LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: genericità e recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per un reato di lieve entità legato a sostanze stupefacenti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, che non si confrontavano adeguatamente con la sentenza impugnata, e sulla corretta motivazione della Corte d’Appello riguardo la pericolosità sociale e la recidiva dell’imputato, basata sui suoi numerosi precedenti penali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Requisiti di Ammissibilità

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non basta semplicemente dissentire dalla decisione precedente; è necessario formulare critiche precise e giuridicamente fondate. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga rigettato per la sua genericità e per la corretta valutazione della recidiva da parte dei giudici di merito. Analizziamo questa ordinanza per comprendere i paletti procedurali che non possono essere ignorati.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di lieve entità previsto dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/90). La condanna, emessa in primo grado, era stata confermata dalla Corte di Appello di Bologna. L’imputato, non rassegnato alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione tramite il suo difensore, contestando l’affermazione della sua responsabilità penale e la valutazione sulla sua pericolosità sociale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 17 settembre 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione implica che i giudici non sono entrati nel merito delle questioni sollevate, ma hanno bloccato l’impugnazione sul nascere a causa di vizi procedurali e di motivazione. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione: Analisi del Ricorso Inammissibile

Le motivazioni della Corte si concentrano su due aspetti fondamentali che hanno portato alla dichiarazione di inammissibilità.

Genericità delle Censure e Mancanza di Confronto

Il primo e principale motivo di rigetto è stata la genericità delle critiche mosse alla sentenza della Corte d’Appello. La Cassazione ha sottolineato che le censure della difesa erano del tutto generiche e prive di un reale confronto con le argomentazioni sviluppate dai giudici di merito. In pratica, il ricorso si limitava a proporre una diversa interpretazione delle prove e dei fatti, senza individuare specifici vizi logici o errori di diritto nella sentenza impugnata.

La Suprema Corte ha ribadito un principio cardine del suo ruolo: il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. Non è compito della Cassazione rileggere gli elementi di fatto o adottare nuovi parametri di valutazione. Il suo sindacato è limitato a verificare che il discorso giustificativo della sentenza d’appello sia logico, coerente e basato su corretti criteri di inferenza, come le massime di esperienza. Poiché il ragionamento della Corte d’Appello era stato ritenuto esente da vizi, il tentativo del ricorrente di ottenere una nuova valutazione dei fatti è stato respinto.

La Corretta Valutazione della Recidiva

Un secondo motivo di ricorso riguardava la ritenuta recidiva. Anche su questo punto, la Corte ha ritenuto le argomentazioni infondate. La sentenza d’appello aveva adeguatamente motivato la maggiore pericolosità sociale dell’imputato, basandosi non solo sui molteplici precedenti penali, anche specifici, ma anche sulla considerazione delle “allarmanti modalità del fatto”. Questa motivazione è stata giudicata pienamente conforme ai principi enunciati dalla giurisprudenza di legittimità, comprese le Sezioni Unite. La Corte ha quindi concluso che l’apparato argomentativo a sostegno della recidiva era solido e conferente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un insegnamento cruciale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: un ricorso non può essere un semplice atto di dissenso. Deve essere uno strumento tecnico, preciso e puntuale, che identifichi con chiarezza i vizi di legittimità (violazioni di legge o difetti manifesti di motivazione) della decisione impugnata. Proporre una mera rilettura dei fatti o sollevare critiche generiche si traduce inevitabilmente in un ricorso inammissibile, con la conseguenza di rendere definitiva la condanna e di addossare al ricorrente ulteriori spese. La distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità rimane un pilastro del nostro sistema processuale.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché le censure presentate erano del tutto generiche e non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a proporre una diversa interpretazione dei fatti.

Come è stata giustificata la recidiva contestata dall’imputato?
La Corte ha ritenuto la recidiva correttamente motivata sulla base della accresciuta pericolosità sociale dell’imputato, evidenziata dai suoi molteplici precedenti penali (anche specifici) e dalle allarmanti modalità del fatto per cui si procedeva.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La sua condanna penale è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati