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Ricorso inammissibile: i limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 43286/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per rapina aggravata. La Corte ha ribadito che non è possibile riproporre in sede di legittimità le stesse censure già respinte in appello né contestare la valutazione dei fatti, come la sussistenza del reato continuato, se la motivazione della corte di merito è logica e coerente. Questa decisione sottolinea la natura del giudizio di Cassazione, che non è un terzo grado di merito.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Spiega i Limiti del Giudizio

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di rapina aggravata, cogliendo l’occasione per ribadire i confini invalicabili del giudizio di legittimità. La decisione di dichiarare il ricorso inammissibile offre spunti fondamentali per comprendere quando e come è possibile impugnare una sentenza davanti alla Suprema Corte, sottolineando che non si tratta di un terzo grado di giudizio dove riesaminare i fatti.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per rapina aggravata emessa dalla Corte d’Appello. L’imputato, non accettando la decisione, ha presentato ricorso per cassazione basato su due motivi principali:

1. Un presunto vizio di motivazione e un’errata applicazione della legge riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.
2. La mancata applicazione dell’istituto del reato continuato, sostenendo che tutti i delitti a lui ascritti fossero parte di un medesimo disegno criminoso.

L’imputato, in sostanza, chiedeva alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove e le conclusioni a cui erano giunti i giudici dei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale che definiscono chiaramente il ruolo e i poteri della Suprema Corte. La sentenza ha stabilito che i motivi presentati dall’imputato non erano ammissibili in sede di legittimità, oltre ad essere manifestamente infondati.

Le Motivazioni della Sentenza

L’ordinanza analizza separatamente i due motivi di ricorso, fornendo spiegazioni chiare sul perché entrambi fossero destinati al fallimento.

Analisi del Primo Motivo: La Reiterazione dei Motivi di Appello

La Corte ha osservato che il primo motivo di ricorso era, di fatto, una semplice riproposizione delle stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. Un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, evidenziando vizi di legittimità e non semplici doglianze sul merito della decisione.

Ripetere le stesse tesi, senza confrontarsi criticamente con le ragioni esposte dal giudice d’appello, trasforma il ricorso in un atto apparente e non specifico. La Corte ha inoltre ricordato che il vizio di manifesta illogicità della motivazione, previsto dall’art. 606 cod. proc. pen., può essere denunciato solo quando il ragionamento del giudice è palesemente contraddittorio o si scontra con massime di esperienza consolidate, non quando si limita a non condividere la valutazione delle prove.

Analisi del Secondo Motivo e la Discrezionalità sul Reato Continuato

Anche il secondo motivo, relativo al mancato riconoscimento del reato continuato, è stato ritenuto infondato. La Corte ha chiarito che la valutazione circa l’esistenza di un ‘medesimo disegno criminoso’ è una questione di merito, riservata alla discrezionalità del giudice di primo e secondo grado. Tale valutazione non può essere riesaminata dalla Corte di Cassazione se, come nel caso di specie, è supportata da una motivazione adeguata e non illogica. La Corte d’Appello aveva congruamente spiegato le ragioni per cui riteneva insussistenti i presupposti per considerare i vari delitti come parte di un’unica volontà criminosa unitaria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è quello di stabilire se l’imputato sia colpevole o innocente, riesaminando le prove, ma di assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle regole processuali. Dichiarare un ricorso inammissibile perché si limita a riproporre le stesse difese o a contestare l’apprezzamento dei fatti da parte del giudice di merito significa ribadire che la Cassazione non è e non può essere una terza istanza di giudizio. Per gli avvocati e gli imputati, la lezione è chiara: un ricorso efficace deve concentrarsi su vizi specifici di diritto o di logica manifesta, senza sperare in una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio.

Perché il primo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché si risolveva nella pedissequa reiterazione dei motivi già dedotti in appello e puntualmente disattesi, omettendo di formulare una critica argomentata contro la sentenza impugnata e risultando quindi un motivo non specifico ma solo apparente.

È possibile contestare davanti alla Corte di Cassazione la valutazione sulla sussistenza di un ‘medesimo disegno criminoso’?
No, la valutazione circa la sussistenza di un medesimo disegno criminoso alla base dei reati rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Non è sindacabile davanti alla Corte di Cassazione se la motivazione fornita dal giudice è adeguata e non illogica.

Qual è il limite del controllo della Corte di Cassazione sulla motivazione di una sentenza?
Il controllo della Corte si limita a riscontrare l’esistenza di un logico apparato argomentativo, senza possibilità di verificare la rispondenza della motivazione alle acquisizioni processuali. Il vizio di manifesta illogicità deve emergere dal contrasto interno alla sentenza o con massime di esperienza, non da un diverso apprezzamento delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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