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Ricorso inammissibile: i limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un cittadino condannato per violenza a corpo politico. La Corte ribadisce che il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma controllare la corretta applicazione della legge, respingendo motivi di ricorso generici o volti a una nuova valutazione delle prove.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di una Decisione della Cassazione

Quando un processo giunge al suo ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, le aspettative sono alte. Tuttavia, non tutti i ricorsi vengono esaminati nel merito. Molti si concludono con una dichiarazione di ricorso inammissibile. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio dei motivi per cui ciò accade, delineando i confini invalicabili del giudizio di legittimità.

Il Contesto: Dalla Condanna al Ricorso per Cassazione

Il caso in esame riguarda un cittadino condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di violenza a un corpo politico, amministrativo o giudiziario. Altri reati, come resistenza e lesioni, erano invece caduti in prescrizione. Insoddisfatto della sentenza, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso

L’imputato ha contestato la sentenza d’appello sostenendo:

1. Una errata valutazione delle prove e una conseguente ingiusta affermazione di responsabilità, proponendo una ricostruzione alternativa dei fatti.
2. La mancata applicazione dell’esimente della reazione ad un atto arbitrario (prevista dall’art. 393-bis del codice penale), ritenendo illegittima la condotta tenuta dal Presidente del Consiglio comunale.
3. L’omesso esame di specifici rilievi difensivi riguardanti la possibilità di limitare l’accesso del pubblico alla seduta del consiglio.

La Decisione della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha analizzato i tre motivi e li ha respinti tutti, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su principi cardine della procedura penale e sul ruolo specifico della Suprema Corte.

Il Divieto di Rilettura dei Fatti

In merito al primo motivo, i giudici hanno sottolineato che la Cassazione non è un “terzo grado” di merito. Il suo compito non è quello di riesaminare le prove o di scegliere tra diverse possibili ricostruzioni dei fatti. Questo è compito dei giudici di primo e secondo grado. La Cassazione svolge unicamente un controllo di legittimità: verifica che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria. Poiché la Corte d’Appello aveva costruito la sua decisione su un apparato argomentativo puntuale e coerente, la richiesta di una “rilettura” delle prove è stata considerata inammissibile.

La Genericità delle Censure come causa di un ricorso inammissibile

Per quanto riguarda il secondo e il terzo motivo, la Corte li ha giudicati “assai generici”. L’imputato, secondo i giudici, non si è confrontato in modo specifico e critico con le argomentazioni della sentenza d’appello. La Corte territoriale aveva già spiegato, in modo logico, perché non vi fosse alcuna arbitrarietà nella condotta del Presidente del Consiglio comunale e perché quest’ultimo avesse esercitato correttamente le sue prerogative. Il ricorso si è limitato a riproporre le tesi difensive senza demolire il ragionamento dei giudici di merito, risultando così inefficace e, di conseguenza, inammissibile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte sono un vero e proprio manuale sui limiti del ricorso per Cassazione. La Corte ribadisce che non è sufficiente lamentare un’ingiustizia o proporre una propria versione dei fatti. È necessario, invece, individuare vizi specifici nella sentenza impugnata: un errore nell’interpretazione di una norma di legge o un’evidente illogicità nel percorso motivazionale del giudice. I motivi di ricorso devono essere specifici, pertinenti e confrontarsi direttamente con la decisione che si intende contestare. Prospettare una ricostruzione alternativa della vicenda, senza evidenziare vizi logici o giuridici, equivale a chiedere ai giudici di legittimità di compiere una valutazione di merito che non gli compete.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: il processo in Cassazione è un giudizio “sul giudizio”, non un nuovo processo sui fatti. Per avere successo, un ricorso deve essere tecnicamente impeccabile, focalizzandosi su precise questioni di diritto e vizi di motivazione. Le censure generiche o la semplice riproposizione di argomenti già vagliati e respinti dai giudici di merito conducono inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano o volti a una non consentita rilettura delle prove e dei fatti, oppure erano formulati in modo troppo generico, senza un reale e critico confronto con le motivazioni della sentenza impugnata.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione svolge un controllo di legittimità, il che significa che valuta solo la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza precedente, ma non può riesaminare le prove o i fatti del caso.

Quando si può invocare la difesa per reazione a un atto arbitrario (art. 393-bis c.p.)?
Questa causa di giustificazione può essere invocata solo quando si dimostra che la condotta del pubblico ufficiale è stata oggettivamente arbitraria e illegittima. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva già escluso tale arbitrarietà, rendendo inapplicabile questa difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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