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Ricorso inammissibile: genericità e condanna alle spese

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per calunnia, relativa alla falsa denuncia di smarrimento di un assegno. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici e non in grado di contestare efficacemente la dettagliata motivazione della Corte d’Appello. La decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando che un ricorso inammissibile ha conseguenze concrete.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Genericità: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione

Quando si impugna una sentenza, non è sufficiente esprimere un generico dissenso. È necessario formulare critiche specifiche e pertinenti. Un ricorso inammissibile è la sanzione processuale per chi non rispetta questa regola fondamentale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio, illustrando come la genericità dei motivi porti non solo al rigetto, ma anche a conseguenze economiche per il ricorrente.

I Fatti del Caso: La Falsa Denuncia di Smarrimento

Il caso trae origine da una condanna per il reato di calunnia, previsto dall’art. 368 del codice penale. L’imputato aveva denunciato lo smarrimento di un assegno, ma le indagini avevano rivelato una realtà diversa: il titolo era stato regolarmente negoziato. La denuncia, quindi, era falsa e finalizzata ad accusare ingiustamente un’altra persona di un reato.

La Corte d’Appello di Torino, con una ricostruzione puntuale e dettagliata dei fatti, aveva confermato la colpevolezza dell’imputato, motivando congruamente sulla sussistenza di tutti gli elementi del reato, inclusa la consapevolezza della falsità della denuncia. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità non sono entrati nel merito della vicenda, poiché i motivi presentati dal ricorrente sono stati giudicati affetti da “genericità”. In altre parole, le critiche mosse alla sentenza d’appello non erano specifiche, ma si limitavano a riproporre le stesse questioni già ampiamente e correttamente esaminate e respinte nel grado precedente, senza un reale confronto con le argomentazioni dei giudici di merito.

La Genericità dei Motivi come Causa di Inammissibilità

La Corte ha ribadito un principio consolidato: non è possibile, in sede di legittimità, rimettere in discussione valutazioni di fatto che sono state adeguatamente e logicamente motivate dal giudice di merito. Il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riproporre le stesse difese. Esso serve a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non a riesaminare le prove. La semplice riproposizione di argomenti già vagliati, senza evidenziare specifici vizi logici o giuridici nella sentenza impugnata, rende il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte sono state chiare e dirette. I giudici hanno ritenuto “evidente l’infondatezza della critica alla motivazione della Corte di appello”. Quest’ultima aveva, infatti, “congruamente motivato sulla sussistenza degli elementi di integrazione del delitto” di calunnia, compresa la piena consapevolezza dell’imputato riguardo alla falsità delle sue dichiarazioni. La riproposizione delle medesime questioni, senza un confronto effettivo con le valutazioni del giudice di merito, è stata definita come un’apparente denuncia di un errore logico o giuridico, ma in sostanza priva di fondamento. Di conseguenza, il ricorso non superava il vaglio preliminare di ammissibilità.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non è priva di conseguenze. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, essa comporta due effetti automatici e gravosi per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali: il soggetto che ha avviato un’impugnazione inammissibile deve farsi carico dei costi del procedimento.
2. La condanna al versamento di una somma alla Cassa delle ammende: si tratta di una sanzione pecuniaria, che nel caso di specie è stata equamente determinata in 3.000 euro.
Questa ordinanza serve da monito: un’impugnazione deve essere fondata su motivi seri e specifici. Un ricorso generico e dilatorio non solo è destinato all’insuccesso, ma comporta anche un onere economico significativo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati ritenuti generici e non specifici. Il ricorrente si è limitato a riproporre le stesse questioni già affrontate e motivate dalla Corte d’Appello, senza un confronto critico ed effettivo con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Qual è il reato contestato all’imputato nel caso di specie?
Il reato contestato è la calunnia, previsto dall’art. 368 del codice penale. L’imputato è stato accusato di aver falsamente denunciato lo smarrimento di un assegno, che in realtà era stato regolarmente negoziato, con la consapevolezza di accusare ingiustamente un’altra persona.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata quantificata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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