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Ricorso inammissibile: i limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per truffa. La decisione si fonda su due principi cardine: il divieto per la Corte di rivalutare i fatti già accertati e l’impossibilità di presentare per la prima volta in Cassazione motivi non sollevati nel precedente grado di appello. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude le Porte a Nuovi Motivi

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ribadisce i confini invalicabili del giudizio di legittimità, dichiarando un ricorso inammissibile e chiarendo perché non è possibile utilizzare questo strumento per rimettere in discussione i fatti o per sollevare questioni mai proposte prima. La decisione offre uno spunto fondamentale per comprendere la differenza tra il giudizio di merito e quello di legittimità, e l’importanza del principio devolutivo negli appelli.

Il Contesto Processuale

Il caso trae origine da una condanna per il reato di truffa (art. 640 del codice penale), confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnato alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a tre distinti motivi di contestazione nella speranza di ottenere l’annullamento della sentenza.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

L’imputato ha basato il suo ricorso su tre argomenti principali:

1. Una presunta violazione dell’art. 640 c.p. e un vizio di motivazione riguardo alla sussistenza degli elementi del reato di truffa.
2. Un’erronea applicazione delle norme sulla recidiva (art. 99 c.p.).
3. La mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.).

La Corte Suprema, tuttavia, ha respinto l’intero ricorso, giudicandolo inammissibile per ragioni procedurali ben precise che meritano un’analisi approfondita.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Inammissibile

La decisione della Corte si fonda su due pilastri del nostro sistema processuale penale.

Divieto di Rivalutare i Fatti nel Merito

Il primo motivo di ricorso è stato considerato aspecifico. La Corte ha osservato che le argomentazioni non facevano altro che riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte con motivazioni precise e concludenti dalla Corte d’Appello. In sostanza, il ricorrente non contestava un errore di diritto, ma chiedeva alla Cassazione una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti. Questo tipo di richiesta esula completamente dai poteri della Corte di Cassazione, il cui compito è limitato al giudizio di legittimità, ovvero a verificare la corretta applicazione delle norme di legge, senza poter entrare nel merito delle vicende processuali.

Il Principio del “Tantum Devolutum, Quantum Appellatum”

Per quanto riguarda il secondo e il terzo motivo (recidiva e attenuanti generiche), la Corte ha rilevato una criticità ancora più netta. Queste questioni non erano mai state sollevate nei motivi d’appello presentati al giudice di secondo grado. Il principio processuale “tantum devolutum, quantum appellatum” stabilisce che l’ambito del giudizio d’appello è definito e limitato esclusivamente dai motivi specifici presentati dalla parte. Le questioni non contestate in quella sede si considerano passate in giudicato e non possono essere introdotte per la prima volta in Cassazione. Consentire il contrario significherebbe aggirare un grado di giudizio, violando le regole fondamentali del processo.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza è un monito importante sull’approccio tecnico e rigoroso che un ricorso per Cassazione richiede. Emerge chiaramente che:
1. Non si può usare il ricorso in Cassazione come un “terzo grado di giudizio” per ottenere una nuova valutazione delle prove.
2. Tutte le contestazioni, sia di fatto che di diritto, devono essere sollevate tempestivamente nel giudizio d’appello. Omettere un motivo in quella sede ne preclude la discussione successiva.
3. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo il rigetto, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione economica, come avvenuto nel caso di specie con la condanna al versamento di tremila euro alla Cassa delle ammende.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti, non può effettuare una nuova valutazione delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti.

Si possono presentare per la prima volta in Cassazione motivi di ricorso non discussi in Appello?
No. In base al principio processuale del “tantum devolutum, quantum appellatum”, il giudizio è limitato ai motivi specificamente presentati nel precedente grado di giudizio. Le questioni non sollevate in appello si considerano definitive e non possono essere introdotte ex novo in Cassazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, non viene esaminato nel merito. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, anche al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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