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Ricorso inammissibile: genericità e infondatezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione. I motivi del ricorso, relativi alla mancata concessione dell’attenuante per danno di speciale tenuità e alla sostituzione della pena detentiva, sono stati giudicati rispettivamente generici e manifestamente infondati. La Corte ha sottolineato la necessità di formulare censure specifiche e ha confermato che la sostituzione della pena può essere negata se vi è un fondato timore di inadempimento da parte del condannato. La decisione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti spunti sulla redazione dei ricorsi e sui limiti per l’applicazione di attenuanti e pene sostitutive. La Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per furto in abitazione, sottolineando come la mancanza di specificità nei motivi di appello precluda un esame nel merito. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di furto in abitazione, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello. L’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza:

1. La mancata concessione dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità, prevista dall’articolo 62, n. 4 del codice penale.
2. Il diniego della sostituzione della pena detentiva con sanzioni alternative, come previsto dall’articolo 545-bis del codice penale.

La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel valutare questi due aspetti, chiedendo un annullamento della sentenza impugnata.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le richieste del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, rilevando vizi che impediscono alla Corte di esercitare il proprio sindacato. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi distinti, uno per ciascun motivo di ricorso.

Il Primo Motivo: La Genericità della Censura sull’Attenuante

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato generico e indeterminato, in violazione dell’articolo 581 del codice di procedura penale. Secondo i giudici supremi, il ricorrente non ha indicato gli elementi specifici su cui si fondava la sua critica alla sentenza d’appello. Non è sufficiente lamentare la mancata concessione di un’attenuante; è necessario argomentare in modo puntuale perché il danno patrimoniale doveva essere considerato ‘lievissimo’, fornendo elementi concreti che la Corte avrebbe potuto valutare.

La Cassazione ha ribadito che, a fronte di una motivazione logicamente corretta della sentenza impugnata, il ricorrente ha l’onere di smontarla pezzo per pezzo, non potendosi limitare a una generica riproposizione delle proprie tesi. La mancanza di specificità rende il motivo inammissibile, poiché non consente al giudice dell’impugnazione di comprendere i rilievi mossi.

Il Secondo Motivo: L’Infondatezza sulla Sostituzione della Pena

Anche il secondo motivo è stato respinto, ma con la qualifica di ‘manifestamente infondato’. Il ricorrente lamentava la mancata sostituzione della pena detentiva. Tuttavia, la Corte ha ricordato che, ai sensi della Legge 689/1981, la sostituzione può essere negata quando ‘sussistono fondati motivi per ritenere che le prescrizioni non saranno adempiute dal condannato’.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva compiuto un giudizio prognostico negativo, motivando adeguatamente le ragioni per cui riteneva che le pene sostitutive non avrebbero garantito l’effettività della sanzione e il percorso rieducativo. La Cassazione ha ritenuto questa valutazione incensurabile, in quanto basata su un corretto bilanciamento tra le istanze rieducative e la necessità di assicurare che la pena venga effettivamente scontata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza è un monito fondamentale per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione. La lezione principale è che la specificità e la concretezza sono requisiti imprescindibili. Non basta dissentire da una decisione; è necessario costruire un’argomentazione solida, basata su elementi fattuali e giuridici precisi, capace di mettere in crisi il ragionamento del giudice precedente. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche ulteriori costi per il ricorrente. La decisione conferma inoltre la discrezionalità del giudice di merito nel valutare sia la tenuità del danno sia l’opportunità di concedere pene alternative, a patto che la sua motivazione sia logica e congrua.

Perché il motivo di ricorso sull’attenuante del danno lieve è stato respinto?
È stato respinto perché giudicato ‘generico’ e ‘indeterminato’. Il ricorrente non ha fornito elementi specifici per contestare la motivazione della sentenza precedente, limitandosi a lamentare la mancata concessione senza argomentare in dettaglio perché il danno fosse da considerarsi ‘lievissimo’, come richiesto dalla legge.

Su quali basi un giudice può negare la sostituzione della pena detentiva?
Un giudice può negare la sostituzione della pena, ai sensi dell’art. 58 della L. 689/1981, quando vi sono fondati motivi per ritenere che il condannato non adempirà alle prescrizioni imposte. La decisione si basa su un giudizio prognostico che bilancia la finalità rieducativa con l’obiettivo di assicurare l’effettività della pena.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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