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Ricorso inammissibile: i limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione. I motivi sono stati giudicati una mera riproposizione di censure già respinte in appello. La Corte ha inoltre ribadito che la determinazione della pena e la concessione di attenuanti rientrano nella discrezionalità del giudice di merito, se adeguatamente motivate, rendendo il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Mette un Punto Fermo

L’ordinanza in esame offre uno spunto fondamentale per comprendere i confini del giudizio di legittimità e le ragioni che possono portare a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Attraverso l’analisi di un caso di evasione, la Corte di Cassazione ribadisce principi consolidati in materia di formulazione dei motivi di ricorso e di insindacabilità delle valutazioni di merito, se correttamente motivate. Questo provvedimento è una guida preziosa per capire perché non tutte le doglianze possono trovare accoglimento davanti alla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in primo e secondo grado per il reato di evasione, proponeva ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello. Le sue lamentele si concentravano su due aspetti principali: la valutazione della sua responsabilità penale e il trattamento sanzionatorio ricevuto. In particolare, contestava la pena, fissata nel minimo edittale, la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e la misura dell’aumento di pena applicato per la continuazione con un’altra condanna per un reato della stessa natura.

La Decisione della Corte: un ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza Num. 21767 del 2024, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi distinti, che riflettono i limiti intrinseci del giudizio di legittimità.

La Ripetitività dei Motivi di Ricorso

Il primo punto affrontato dalla Corte riguarda i motivi legati alla ricostruzione del fatto e alla colpevolezza. I giudici hanno rilevato che le censure proposte non erano altro che una riproposizione delle stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima le aveva disattese con argomenti giuridici corretti e logici. In sede di Cassazione, non è consentito riproporre le medesime questioni di fatto già vagliate, ma è necessario sollevare vizi di legittimità, ovvero errori nell’applicazione della legge o vizi logici della motivazione.

La Discrezionalità del Giudice sulla Pena

Il secondo e più articolato punto riguarda le doglianze sul trattamento sanzionatorio. La Corte ha chiarito che la determinazione della pena, il giudizio sulla concessione delle attenuanti generiche e la quantificazione dell’aumento per la continuazione sono materie rimesse all’apprezzamento esclusivo del giudice di merito. Tale apprezzamento è sottratto al controllo della Cassazione, a condizione che sia sorretto da una motivazione esauriente e logica, come nel caso di specie.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte è netta e lineare. Per quanto riguarda la condanna, un ricorso che si limita a ripetere le stesse difese già vagliate e respinte correttamente in appello è, per sua natura, inammissibile. Non introduce nuovi elementi di diritto né evidenzia vizi logici tali da giustificare un intervento della Suprema Corte.

Per quanto concerne la pena, le motivazioni della Corte d’Appello sono state giudicate impeccabili. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche era stato logicamente giustificato valorizzando i precedenti penali dell’imputato, un elemento oggettivo che il giudice di merito ha il potere di valutare. Allo stesso modo, la misura dell’aumento di pena per la continuazione (due mesi di reclusione a fronte di una precedente condanna a otto mesi) è stata ritenuta una valutazione di merito congrua e non sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Cosa Impariamo da Questa Ordinanza

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale della procedura penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Per evitare una pronuncia di ricorso inammissibile, è essenziale che i motivi di impugnazione sollevino questioni di puro diritto o vizi di motivazione manifesti e decisivi. Inoltre, la decisione sottolinea l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena. Le scelte sanzionatorie, se supportate da una motivazione coerente e non palesemente illogica, sono destinate a diventare definitive, consolidando la certezza del diritto e l’autonomia dei giudizi di merito.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi relativi alla colpevolezza erano una mera ripetizione di argomenti già correttamente respinti dalla Corte d’Appello, mentre le censure sulla pena riguardavano valutazioni discrezionali del giudice di merito, supportate da una motivazione logica ed esauriente.

È possibile contestare in Cassazione la decisione del giudice sulla quantità della pena o sulla mancata concessione delle attenuanti?
No, non è possibile contestare la decisione nel merito. Il controllo della Corte di Cassazione è limitato alla verifica che la motivazione del giudice sia esistente, logica e non contraddittoria. Se la motivazione, come in questo caso, è ritenuta adeguata, la decisione sulla pena è insindacabile.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso non consentito dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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