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Ricorso inammissibile: i limiti del patteggiamento

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento per reati di rapina e resistenza. Il ricorso è stato ritenuto generico e non fondato su motivi consentiti, poiché un appello contro il patteggiamento non può contestare la valutazione dei fatti, ma solo vizi palesi o la non sussistenza dei presupposti per un proscioglimento immediato, correttamente esclusi dal giudice di merito. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Fissa i Paletti per l’Impugnazione del Patteggiamento

Recentemente, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso che ribadisce i confini invalicabili dell’impugnazione di una sentenza emessa a seguito di patteggiamento. La decisione sottolinea come un ricorso inammissibile sia la conseguenza inevitabile quando le doglianze sono generiche e non rientrano nei motivi tassativamente previsti dalla legge per questo rito speciale. Questa ordinanza offre uno spunto prezioso per comprendere la natura del patteggiamento e i limitati spazi di riesame concessi in sede di legittimità.

I Fatti di Causa

Un individuo, a seguito di un accordo con la Procura, aveva ottenuto dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino l’applicazione di una pena di un anno e otto mesi di reclusione, oltre a 600 euro di multa, per i reati di rapina, lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Nonostante l’accordo raggiunto, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una presunta carenza e illogicità della motivazione del giudice di primo grado, il quale non aveva pronunciato una sentenza di proscioglimento.

Analisi del Ricorso Inammissibile

La Corte Suprema ha stroncato sul nascere le argomentazioni della difesa, definendo il ricorso “assolutamente generico e dedotto per motivi non consentiti”. Il punto centrale della decisione risiede nella natura stessa del patteggiamento. Quando le parti si accordano sulla pena, il sindacato del giudice è circoscritto a specifici controlli e non può estendersi a una rivalutazione del merito. Il ricorrente si era limitato a contestazioni apodittiche, senza instaurare un vero e proprio dialogo critico con la sentenza impugnata. Questo approccio rende il ricorso inammissibile in quanto incompatibile con la struttura del rito speciale.

Il Ruolo del Giudice nel Patteggiamento

Il Collegio ha chiarito che nel giudizio di legittimità non possono trovare ingresso denunce di presunti errori valutativi che non siano palesi ed evidenti dal testo del provvedimento. Il giudice del patteggiamento ha compiti ben precisi: deve verificare che non sussistano le condizioni per un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, controllare la correttezza della qualificazione giuridica del fatto e valutare la congruità della pena concordata. Nel caso di specie, il giudice di merito aveva adempiuto a questi obblighi, escludendo motivatamente, sulla base degli atti, la possibilità di un proscioglimento e ritenendo corretto l’accordo tra le parti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità richiamando la sua consolidata giurisprudenza. È stato ribadito che l’accordo tra imputato e pubblico ministero preclude, di fatto, la possibilità di contestare nel merito la ricostruzione dei fatti. La motivazione della sentenza di patteggiamento è per sua natura concisa e deve incentrarsi sulla verifica dei presupposti legali del rito. Di conseguenza, un ricorso che si limiti a criticare genericamente tale valutazione, senza evidenziare vizi macroscopici o errori di diritto, è destinato a essere dichiarato inammissibile. La Corte ha concluso che la motivazione del giudice di primo grado era pienamente adeguata ai parametri richiesti per questo tipo di decisioni.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: chi sceglie la via del patteggiamento accetta una definizione del processo che limita drasticamente le successive possibilità di impugnazione. Il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito, né può essere utilizzato per rimettere in discussione valutazioni che sono state cristallizzate nell’accordo tra le parti e validate dal giudice. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle Ammende, serve da monito sulla necessità di formulare impugnazioni specifiche, pertinenti e fondate sui soli motivi consentiti dalla legge per il rito prescelto.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento chiedendo l’assoluzione?
Sì, ma solo se dal provvedimento emergono in modo palese i presupposti per il proscioglimento previsti dall’art. 129 c.p.p. (ad esempio, se il fatto non sussiste o l’imputato non lo ha commesso). Non è possibile, invece, chiedere una nuova valutazione delle prove.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era generico, basato su motivi non consentiti per il rito del patteggiamento e si limitava a una mera declinazione di argomentazioni apodittiche, senza un nesso critico con la sentenza impugnata.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente?
Ai sensi dell’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisano profili di colpa, anche al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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