ha specificato che valutare “la pertinenzialità degli arnesi rispetto al reato di furto” o “la maggiore o minore rilevanza della fattispecie penale ai fini della particolare tenuità del fatto” sono attività che presuppongono un’analisi del merito e delle prove. Si tratta di “valutazioni di fatto” che esulano completamente dal perimetro delle competenze della Cassazione. Quest’ultima è, per sua natura, “deprivata di ogni potere di rivalutazione del merito”. Pertanto, un ricorso che si fonda su tali istanze è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza serve come un importante monito per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. È fondamentale che i motivi del ricorso siano focalizzati su vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma di legge o un vizio di motivazione logica della sentenza impugnata. Tentare di ottenere dalla Suprema Corte una nuova lettura delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti è un’operazione destinata al fallimento, che comporta unicamente un’ulteriore condanna economica per il ricorrente. La distinzione tra merito e legittimità rimane un pilastro del nostro sistema giudiziario, garantendo certezza e funzionalità al processo.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati richiedevano una rivalutazione dei fatti del caso (come la pertinenza di strumenti a un furto o la tenuità del fatto), attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale si occupa solo del controllo sulla corretta applicazione della legge.

Cosa significa che la Corte di Cassazione svolge un “giudizio di legittimità”?
Significa che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove o decidere come si sono svolti i fatti, ma unicamente di verificare se i giudici dei gradi precedenti (Tribunale e Corte d’Appello) hanno interpretato e applicato correttamente le norme giuridiche, e se la motivazione della loro sentenza è logica e non contraddittoria.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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