LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: genericità e condanna alle spese

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. I motivi sono la manifesta infondatezza e genericità dell’appello, che non contesta efficacemente la motivazione della corte di merito sulla ricostruzione dei fatti e sul dolo. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3000 euro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità dei Motivi Porta alla Condanna

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede precisione e un confronto diretto con la sentenza impugnata. Un ricorso inammissibile non solo impedisce l’esame nel merito della questione, ma comporta anche severe conseguenze economiche per il ricorrente. Una recente ordinanza della Suprema Corte illustra perfettamente questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso per la sua genericità e condannando l’imputato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Potenza, che aveva confermato la condanna di un individuo per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, ha sollevato due principali motivi di ricorso, contestando sia l’accertamento della sua responsabilità penale sia la sussistenza dell’elemento psicologico del reato, il dolo.

L’Analisi della Corte e i Motivi del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, giungendo alla conclusione che fossero entrambi manifestamente infondati e, soprattutto, generici. Questa valutazione ha determinato l’esito del giudizio, senza che la Corte entrasse nel merito della colpevolezza dell’imputato.

### Il Primo Motivo: La Ricostruzione dei Fatti

Il primo motivo di ricorso contestava la ricostruzione dei fatti e la valutazione del materiale probatorio, in particolare l’attendibilità degli agenti operanti. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Cassazione può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica o contraddittoria, cosa che in questo caso non è stata riscontrata. La Corte d’Appello, infatti, aveva fornito una motivazione “congrua e adeguata”, basata su corretti criteri di inferenza e su “condivisibili massime di esperienza”. Il ricorso, invece, si limitava a una critica generica senza individuare vizi logici specifici.

### Il Secondo Motivo: La Prova del Dolo

Anche il secondo motivo, relativo all’accertamento del dolo, è stato giudicato infondato. Il ricorrente sosteneva una mancanza di prova dell’intenzione di resistere ai pubblici ufficiali. La Suprema Corte ha invece evidenziato come la Corte d’Appello avesse adeguatamente motivato la sussistenza del dolo, basandosi sulla “ostinata opposizione” che l’imputato aveva rivolto contro gli agenti, riconosciuti pacificamente come tali sulla base delle emergenze processuali. La genericità delle doglianze, prive di un reale confronto con le argomentazioni della sentenza di secondo grado, ne ha determinato l’inammissibilità.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nel principio secondo cui un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve contenere critiche specifiche e puntuali alla decisione impugnata. Non è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito o formulare censure generiche. La Corte ha sottolineato che “la genericità delle doglianze, in assenza di un confronto con le valutazioni della sentenza di merito, ne determina l’inammissibilità”. L’appello si è rivelato un tentativo di ottenere un nuovo giudizio sui fatti, un’attività che esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione.

Le Conclusioni: Le Conseguenze del Ricorso Inammissibile

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato l’applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. In base a tale norma, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha disposto il versamento di una somma di 3000 euro in favore della cassa delle ammende, ritenuta equa in ragione delle questioni dedotte. Questa ordinanza serve da monito: un’impugnazione non adeguatamente formulata non solo è inutile ai fini della difesa, ma si trasforma in un ulteriore onere economico per l’imputato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano manifestamente infondati e generici, non contestando in modo specifico le argomentazioni della sentenza impugnata ma limitandosi a criticare la valutazione dei fatti, che è di competenza esclusiva del giudice di merito.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in questo caso?
In base all’art. 616 c.p.p., la dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3000 euro in favore della cassa delle ammende.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti del processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o la valutazione delle prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non condurre un nuovo giudizio di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati