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Ricorso inammissibile: i limiti del patteggiamento

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti. L’ordinanza chiarisce che, dopo aver accettato un ‘concordato in appello’ (patteggiamento), non è più possibile contestare la mancata valutazione di cause di proscioglimento, poiché tali motivi si considerano rinunciati. L’impugnazione è consentita solo per vizi relativi alla formazione dell’accordo stesso.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione è Precluso dopo il Concordato

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sez. 7 Penale, n. 10977 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti dell’impugnazione a seguito di un ‘concordato in appello’, comunemente noto come patteggiamento in secondo grado. La pronuncia sottolinea come la scelta di questo rito alternativo comporti una rinuncia a far valere determinate doglianze, rendendo un eventuale successivo ricorso inammissibile. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. L’imputato era stato condannato per un reato previsto dall’art. 73 del D.P.R. 309/1990, in materia di sostanze stupefacenti. In sede di appello, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena, formalizzato attraverso l’istituto del concordato ai sensi dell’art. 599 bis del codice di procedura penale. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare un ulteriore ricorso per Cassazione.

La Questione Giuridica: Un Ricorso Basato su Motivi Rinunciati

Il ricorrente lamentava, quale unico motivo di impugnazione, la mancata valutazione da parte della Corte d’Appello di possibili cause di proscioglimento, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale. Secondo la difesa, il giudice d’appello avrebbe dovuto, prima di ratificare l’accordo, verificare l’assenza di palesi cause di non punibilità.

Tuttavia, la Suprema Corte ha ritenuto tale motivo non meritevole di accoglimento, definendo il ricorso inammissibile alla luce della natura stessa del concordato in appello.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: l’accesso al concordato in appello preclude la possibilità di sollevare in Cassazione doglianze relative a motivi che si considerano implicitamente rinunciati con l’accordo stesso. La legge circoscrive in modo tassativo le ragioni per cui è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di concordato.

I motivi ammessi sono esclusivamente quelli che attengono a:
1. La formazione della volontà della parte di accedere al concordato (ad esempio, per vizi del consenso).
2. Il consenso del pubblico ministero sulla richiesta.
3. Il contenuto della pronuncia del giudice, qualora sia difforme rispetto all’accordo pattuito tra le parti.

Al di fuori di queste specifiche ipotesi, ogni altra contestazione è preclusa. La Corte ha specificato che le doglianze relative ai motivi rinunciati, alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. e ai vizi sulla determinazione della pena sono inammissibili.
Scegliendo il concordato, l’imputato accetta la pena concordata e, di conseguenza, rinuncia a contestare nel merito la propria colpevolezza e altri aspetti della decisione che non riguardino la validità dell’accordo stesso.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La decisione in esame rafforza la natura dispositiva e definitiva del concordato in appello. Gli avvocati e i loro assistiti devono essere pienamente consapevoli che tale scelta strategica comporta un’importante limitazione del diritto di impugnazione. La sentenza emessa ai sensi dell’art. 599 bis c.p.p. è quasi sempre una porta che si chiude sul processo, salvo i rari casi di vizi genetici dell’accordo. Questa ordinanza serve da monito: la valutazione sull’opportunità di un concordato deve tenere conto non solo del beneficio di una pena potenzialmente più mite, ma anche della quasi totale impossibilità di rimettere in discussione la decisione davanti alla Suprema Corte.

Dopo un ‘concordato in appello’, è sempre possibile fare ricorso in Cassazione?
No. Il ricorso è proponibile solo per motivi specifici e limitati, che riguardano la formazione della volontà delle parti, il consenso del pubblico ministero o la difformità tra la decisione del giudice e l’accordo raggiunto. Non è possibile contestare il merito della decisione.

La mancata valutazione delle cause di proscioglimento è un motivo valido per ricorrere in Cassazione dopo un concordato?
No. Secondo questa ordinanza, tale motivo è inammissibile. Con l’accettazione del concordato, l’imputato rinuncia implicitamente a sollevare questioni relative alla propria colpevolezza o alla sussistenza di cause di non punibilità.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro. La sentenza impugnata diventa così definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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