Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità dei Motivi Porta alla Condanna
L’esito di un processo non si decide solo nel merito, ma anche attraverso il rispetto delle regole procedurali. Un esempio lampante è quando un appello viene definito ricorso inammissibile a causa della genericità dei motivi presentati. Con l’ordinanza n. 29762/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, condannando un ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme la vicenda per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.
I Fatti del Caso
La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un imputato per il reato previsto dall’art. 391-ter del codice penale, relativo all’accesso abusivo a un sistema informatico o telematico da parte di una persona detenuta. A seguito della conferma della condanna da parte della Corte d’Appello di Napoli, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, contestando l’affermazione della sua responsabilità penale.
Il ricorso, tuttavia, non è stato esaminato nel merito. La Suprema Corte ha infatti focalizzato la sua attenzione non sulla colpevolezza o meno dell’imputato, ma sulla modalità con cui il ricorso stesso era stato redatto e presentato.
La Decisione della Cassazione: un ricorso inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non significa che la Corte abbia confermato la colpevolezza dell’imputato nel merito, ma piuttosto che l’atto di impugnazione non possedeva i requisiti minimi per poter essere esaminato. Di conseguenza, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, un fondo destinato a finanziare progetti di reinserimento sociale.
Le Motivazioni: La Genericità come Vizio Fatale
Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni che hanno spinto i giudici a tale conclusione. Secondo la Corte, le doglianze, ovvero le lamentele presentate dal ricorrente, erano “totalmente generiche”. Questo significa che il ricorso si limitava a semplici enunciazioni di principio, senza confrontarsi concretamente con le argomentazioni logiche e puntuali sviluppate dalla Corte d’Appello nella sua sentenza.
In pratica, l’imputato non ha spiegato in modo specifico e dettagliato perché la decisione dei giudici di secondo grado fosse sbagliata. Mancava un’analisi critica della sentenza impugnata, l’indicazione precisa delle ragioni di diritto e dei fatti che avrebbero dovuto portare a una decisione diversa. Un ricorso efficace deve “dialogare” con la sentenza che contesta, smontandone punto per punto il ragionamento; un’affermazione generica di non essere d’accordo è, dal punto di vista procedurale, del tutto inefficace.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione
Questa ordinanza ribadisce un insegnamento cruciale per chiunque affronti un percorso giudiziario: la forma è sostanza. Non è sufficiente avere ragione nel merito; è indispensabile saper articolare le proprie ragioni secondo le regole del diritto processuale. Un ricorso presentato in Cassazione deve essere specifico, pertinente e tecnicamente ben costruito. La genericità e la vaghezza non solo rendono l’atto inutile, ma possono anche comportare conseguenze economiche significative, come la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione. La decisione serve da monito: l’accesso alla giustizia di ultima istanza richiede rigore e precisione, pena la chiusura anticipata e definitiva del caso.
Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati (le doglianze) sono stati ritenuti totalmente generici, limitandosi a mere enunciazioni senza confrontarsi in modo specifico con le argomentazioni della sentenza impugnata.
Qual era il reato per cui l’imputato era stato condannato?
L’imputato era stato condannato per il reato di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico commesso da una persona detenuta, previsto dall’art. 391-ter del codice penale.
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 29762 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 29762 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 28/06/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 12/12/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
t
N. NUMERO_DOCUMENTO NOME
OSSERVA
gli atti e la sentenza impugnata (condanna per il reato di cui all’art.
Visti 391-ter cod. pen.);
Esaminati i motivi di ricorso;
Ritenuto che le doglianze con cui si censura l’affermazione di responsabilità per il reato contestato sono totalmente generiche, limitandosi a mere enunciazioni e non misurandosi affatto con gli apprezzamenti di merito adeguatamente scrutinati dalla Corte d’appello con puntuale e logico apparato argomentativo, né coniugandosi alla enunciazione di specifiche richieste con connessa indicazione delle ragioni di diritto e dei dati di fatto che le sorreggono;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 28/06/2024