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Ricorso inammissibile: i limiti dei motivi d’appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per contrabbando. Il ricorso contestava la mancata concessione della sospensione condizionale della pena e la mancata sostituzione della pena detentiva. La Corte ha stabilito che la sospensione condizionale è stata legittimamente negata a causa dei precedenti penali dell’imputato. Inoltre, la richiesta di sostituzione della pena non era mai stata presentata nell’atto di appello, rendendo impossibile per la Corte di Appello pronunciarsi in merito. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto per manifesta infondatezza e difetto di specificità dei motivi, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi d’Appello non Sono Validi

Il concetto di ricorso inammissibile rappresenta uno snodo cruciale nel diritto processuale penale. Significa che l’istanza presentata a un giudice superiore viene rigettata senza nemmeno un’analisi nel merito, a causa di vizi formali o sostanziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la mancata specificazione dei motivi nell’atto di appello o la manifesta infondatezza delle richieste portino inevitabilmente a tale esito, con conseguenze significative per il ricorrente.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso

Il caso in esame ha origine dalla condanna di un individuo, confermata dalla Corte d’Appello, per il reato di contrabbando, previsto dall’art. 291 bis del d.P.R. 43/73. Non accettando la decisione, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, affidandosi a due principali motivi di contestazione. In primo luogo, lamentava la mancata motivazione in merito al diniego della sospensione condizionale della pena. In secondo luogo, contestava l’omessa valutazione sulla possibilità di sostituire la pena detentiva con sanzioni alternative, come previsto dalla legge n. 689/1981.

Le Ragioni del Ricorso e la Decisione della Corte

L’imputato sosteneva che i giudici di merito non avessero adeguatamente spiegato le ragioni per cui gli era stato negato il beneficio della sospensione condizionale. Inoltre, riteneva che la sua pena detentiva potesse essere sostituita, ma che la Corte d’Appello avesse ignorato tale possibilità. Questi argomenti, tuttavia, non hanno superato il vaglio di ammissibilità della Suprema Corte.

L’analisi della Cassazione sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a una conclusione netta: il ricorso inammissibile.
Per quanto riguarda il primo punto, i giudici hanno evidenziato che la Corte d’Appello aveva correttamente escluso la concessione della sospensione condizionale della pena sulla base dei precedenti penali del ricorrente. La presenza di un curriculum criminale è, infatti, un elemento ostativo che il giudice di merito ha il dovere di valutare e che, in questo caso, giustificava pienamente il diniego del beneficio.

Riguardo al secondo punto, la Corte ha rilevato una carenza procedurale decisiva. La richiesta di sostituzione della pena ai sensi dell’art. 53 della legge n. 689/1981 non era mai stata formulata nell’atto di appello. In virtù del principio devolutivo, il giudice d’appello può pronunciarsi solo sulle questioni che gli vengono specificamente sottoposte dalle parti. Non essendo stata presentata alcuna richiesta in tal senso, la Corte d’Appello non aveva alcun obbligo di motivare sul punto, e quindi non può esserle addebitata alcuna omissione.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri del diritto processuale penale. Il primo è la valutazione discrezionale del giudice di merito riguardo alla concessione di benefici come la sospensione condizionale. La legge affida al giudice il compito di valutare la personalità dell’imputato e la sua propensione a delinquere, e i precedenti penali sono un indicatore primario in questa analisi. Un diniego basato su tale elemento è, pertanto, ampiamente motivato.

Il secondo pilastro è il principio devolutivo dell’appello. L’appello non è un nuovo giudizio su tutta la materia, ma un riesame limitato ai punti della sentenza che sono stati specificamente contestati nell’atto di impugnazione. Se una parte omette di sollevare una certa questione (come la sostituzione della pena), preclude al giudice superiore la possibilità di esaminarla. Dichiarare un ricorso inammissibile in queste circostanze non è solo corretto, ma necessario per garantire l’ordine e la coerenza del processo.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione: la redazione di un atto di impugnazione richiede la massima precisione e completezza. Omettere una richiesta o presentare motivi manifestamente infondati non solo porta al rigetto del ricorso, ma comporta anche conseguenze economiche. La Corte, infatti, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende. Ciò sottolinea come un ricorso temerario o mal formulato non sia una strategia vincente, ma un rischio concreto di aggravare la propria posizione processuale ed economica.

Perché è stata negata la sospensione condizionale della pena?
La sospensione condizionale della pena è stata negata perché l’imputato aveva dei precedenti penali. La Corte ha ritenuto che tale circostanza fosse sufficiente a giustificare il diniego del beneficio.

Perché la Corte non ha valutato la sostituzione della pena detentiva?
La Corte non ha esaminato la possibilità di sostituire la pena detentiva perché tale richiesta non era stata inclusa nei motivi presentati nell’atto di appello. Il giudice d’appello può decidere solo sulle questioni che gli vengono specificamente sottoposte.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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