LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: guida senza patente e recidiva

Un conducente condannato per guida senza patente con recidiva biennale presenta ricorso in Cassazione. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per mancanza di specificità dei motivi, confermando la condanna e l’obbligo di pagare le spese e una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza patente e recidiva: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato il caso di un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per guida di un ciclomotore senza aver mai conseguito la patente, con l’aggravante della recidiva nel biennio. Questa decisione offre spunti fondamentali sui requisiti di specificità che un ricorso deve possedere per superare il vaglio di legittimità, specialmente in presenza di una ‘doppia conforme’ dei giudici di merito.

I Fatti del Caso: La Condanna per Guida Senza Patente

Un soggetto veniva condannato sia in primo grado che in appello per la contravvenzione prevista dall’art. 116 del Codice della Strada. L’accusa era di aver guidato un ciclomotore senza aver mai ottenuto la patente, e di aver commesso il fatto entro due anni da una precedente violazione della stessa natura (recidiva nel biennio). La Corte d’Appello di Palermo aveva confermato la responsabilità penale e il trattamento sanzionatorio decisi dal Tribunale.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa Generica

La difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basandosi su due principali motivi:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione: si contestava la prova della precedente condotta di guida senza patente, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello mancante e illogica su questo punto.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: si lamentava che la richiesta di concessione delle attenuanti generiche fosse stata respinta senza una motivazione adeguata.

La Decisione della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi carenti di specificità. I giudici hanno sottolineato come l’atto di impugnazione non si confrontasse adeguatamente con le argomentazioni della sentenza d’appello, limitandosi a riproporre critiche generiche.

La Mancanza di Specificità dei Motivi

Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché non assolveva alla funzione tipica di una critica argomentata avverso la sentenza impugnata. Secondo la Corte, un ricorso per cassazione deve andare oltre la mera enunciazione di vizi, ma deve invece contestare punto per punto le ragioni della decisione del giudice di merito, evidenziando le specifiche lacune o errori logico-giuridici. In questo caso, l’impugnazione si è rivelata solo apparente, non rispettando i requisiti imposti dall’articolo 581 del codice di procedura penale.

La Conferma della Recidiva e il Diniego delle Attenuanti

La Corte d’Appello aveva solidamente motivato la sua decisione. La recidiva era stata provata documentalmente attraverso un verbale di contestazione amministrativa del 2017, mai pagato né impugnato dall’imputato. Questo stesso elemento, unito ai precedenti penali, era stato correttamente utilizzato per negare le attenuanti generiche, delineando una personalità negativa dell’imputato. La pena inflitta, inoltre, era stata giudicata mite, essendo notevolmente inferiore alla media prevista dalla legge.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sul principio consolidato secondo cui, in presenza di una ‘doppia conforme’ (cioè due sentenze di merito che giungono alla stessa conclusione), il ricorso per cassazione deve essere particolarmente rigoroso e specifico. L’imputato non può limitarsi a denunciare una presunta insufficienza della motivazione in modo generico, ma deve dimostrare in modo puntuale perché le argomentazioni dei giudici di merito sarebbero errate o illogiche. La Corte ha ribadito che i motivi del ricorso erano privi dell’idoneità a incidere sulla struttura logica della decisione impugnata. L’atto della difesa non ha sottoposto a una critica necessaria e circostanziata le argomentazioni della Corte d’Appello, che aveva chiaramente spiegato come la recidiva fosse provata e perché le attenuanti generiche non potessero essere concesse.

Le Conclusioni

La decisione in esame ribadisce un principio fondamentale del processo penale: un ricorso per cassazione deve essere un atto di critica specifica e argomentata, non una semplice lamentela. L’inammissibilità del ricorso comporta conseguenze significative per il ricorrente: oltre alla conferma definitiva della condanna, scatta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di redigere atti di impugnazione che dialoghino criticamente con la sentenza che si intende contestare, pena la loro inefficacia e ulteriori oneri economici.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e aspecifici. Non si confrontavano criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a contestazioni generiche e non rispettando i requisiti di specificità richiesti dall’art. 581 c.p.p.

Come è stata provata in giudizio la recidiva nel biennio?
La recidiva è stata provata attraverso la documentazione in atti, in particolare un verbale di contestazione amministrativa per un’analoga violazione commessa il 18 maggio 2017. Tale verbale non era stato né pagato (oblato) né impugnato dall’imputato, dimostrando così la precedente condotta illecita.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, e in assenza di prove che l’errore non sia colpa del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati