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Ricorso inammissibile: i limiti del giudizio di Cassazione

Un’imputata, condannata in primo e secondo grado per reati legati agli stupefacenti, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile poiché i motivi sollevati richiedevano una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte Suprema. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo è limitato al controllo della corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità), non potendo sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Perché la Cassazione non può riesaminare i fatti

Il ricorso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma le sue funzioni sono precise e limitate. Un caso recente ha ribadito un principio fondamentale: la Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito. Quando un ricorso chiede una nuova valutazione delle prove, il suo esito è segnato: si tratta di un ricorso inammissibile. Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha chiarito ancora una volta i confini del proprio sindacato, delineando le conseguenze per chi tenta di superarli.

I Fatti del Processo

Il caso origina da una condanna per reati legati agli stupefacenti, emessa dal Giudice per le Udienze Preliminari e successivamente confermata dalla Corte di Appello. La pena inflitta all’imputata era significativa: otto anni, dieci mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa di quasi 45.000 euro. Ritenendo ingiusta la condanna, la difesa ha deciso di presentare ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Critiche alla Sentenza d’Appello

Il ricorso si basava su due argomenti principali:
1. Vizio di motivazione: La difesa sosteneva che la sentenza d’appello fosse contraddittoria, manifestamente illogica e carente nella motivazione riguardo alla responsabilità penale dell’imputata.
2. Violazione di legge: Si contestava inoltre il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, ritenendo che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente motivato la sua decisione negativa.

In sostanza, l’imputata, tramite il suo legale, chiedeva alla Corte di Cassazione di “rileggere” gli elementi di prova e di giungere a una conclusione diversa e più favorevole rispetto a quella dei giudici di merito.

La Decisione della Corte: un ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle accuse, ma si ferma a un livello procedurale. La Corte ha stabilito che i motivi presentati non erano ammissibili in sede di legittimità. Essi, infatti, non denunciavano un vero errore di diritto o un vizio logico macroscopico, ma miravano a ottenere una diversa valutazione delle risultanze processuali, un’operazione preclusa alla Suprema Corte.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito con forza la natura del suo sindacato. Il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che il suo compito non è quello di stabilire se l’imputato sia colpevole o innocente, riesaminando le prove, ma solo di verificare se i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente. Anche dopo le riforme legislative, come quella introdotta dalla legge n. 46 del 2006, la Cassazione non può effettuare una “rilettura” degli elementi di fatto. Proporre una ricostruzione alternativa, per quanto plausibile, non costituisce un motivo valido di ricorso. Le censure che si risolvono in una diversa valutazione delle circostanze sono, pertanto, inammissibili.

Le Conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze dirette per la ricorrente. In primo luogo, la condanna inflitta dalla Corte d’Appello è diventata definitiva. In secondo luogo, come previsto dalla legge, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: il ricorso per cassazione è uno strumento per far valere vizi di legittimità e non un’ulteriore opportunità per discutere i fatti del processo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di denunciare errori di diritto, chiedeva alla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che è riservata esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non rientra nei poteri della Cassazione.

Cosa può valutare la Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, quindi può valutare se la legge è stata applicata correttamente e se la motivazione della sentenza impugnata è logica, coerente e completa. Non può, tuttavia, sostituire la propria valutazione delle prove a quella espressa dai giudici dei gradi precedenti.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere contestata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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