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Ricorso inammissibile: genericità e socialità pericolosa

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per violazione delle prescrizioni imposte. L’appello viene giudicato generico e aspecifico, poiché incentrato unicamente sulla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte conferma la decisione dei giudici di merito, che avevano negato tale beneficio in ragione della pericolosità sociale del soggetto, desunta dai suoi numerosi precedenti penali.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando la genericità vanifica l’impugnazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: un’impugnazione, per essere efficace, deve essere specifica e non generica. Un ricorso inammissibile non solo non viene esaminato nel merito, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Il caso in esame offre uno spaccato chiaro di come la pericolosità sociale e i precedenti penali possano influenzare l’applicazione di istituti premiali come la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 75 del d.lgs. 159/2011, che sanziona la violazione delle prescrizioni imposte con una misura di prevenzione. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando una ‘manifesta illogicità’ nella motivazione della sentenza d’appello.

Nello specifico, la difesa sosteneva che i giudici di secondo grado avessero erroneamente interpretato l’atto d’appello, considerandolo limitato alla sola richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), senza contestare l’affermazione della responsabilità penale in sé.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni convergenti. I giudici hanno stabilito che il motivo proposto era generico, aspecifico e basato su presunti vizi di motivazione (contraddittorietà e illogicità) che, di fatto, non emergevano dalla lettura della sentenza impugnata.

La Genericità del Motivo di Ricorso

Analizzando l’atto di appello originario, la Cassazione ha evidenziato come l’unico vero punto sollevato dalla difesa fosse proprio il mancato riconoscimento dell’esimente della particolare tenuità del fatto. Non vi era una reale contestazione sull’accertamento della colpevolezza. Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva correttamente concentrato la sua motivazione su quel singolo aspetto, rispondendo in modo logico e coerente all’unica doglianza proposta.

Il Diniego della Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di merito aveva negato l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. ancorando la sua decisione alla ‘pericolosità sociale’ del ricorrente. Questa valutazione non era astratta, ma fondata su elementi concreti: i numerosi precedenti penali della stessa indole, come risultava dal certificato del casellario giudiziale. Tale profilo di pericolosità è stato ritenuto ostativo alla concessione del beneficio, che presuppone un’offesa di minima entità in un contesto non allarmante dal punto di vista soggettivo.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte Suprema sono lineari e rigorose. Un ricorso è inammissibile quando non individua con precisione i punti della decisione che intende contestare o quando lo fa in modo vago. In questo caso, lamentare una presunta illogicità per una mancata trattazione di punti mai sollevati (la responsabilità penale) è un esercizio sterile. La Corte d’Appello ha fatto ciò che le era richiesto: rispondere al motivo di gravame presentato. Avendo risposto in modo logico e immune da censure, ancorando il diniego della non punibilità a dati oggettivi (i precedenti penali e la conseguente pericolosità sociale), la sua decisione non era sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

La pronuncia riafferma l’importanza di redigere atti di impugnazione chiari e specifici. Un ricorso inammissibile non attiva un nuovo giudizio, ma si ferma a una valutazione preliminare che, se negativa, cristallizza la condanna. Inoltre, la decisione sottolinea che la valutazione per la concessione della particolare tenuità del fatto non si limita al solo dato oggettivo (l’entità del danno), ma investe anche la personalità dell’autore del reato. La presenza di una significativa ‘pericolosità sociale’, desunta da precedenti specifici, costituisce un valido motivo per escludere l’applicazione di questo beneficio, rendendo la condanna inevitabile. La conseguenza diretta per il ricorrente è stata la condanna al pagamento delle spese e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando è generico, aspecifico e lamenta difetti di motivazione, come la palese illogicità, che non emergono concretamente dal testo del provvedimento impugnato.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Non è stata applicata perché la Corte ha ritenuto prevalente la pericolosità sociale del ricorrente, desunta dai suoi numerosi precedenti penali della stessa indole, elemento che osta alla concessione di tale beneficio.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro (tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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