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Ricorso inammissibile: genericità e recidiva

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, giudicando i motivi presentati dall’imputato come generici e manifestamente infondati. L’ordinanza conferma la decisione della Corte d’Appello riguardo alla mancata applicazione della continuazione tra reati e al mantenimento dell’aggravante della recidiva, sottolineando l’impossibilità per la Suprema Corte di riesaminare le valutazioni di fatto del giudice di merito.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i principi che rendono un ricorso inammissibile, specialmente quando i motivi sono generici o mirano a una rivalutazione dei fatti già decisi nei gradi di merito. Analizziamo una decisione che chiarisce i confini del giudizio di legittimità in materia di continuazione tra reati e applicazione della recidiva, offrendo spunti fondamentali per la redazione di un ricorso efficace.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna per un reato previsto dalla legge sulle armi (L. n. 110/1975), aveva ottenuto una parziale riforma della sentenza in appello, con una riduzione della pena. Non soddisfatto, decideva di ricorrere alla Corte di Cassazione, affidandosi a due specifici motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: Continuazione e Recidiva

Il ricorrente lamentava due aspetti della decisione della Corte d’Appello:

1. Mancato riconoscimento della continuazione: Chiedeva che il reato per cui era stato condannato venisse considerato parte di un unico disegno criminoso che legava altre sentenze già passate in giudicato. L’accoglimento di questa istanza avrebbe comportato un trattamento sanzionatorio complessivamente più mite.
2. Mancata esclusione della recidiva: Contestava l’applicazione dell’aggravante della recidiva, sostenendo che non dovesse essere considerata nel suo caso.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza. Questa decisione non entra nel merito delle richieste, ma si ferma a un gradino prima, rilevando un vizio insanabile nei motivi presentati. La Corte ha ritenuto che entrambi i motivi fossero inammissibili perché generici, manifestamente infondati e, in parte, meramente riproduttivi di argomentazioni già respinte in appello. Fondamentalmente, il ricorso cercava di ottenere dai giudici di legittimità una nuova valutazione degli elementi di fatto, un’operazione che è preclusa in sede di Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha analizzato separatamente i due motivi, spiegando nel dettaglio le ragioni dell’inammissibilità.

Per quanto riguarda la continuazione, i giudici hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse già fornito una motivazione logica e coerente per escludere l’esistenza di un medesimo disegno criminoso. La natura occasionale dei reati commessi era stata considerata un elemento ostativo al riconoscimento della continuazione. Il motivo di ricorso, quindi, non denunciava un vizio di legge o un’illogicità manifesta della motivazione, ma si limitava a sollecitare una diversa interpretazione dei fatti, non consentita.

Sul punto della recidiva, la Cassazione ha bollato il motivo come meramente riproduttivo di una censura già sollevata e correttamente respinta nel grado precedente. La Corte territoriale aveva adeguatamente motivato la sua decisione, sottolineando come i numerosi precedenti penali, anche specifici, a carico dell’imputato delineassero una “personalità criminosa di maggiore spessore”. Tale valutazione, immune da censure logico-giuridiche, giustificava pienamente il mantenimento dell’aggravante.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante sulla tecnica di redazione dei ricorsi per cassazione. La decisione conferma che il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Per avere una possibilità di successo, un ricorso deve evidenziare errori di diritto o vizi logici macroscopici nella motivazione della sentenza impugnata. Non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito. La genericità, la manifesta infondatezza e la semplice riproposizione di argomenti già vagliati conducono inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il motivo sulla continuazione tra reati è stato giudicato inammissibile?
È stato ritenuto inammissibile perché generico e volto a sollecitare una nuova valutazione dei fatti. La Corte d’Appello aveva già motivato in modo congruo che la natura occasionale dei reati impediva di riconoscere un unico disegno criminoso, e il ricorso non ha evidenziato vizi di legittimità in tale ragionamento.

Per quale ragione la Corte non ha escluso la recidiva?
Il motivo relativo alla recidiva è stato dichiarato inammissibile in quanto mera riproduzione di una doglianza già respinta in appello con motivazione adeguata. La Corte territoriale aveva giustamente valorizzato i plurimi precedenti penali dell’imputato, ritenendoli indicativi di una personalità criminosa significativa che giustificava l’aggravante.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta che la Corte di Cassazione non esamina il merito delle questioni sollevate. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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