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Ricorso inammissibile: genericità e prove dei fatti

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 7 giugno 2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila. Gli imputati, condannati per resistenza a pubblico ufficiale, hanno visto le loro istanze respinte perché i motivi del ricorso miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, o erano formulati in modo eccessivamente generico. La Corte ha confermato la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza

L’ordinanza della Corte di Cassazione del 7 giugno 2024 offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga gestito nel nostro sistema giudiziario. Quando un appello non soddisfa i rigidi requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge, la Suprema Corte lo rigetta senza entrare nel merito della questione. Questo caso, riguardante un reato di resistenza a pubblico ufficiale, illustra perfettamente i paletti procedurali che gli avvocati difensori devono rispettare per ottenere un giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo: La Condanna in Appello

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila, che aveva confermato la responsabilità penale di sei persone per vari reati, tra cui la resistenza a pubblico ufficiale. Ritenendo ingiusta la decisione, gli imputati, attraverso un unico difensore, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando diverse censure contro la sentenza di secondo grado.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

I ricorrenti hanno basato il loro appello su tre critiche principali:
1. Una contestazione relativa all’individuazione del luogo in cui alcuni degli imputati avevano commesso il reato.
2. Una censura generica contro la valutazione degli elementi costitutivi del reato di resistenza a pubblico ufficiale per altri imputati.
3. Una critica sulla determinazione della pena inflitta.

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascun motivo, giungendo a una conclusione netta: dichiarare l’intero ricorso inammissibile.

Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti nel Giudizio di Legittimità

Il primo motivo di ricorso è stato respinto perché, secondo la Corte, prospettava una ‘rivalutazione e una alternativa rilettura delle fonti di prova’. Questo punto è cruciale. La Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il suo compito è quello di ‘giudice di legittimità’, ovvero verificare che i tribunali inferiori abbiano applicato correttamente la legge. Chiedere di riconsiderare dove un reato è avvenuto equivale a chiedere un nuovo giudizio sui fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. Un tale motivo rende, pertanto, il ricorso inammissibile.

La Genericità del Ricorso come Causa di Inammissibilità

Anche la seconda censura è stata giudicata inammissibile, ma per una ragione diversa: la sua ‘totale genericità’. Un ricorso in Cassazione deve contenere una critica specifica, puntuale e argomentata delle motivazioni della sentenza impugnata. Non è sufficiente contestare genericamente la decisione. I giudici hanno ritenuto che il ricorso non contenesse un’analisi critica adeguata delle argomentazioni logiche e lineari con cui la Corte d’Appello aveva confermato la sussistenza del reato. Questa mancanza di specificità ha reso anche questa parte del ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

Nelle sue motivazioni, la Corte Suprema ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione. Ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riconsiderare le prove, ma di assicurare l’uniforme interpretazione della legge. Qualsiasi tentativo di indurre la Corte a riesaminare i fatti è destinato a fallire.

Per quanto riguarda la censura sulla pena, la Corte l’ha definita ‘manifestamente infondata’. Ha osservato che la Corte d’Appello aveva motivato in modo puntuale la quantificazione della pena, basandosi sui criteri dell’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo). Inoltre, ha chiarito che il fatto che le attenuanti generiche fossero state giudicate prevalenti sulle aggravanti rendeva irrilevante ogni ulteriore discussione sulla dichiarazione di recidiva per uno degli imputati.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità di tutti i ricorsi. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello è diventata definitiva e gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa decisione riafferma un principio fondamentale del nostro sistema processuale: l’accesso alla Corte di Cassazione è riservato a questioni di diritto precise e ben argomentate. I ricorsi basati su una mera rilettura dei fatti o formulati in termini vaghi sono destinati a essere respinti, con conseguenze economiche significative per i ricorrenti.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile principalmente per due motivi: in parte chiedeva una rivalutazione delle prove, attività non consentita in sede di legittimità, e in parte era formulato in modo troppo generico, senza una critica specifica e argomentata della decisione impugnata.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo?
No, in base a quanto stabilito in questa ordinanza, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il che significa che può solo verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti, ma non può riesaminare i fatti o le prove del caso.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come in questo caso, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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