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Ricorso inammissibile giudice di pace: la Cassazione

Un imputato, condannato per minacce dal Giudice di Pace e in appello, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione sottolinea che, nei casi di competenza del Giudice di Pace, un ricorso inammissibile giudice di pace è tale se si fonda su presunti vizi di motivazione anziché su specifiche violazioni di legge, come previsto dalla normativa. Il ricorso è stato inoltre ritenuto generico, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Giudice di Pace: La Cassazione Chiarisce i Limiti

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 18646 del 2024 offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso contro le sentenze emesse in procedimenti di competenza del Giudice di Pace. Il caso analizzato evidenzia come un ricorso inammissibile giudice di pace sia spesso il risultato di un’errata impostazione dei motivi di impugnazione, che si concentrano sul merito della vicenda anziché su specifiche violazioni di legge. Questa pronuncia ribadisce principi fondamentali della procedura penale, con conseguenze significative per chi intende adire la Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di minaccia (art. 612 c.p.) emessa dal Giudice di Pace di Alessandria. La sentenza di primo grado, che prevedeva anche il risarcimento del danno alla parte civile, veniva confermata in appello dal Tribunale della stessa città. L’imputato, non rassegnato, decideva di proporre ricorso per cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza di condanna.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa Basata sul Merito

Nel suo ricorso, l’imputato lamentava una violazione di legge, sostenendo che il reato non sussistesse e che, in ogni caso, avrebbe dovuto essere applicata la scriminante della legittima difesa, anche nella sua forma putativa o per eccesso colposo. In sostanza, la difesa tentava di ottenere dalla Corte di Cassazione una rivalutazione dei fatti già esaminati nei due gradi di merito.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile Giudice di Pace

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una regola procedurale specifica e inderogabile che disciplina le impugnazioni avverso le sentenze pronunciate in relazione a reati di competenza del giudice di pace. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di formulare i motivi di ricorso in modo tecnicamente corretto, pena la chiusura definitiva del processo con esiti anche onerosi.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi.

In primo luogo, ha richiamato l’art. 606, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, per le sentenze di appello relative a reati di competenza del Giudice di Pace, il ricorso non può essere basato sui cosiddetti ‘vizi di motivazione’ (previsti dalla lettera e) del comma 1 dello stesso articolo). Il ricorso è consentito solo per le altre violazioni di legge specificamente indicate. L’imputato, invece, pur lamentando formalmente una ‘violazione di legge’, aveva di fatto sollevato censure sulla valutazione delle prove e sulla ricostruzione dei fatti, argomenti tipici dei vizi di motivazione, inammissibili in questo contesto.

In secondo luogo, la Corte ha qualificato i motivi del ricorso come generici e meramente reiterativi di quelli già presentati e respinti in appello. Il ricorrente non si era confrontato in modo specifico e critico con la motivazione della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre la propria versione dei fatti. Questo atteggiamento rende il ricorso non specifico e, di conseguenza, inammissibile, in quanto non assolve alla funzione di critica vincolata propria del giudizio di legittimità.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Inammissibilità

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro a favore della cassa delle ammende. I giudici hanno sottolineato che l’evidente inammissibilità dei motivi non permetteva di considerare il ricorrente immune da colpa nel promuovere l’impugnazione. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma una sede di controllo sulla corretta applicazione del diritto. Per i procedimenti nati davanti al Giudice di Pace, i margini di accesso sono ancora più ristretti, ed è essenziale che i motivi di ricorso si concentrino esclusivamente su questioni di pura legittimità.

È possibile contestare la motivazione di una sentenza del giudice di pace con un ricorso in Cassazione?
No. L’ordinanza chiarisce che, per le sentenze emesse in relazione a reati di competenza del giudice di pace, il ricorso per cassazione non può essere fondato su vizi di motivazione (art. 606, co. 1, lett. e), c.p.p.), ma solo su altre specifiche violazioni di legge previste dalle lettere a), b) e c) dello stesso articolo.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 c.p.p., la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro (in questo caso 3.000 euro) a favore della cassa delle ammende, soprattutto quando l’inammissibilità è considerata evidente.

Perché il ricorso in questo caso è stato considerato generico?
Il ricorso è stato ritenuto generico perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni di merito già presentate e respinte in appello, senza confrontarsi criticamente e in modo specifico con le ragioni legali esposte nella sentenza impugnata. Di fatto, tentava di ottenere un nuovo giudizio sui fatti, cosa non permessa in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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