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Ricorso inammissibile: genericità e onere della prova

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una misura di custodia cautelare in carcere per reati associativi. Il ricorso è stato respinto per la genericità dei motivi, in particolare riguardo all’eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni. La Corte ha ribadito che è onere della difesa indicare specificamente gli atti viziati e la loro rilevanza. Inoltre, ha confermato la validità della presunzione di pericolosità per i reati di tipo mafioso, non superata da argomentazioni generiche.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Onere della Prova nell’Uso delle Intercettazioni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9975 del 2024, offre un’importante lezione sulla redazione degli atti di impugnazione nel processo penale. Un ricorso inammissibile per genericità non solo preclude l’esame nel merito delle questioni sollevate, ma sottolinea anche la necessità per la difesa di articolare le proprie censure in modo specifico e documentato. Questo caso riguarda un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per gravi reati, tra cui l’associazione di tipo mafioso, e si concentra su due punti cruciali: l’utilizzabilità delle intercettazioni e la sussistenza delle esigenze cautelari.

I Fatti del Caso: Un’Impugnazione contro la Custodia Cautelare

Un soggetto, sottoposto alla misura della custodia in carcere per la presunta partecipazione a un’associazione di tipo mafioso, a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e per delitti di estorsione aggravata, ha impugnato l’ordinanza del Tribunale di Napoli che confermava tale misura. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: Intercettazioni e Presunzioni

Il ricorrente ha sollevato due questioni fondamentali:
1. Violazione di legge sull’utilizzabilità delle intercettazioni: La difesa sosteneva l’inutilizzabilità di tutte le intercettazioni provenienti da un diverso procedimento penale, ritenendo che non vi fosse una connessione legale tra i due casi. L’eccezione si basava sui principi affermati dalla nota sentenza “Cavallo” delle Sezioni Unite.
2. Violazione di legge sulle esigenze cautelari: Si contestava la sussistenza attuale e concreta del pericolo di recidiva, elemento necessario per giustificare il mantenimento della misura cautelare più afflittiva.

La Decisione della Cassazione: Un ricorso inammissibile per genericità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso palesemente inammissibile, respingendo entrambi i motivi per la loro genericità. Questa decisione evidenzia un principio cardine del processo penale: chi eccepisce un vizio ha l’onere di specificarlo in modo chiaro e comprensibile, consentendo al giudice di valutarne la fondatezza.

L’Onere di Specificità nelle Eccezioni

In merito al primo motivo, la Corte ha osservato come l’eccezione sull’inutilizzabilità delle intercettazioni fosse stata formulata “in modo del tutto vago e generico”. La difesa non aveva indicato quali fossero i dati dei diversi procedimenti, né quali specifiche intercettazioni fossero ritenute inutilizzabili. Secondo la costante giurisprudenza, è onere della parte che solleva tale eccezione indicare l’atto che si ritiene viziato e la rilevanza degli elementi probatori che ne derivano. In assenza di tali specificazioni, il motivo di ricorso manca di concretezza e non può essere accolto.

La Presunzione di Pericolosità nei Reati Associativi

Per quanto riguarda le esigenze cautelari, il Tribunale ha correttamente applicato il principio sancito dall’art. 275, comma 3, del codice di procedura penale. Per i reati di associazione di tipo mafioso, esiste una presunzione legale sulla sussistenza delle esigenze cautelari e sull’adeguatezza della custodia in carcere. Tale presunzione può essere superata solo fornendo la prova del recesso dell’indagato dall’associazione o dell’esaurimento dell’attività criminale del gruppo. Nel caso di specie, la difesa si era limitata a una generica osservazione sulla cessazione di un ruolo lavorativo del ricorrente, elemento ritenuto del tutto irrilevante a scalfire la doppia presunzione legale, soprattutto a fronte di una contestazione di condotta “tuttora perdurante”.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su principi procedurali consolidati. L’inammissibilità per genericità serve a garantire l’efficienza del sistema giudiziario, evitando che i giudici di legittimità debbano svolgere un’indagine esplorativa per comprendere il senso delle doglianze difensive. L’onere della prova, in questi casi, è saldamente sulle spalle del ricorrente. L’atto di impugnazione non può essere una mera enunciazione di principi di diritto, ma deve calare tali principi nella realtà processuale, indicando con precisione gli atti, i documenti o le prove che si assumono viziati.
Sul piano sostanziale, la Corte ribadisce la forza della presunzione di pericolosità per i reati di mafia. Questa scelta legislativa si giustifica con la particolare natura di tali crimini, caratterizzati da un forte radicamento nel territorio e da una persistenza che va oltre il singolo atto delittuoso. Per vincere questa presunzione, non bastano affermazioni generiche, ma occorrono elementi concreti e specifici che dimostrino un’effettiva e irreversibile interruzione dei legami con l’associazione criminale.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un monito per gli operatori del diritto. La preparazione di un ricorso, specialmente in Cassazione, richiede un’analisi meticolosa e una redazione precisa e autosufficiente. Le eccezioni procedurali, come quella sull’inutilizzabilità delle prove, devono essere supportate da riferimenti puntuali agli atti del processo, pena la loro irrilevanza. Allo stesso modo, per contrastare le presunzioni legali, è necessario presentare argomentazioni concrete e provate, capaci di dimostrare una realtà fattuale diversa da quella presunta dal legislatore. In definitiva, un ricorso inammissibile non è solo un’occasione persa, ma anche la conseguenza di una strategia difensiva che non ha rispettato i canoni di specificità e concretezza richiesti dalla legge.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso è dichiarato inammissibile per genericità quando i motivi di impugnazione sono formulati in modo vago, senza indicare specificamente gli atti processuali contestati, le norme che si assumono violate e la rilevanza delle censure rispetto alla decisione impugnata.

Come si contesta l’utilizzabilità delle intercettazioni provenienti da un altro procedimento?
Per contestare efficacemente l’utilizzabilità delle intercettazioni, la difesa ha l’onere di indicare in modo specifico e comprensibile i dati relativi ai diversi procedimenti, quali conversazioni sono ritenute inutilizzabili e perché, documentando la mancanza dei presupposti di legge (es. connessione tra i reati) per il loro utilizzo.

Per i reati di associazione mafiosa, la pericolosità dell’indagato deve essere sempre provata?
No, per i reati di cui all’art. 416-bis c.p., la legge stabilisce una presunzione legale sia della sussistenza delle esigenze cautelari sia dell’adeguatezza della custodia in carcere. Tale presunzione può essere superata solo con la prova che l’indagato si è dissociato dall’associazione o che l’attività dell’associazione è cessata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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