Il Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza
L’ordinanza della Corte di Cassazione del 7 giugno 2024 offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga gestito nel nostro sistema giudiziario. Quando un appello non soddisfa i rigidi requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge, la Suprema Corte lo rigetta senza entrare nel merito della questione. Questo caso, riguardante un reato di resistenza a pubblico ufficiale, illustra perfettamente i paletti procedurali che gli avvocati difensori devono rispettare per ottenere un giudizio di legittimità.
I Fatti del Processo: La Condanna in Appello
Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila, che aveva confermato la responsabilità penale di sei persone per vari reati, tra cui la resistenza a pubblico ufficiale. Ritenendo ingiusta la decisione, gli imputati, attraverso un unico difensore, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando diverse censure contro la sentenza di secondo grado.
I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione
I ricorrenti hanno basato il loro appello su tre critiche principali:
1. Una contestazione relativa all’individuazione del luogo in cui alcuni degli imputati avevano commesso il reato.
2. Una censura generica contro la valutazione degli elementi costitutivi del reato di resistenza a pubblico ufficiale per altri imputati.
3. Una critica sulla determinazione della pena inflitta.
La Corte di Cassazione ha esaminato ciascun motivo, giungendo a una conclusione netta: dichiarare l’intero ricorso inammissibile.
Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti nel Giudizio di Legittimità
Il primo motivo di ricorso è stato respinto perché, secondo la Corte, prospettava una ‘rivalutazione e una alternativa rilettura delle fonti di prova’. Questo punto è cruciale. La Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il suo compito è quello di ‘giudice di legittimità’, ovvero verificare che i tribunali inferiori abbiano applicato correttamente la legge. Chiedere di riconsiderare dove un reato è avvenuto equivale a chiedere un nuovo giudizio sui fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. Un tale motivo rende, pertanto, il ricorso inammissibile.
La Genericità del Ricorso come Causa di Inammissibilità
Anche la seconda censura è stata giudicata inammissibile, ma per una ragione diversa: la sua ‘totale genericità’. Un ricorso in Cassazione deve contenere una critica specifica, puntuale e argomentata delle motivazioni della sentenza impugnata. Non è sufficiente contestare genericamente la decisione. I giudici hanno ritenuto che il ricorso non contenesse un’analisi critica adeguata delle argomentazioni logiche e lineari con cui la Corte d’Appello aveva confermato la sussistenza del reato. Questa mancanza di specificità ha reso anche questa parte del ricorso inammissibile.
Le Motivazioni della Sentenza
Nelle sue motivazioni, la Corte Suprema ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione. Ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riconsiderare le prove, ma di assicurare l’uniforme interpretazione della legge. Qualsiasi tentativo di indurre la Corte a riesaminare i fatti è destinato a fallire.
Per quanto riguarda la censura sulla pena, la Corte l’ha definita ‘manifestamente infondata’. Ha osservato che la Corte d’Appello aveva motivato in modo puntuale la quantificazione della pena, basandosi sui criteri dell’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo). Inoltre, ha chiarito che il fatto che le attenuanti generiche fossero state giudicate prevalenti sulle aggravanti rendeva irrilevante ogni ulteriore discussione sulla dichiarazione di recidiva per uno degli imputati.
Le Conclusioni
L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità di tutti i ricorsi. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello è diventata definitiva e gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa decisione riafferma un principio fondamentale del nostro sistema processuale: l’accesso alla Corte di Cassazione è riservato a questioni di diritto precise e ben argomentate. I ricorsi basati su una mera rilettura dei fatti o formulati in termini vaghi sono destinati a essere respinti, con conseguenze economiche significative per i ricorrenti.
Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile principalmente per due motivi: in parte chiedeva una rivalutazione delle prove, attività non consentita in sede di legittimità, e in parte era formulato in modo troppo generico, senza una critica specifica e argomentata della decisione impugnata.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo?
No, in base a quanto stabilito in questa ordinanza, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il che significa che può solo verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti, ma non può riesaminare i fatti o le prove del caso.
Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come in questo caso, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 39300 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 39300 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 07/06/2024
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME nato a MILANO il DATA_NASCITA COGNOME NOME nato a LUCCA il DATA_NASCITA COGNOME NOME nato a VASTO il DATA_NASCITA COGNOME NOME nato a VASTO il DATA_NASCITA COGNOME NOME nato a VASTO il DATA_NASCITA COGNOME NOME nato a SAN SALVO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 22/09/2023 della CORTE APPELLO di L’AQUILA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminati i motivi di ricorso di COGNOME NOME, COGNOME NOME, COGNOME NOME, COGNOME NOME, COGNOME NOME e COGNOME NOME, tutti contenuti in un unico atto di impugnazione a firma del difensore di fiducia.
Rilevato che la prima censura relativa alla individuazione sul luogo del commesso reato di COGNOME NOME, COGNOME NOME e COGNOME NOME è inammissibile perché prospetta una rivalutazione e una alternativa rilettura delle fonti di prova.
Osservato che la seconda censura relativa alle posizioni di COGNOME NOME, COGNOME NOME e COGNOME NOME è totalmente generica perché non appare scandita dalla necessaria critica analisi delle argomentazioni poste a base della decisione impugnata. In ogni caso il motivo è, all’evidenza, infondato, quando si abbia riguardo alla lineare e logica motivazione con cui la decisione della Corte di appello ritiene sussistenti gli elementi costitutivi del reato di resistenza a p.u.
Ritenuto che la censura sulla determinazione della pena della pena è manifestamente infondata perché la Corte di appello ha puntualmente motivato in base ai criteri di cui all’art. 133 cod. pen. e il fatto che le circostanze attenuanti generiche siano state ritenute prevalenti sulle recidive contestate rende irrilevante la circostanza che COGNOME NOME non sia stato dichiarato recidivo.
Ritenuto, pertanto, che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili, con la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 7 giugno 2024