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Ricorso inammissibile: i limiti dei motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. I motivi del ricorso sono stati giudicati meramente ripetitivi degli argomenti già presentati in appello, manifestamente infondati e generici, soprattutto riguardo alla contestazione sulla pena. La Corte ha quindi confermato la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, ribadendo che il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dei Motivi di Appello

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere che non si tratta di un terzo grado di giudizio dove riesaminare i fatti. Il ruolo della Suprema Corte è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Una recente ordinanza chiarisce perfettamente perché un ricorso inammissibile è l’esito inevitabile di motivi generici, ripetitivi o manifestamente infondati. Analizziamo la decisione per capire quali errori evitare.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna al Ricorso per Cassazione

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 del codice penale, e per le lesioni aggravate cagionate nello stesso contesto. Dopo la conferma della condanna in Corte d’Appello, la difesa ha presentato ricorso per Cassazione, basando la propria strategia su tre distinti motivi: la presunta assenza dell’elemento soggettivo del reato, l’errata configurazione del reato di lesioni come procedibile d’ufficio e l’eccessività della pena inflitta.

L’analisi della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascun motivo, giungendo a una conclusione netta: il ricorso è interamente inammissibile. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione.

Primo Motivo: La Ripetitività delle Argomentazioni

Il primo motivo di ricorso contestava la sussistenza dell’elemento soggettivo, ovvero l’intenzione di commettere il reato. La Corte ha osservato che le argomentazioni presentate erano una mera riproduzione delle doglianze già sollevate nell’atto di appello. I giudici di merito avevano già risposto a tali punti con una motivazione logica e coerente con la giurisprudenza. Riproporre le stesse questioni senza individuare vizi specifici nella sentenza impugnata rende il motivo inammissibile.

Secondo Motivo: L’Infondatezza sulla Procedibilità

La difesa sosteneva che il reato di lesioni non fosse procedibile d’ufficio. La Corte ha respinto questa tesi come manifestamente infondata. Il reato di lesioni, infatti, era stato correttamente configurato nella sua forma aggravata a causa del nesso teleologico con il reato di resistenza. In altre parole, le lesioni erano state commesse per portare a termine la resistenza. Tale aggravante rende il reato procedibile d’ufficio, senza necessità di una querela da parte della persona offesa.

Terzo Motivo: La Genericità sulla Pena

L’ultimo motivo lamentava l’eccessività della pena, criticando il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti. Anche in questo caso, la Corte ha definito il motivo generico. La difesa non si è confrontata con la puntuale argomentazione fornita dai giudici di merito per giustificare la loro decisione sulla pena. Una critica generica, che non attacca specificamente la logica della sentenza impugnata, non può trovare accoglimento in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione è un controllo di legittimità, non di merito. I giudici della Suprema Corte non possono rivalutare i fatti o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il ricorso deve evidenziare vizi di legge o difetti manifesti di logica nella motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, i motivi presentati erano o una semplice ripetizione di argomenti già vagliati e respinti, o affermazioni generiche che non dialogavano con le ragioni esposte nella decisione d’appello.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è essenziale che l’atto di impugnazione sia specifico, critico e pertinente. Non basta ripetere le proprie tesi, ma occorre dimostrare dove e perché i giudici di merito hanno sbagliato nell’applicare la legge o nel costruire il loro ragionamento. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende sottolinea le conseguenze negative di un ricorso presentato senza i necessari requisiti di specificità e fondatezza.

Quando un ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando i motivi sono una mera riproduzione di doglianze già respinte, manifestamente infondati, o generici perché non si confrontano con la puntuale argomentazione della sentenza impugnata.

Perché il reato di lesioni è stato considerato procedibile d’ufficio in questo caso?
Il reato di lesioni è stato ritenuto procedibile d’ufficio perché configurato nella sua forma aggravata, a causa del nesso teleologico con il reato di resistenza. Le lesioni sono state commesse per portare a compimento l’altro reato, e questa circostanza rende l’azione penale indipendente dalla querela della parte offesa.

È sufficiente contestare l’eccessività della pena in modo generico per ottenerne una riduzione?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che un motivo di ricorso relativo all’eccessività della pena è inammissibile se è generico e non si confronta specificamente con le argomentazioni fornite dai giudici di merito per giustificare la quantificazione della pena stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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