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Ricorso inammissibile guida in stato di ebbrezza

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per guida in stato di ebbrezza, confermando la condanna. L’appello si basava su una rivalutazione dei fatti e sulla richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto, motivi ritenuti non pertinenti per il giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Guida in Stato di Ebbrezza: La Cassazione Ribadisce i Suoi Limiti

Con l’ordinanza n. 37968/2024, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile per guida in stato di ebbrezza, consolidando un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La pronuncia offre importanti chiarimenti sui motivi che possono essere validamente presentati in Cassazione e sui rigidi criteri per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Patti e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Messina. Un automobilista era stato ritenuto colpevole del reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver provocato un incidente stradale. La pena inflitta era di cinque mesi di arresto e 1.200 euro di ammenda.

L’imputato, non rassegnandosi alla decisione dei giudici di merito, decideva di presentare ricorso per cassazione tramite il suo difensore, articolando tre distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha basato il ricorso su tre principali argomenti:

1. Violazione di legge sull’aggravante: Si contestava la sussistenza dell’aggravante di aver causato un incidente stradale, sostenendo un difetto di motivazione da parte della Corte d’Appello.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: Si richiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, che esclude la punibilità per fatti di minima offensività.
3. Errata valutazione dello stato di ebbrezza: Si metteva in discussione la prova della condizione di ebbrezza al momento del fatto.

Tutti e tre i motivi, sebbene formalmente presentati come violazioni di legge, miravano in sostanza a ottenere dalla Suprema Corte una nuova e diversa valutazione degli elementi di fatto già esaminati nei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Corte: un altro caso di ricorso inammissibile per guida in stato di ebbrezza

La Corte di Cassazione ha respinto in toto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine: la Corte non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, logicamente argomentata, dei giudici di merito.

I giudici hanno sottolineato come i motivi relativi all’incidente stradale e allo stato di ebbrezza costituissero un tentativo mascherato di sollecitare una “rilettura” delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. Anche dopo le riforme legislative, la Cassazione non può procedere a una nuova ricostruzione dei fatti, ma solo verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte ha spiegato in modo dettagliato perché ogni motivo di ricorso fosse infondato. Riguardo al primo e al terzo motivo, ha ribadito che esula dai suoi poteri l’apprezzamento degli elementi fattuali. Il ricorrente, invece di denunciare un vizio logico palese nella sentenza d’appello, proponeva semplicemente una valutazione alternativa delle prove, ritenuta più favorevole.

Per quanto riguarda il secondo motivo, quello sulla particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), la Corte ha precisato che la norma richiede la compresenza di due requisiti: la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento. La valutazione di questi elementi, basata su criteri come le modalità della condotta e l’entità del danno (art. 133 c.p.), spetta al giudice di merito. In questo caso, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato gli elementi che impedivano di qualificare il fatto come di particolare tenuità, rendendo la sua decisione immune da censure di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per la prassi legale. Conferma che il ricorso in Cassazione deve concentrarsi su vizi di legittimità effettivi (errori nell’applicazione della legge o motivazioni manifestamente illogiche o contraddittorie) e non può essere utilizzato come un ulteriore tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti. La decisione ribadisce la natura del giudizio di legittimità come controllo sulla corretta applicazione delle norme, non come una terza istanza di giudizio. In conseguenza dell’inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la condanna per guida in stato di ebbrezza?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati dall’imputato non denunciavano vizi di legittimità, ma chiedevano una nuova valutazione dei fatti e delle prove, come la dinamica dell’incidente e lo stato di ebbrezza. Tale attività è riservata esclusivamente ai giudici di merito e non rientra nei poteri della Corte di Cassazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No. L’ordinanza conferma che la Corte di Cassazione non può compiere una “rilettura” degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione impugnata. Il suo ruolo è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della coerenza logica della motivazione (giudizio di legittimità), non potendo sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Quando si può applicare la causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.)?
Secondo la Corte, l’applicazione di questa norma richiede la presenza congiunta di due condizioni: la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento. La valutazione di tali requisiti è compito del giudice di merito, che deve considerare le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo. Se il giudice di merito esclude, con motivazione adeguata, la sussistenza di tali condizioni, la sua decisione non è sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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