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Ricorso inammissibile: i limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per tentato furto. La Corte ha stabilito che i motivi, basati su presunta illogicità della sentenza e mancato riconoscimento di attenuanti, erano una riproposizione di censure già esaminate e respinte nei gradi di merito, ribadendo che la valutazione dei fatti non compete al giudice di legittimità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Riesamina i Fatti

Presentare un ricorso in Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma è fondamentale comprendere i suoi limiti. Un recente provvedimento della Suprema Corte ha ribadito un principio cardine: il giudizio di legittimità non è una terza occasione per discutere i fatti. Analizziamo questa ordinanza per capire perché un ricorso inammissibile può portare non solo alla conferma della condanna, ma anche a ulteriori sanzioni.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per tentato furto in abitazione (artt. 56 e 624-bis del codice penale), pronunciata in primo grado dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha deciso di proporre ricorso per Cassazione, sperando in un annullamento della sentenza di condanna.

I Motivi del Ricorso e il rischio di un ricorso inammissibile

L’imputato ha basato la sua difesa in Cassazione su due principali motivi:

1. Manifesta illogicità e travisamento della prova: Secondo la difesa, i giudici di merito avevano valutato erroneamente le prove, giungendo a una conclusione illogica sulla responsabilità penale.
2. Contraddittorietà e illogicità sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Si contestava la decisione della Corte d’Appello di non concedere le circostanze attenuanti che avrebbero potuto ridurre la pena.

Tuttavia, questi argomenti si sono scontrati con i paletti procedurali che definiscono il giudizio di legittimità, trasformando l’impugnazione in un ricorso inammissibile.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Di conseguenza, ha confermato la condanna e ha aggiunto un’ulteriore sanzione per il ricorrente: il pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Una decisione che serve da monito sull’uso corretto di questo strumento di impugnazione.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra il ‘giudizio di merito’ e il ‘giudizio di legittimità’. La Corte ha spiegato che i motivi presentati dal ricorrente non erano altro che una riproposizione delle stesse censure già esaminate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello. In sostanza, si chiedeva alla Cassazione di effettuare una nuova valutazione delle prove, un’attività che è preclusa al giudice di legittimità. Il compito della Suprema Corte non è decidere ‘se i fatti sono andati così’, ma solo ‘se i giudici precedenti hanno applicato correttamente la legge e motivato in modo logico’.

Inoltre, per quanto riguarda la richiesta delle attenuanti generiche, la Corte ha ribadito che la determinazione della pena (il ‘trattamento sanzionatorio’) rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Tale decisione può essere censurata in Cassazione solo se frutto di un palese arbitrio o di una motivazione manifestamente illogica, circostanze che non sono state ravvisate nel caso di specie.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un chiaro esempio dei limiti invalicabili del ricorso in Cassazione. Non si può utilizzare questo strumento per tentare di ottenere una terza valutazione dei fatti o per contestare le scelte discrezionali del giudice di merito, se adeguatamente motivate. Proporre un ricorso basato su tali argomenti non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche negative per il ricorrente, come la condanna al pagamento di un’ammenda. È quindi essenziale, prima di adire la Suprema Corte, assicurarsi che i motivi di ricorso riguardino esclusivamente vizi di legittimità e non un mero dissenso sulla ricostruzione dei fatti operata nei gradi precedenti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano una semplice riproposizione di censure già valutate e respinte correttamente dalla Corte d’Appello. Essi chiedevano alla Corte di Cassazione una nuova valutazione dei fatti e delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non al giudice di legittimità.

È possibile contestare in Cassazione la pena decisa dal giudice?
No, di norma non è possibile. La determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La si può contestare in Cassazione solo in casi eccezionali, ovvero quando la decisione è palesemente arbitraria o basata su una motivazione manifestamente illogica, cosa che non è avvenuta in questo caso.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo specifico caso, una somma di 3.000 euro) da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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