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Ricorso inammissibile: genericità e Cassazione

La Corte di Cassazione, con ordinanza 6064/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due imputati contro una condanna per stupefacenti. La Corte ha ritenuto il ricorso troppo generico, una mera ripetizione di argomenti già respinti, confermando la decisione precedente e condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un Caso

Introduzione: Quando un ricorso è destinato al fallimento

Nel sistema giudiziario italiano, il ricorso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, ma non è una terza opportunità per riesaminare i fatti. Il suo ruolo è garantire la corretta applicazione della legge. Un ricorso inammissibile è un atto che, per vizi di forma o di sostanza, non può nemmeno essere esaminato nel merito. L’ordinanza n. 6064/2024 della Suprema Corte offre un chiaro esempio di come la genericità delle argomentazioni difensive porti inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità, con significative conseguenze economiche per i ricorrenti.

I Fatti del Processo

Due persone, condannate dalla Corte d’Appello di L’Aquila con una sentenza del 13 marzo 2023, hanno deciso di presentare ricorso per Cassazione. La condanna riguardava reati legati a sostanze stupefacenti. Attraverso i loro legali, hanno cercato di contestare la decisione della corte territoriale, sperando in un annullamento della sentenza.

La Decisione della Corte di Cassazione: un ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, riunita in udienza l’8 gennaio 2024, ha esaminato gli atti e ha concluso che i ricorsi erano palesemente infondati. Di conseguenza, ha emesso un’ordinanza dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito della colpevolezza o innocenza degli imputati, ma si è fermata a un livello procedurale, sancendo l’inadeguatezza dell’atto di impugnazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha individuato diverse ragioni fondamentali per la sua decisione:

* Estrema Genericità: I ricorsi mancavano di specificità. Invece di individuare precisi errori di diritto commessi dalla Corte d’Appello, si limitavano a contestazioni vaghe.
* Mera Replica: Le argomentazioni presentate non erano nuove. Si trattava, in sostanza, della riproposizione delle stesse doglianze già esaminate e respinte dai giudici di merito. La Cassazione ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva già fornito risposte giuridicamente corrette, puntuali e logicamente coerenti.
* Coerenza della Sentenza Impugnata: I giudici di legittimità hanno riconosciuto che la sentenza della Corte d’Appello era ben motivata, sia riguardo all’attribuzione della sostanza stupefacente ai due ricorrenti, sia riguardo alla valutazione della maggiore pericolosità sociale di uno di essi, basata su precedenti specifici.

Le Conseguenze dell’Inammissibilità

In applicazione dell’art. 616 del Codice di Procedura Penale, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze dirette per i ricorrenti:

1. Condanna al pagamento delle spese processuali.
2. Condanna al versamento di una somma di tremila Euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista per aver attivato inutilmente il sistema giudiziario con un ricorso infondato.

Le Motivazioni

La motivazione di fondo di questa ordinanza risiede nel principio cardine del giudizio di cassazione. La Suprema Corte non è un “terzo grado di merito” dove si possono ridiscutere le prove e i fatti. Il suo compito è verificare la legittimità della decisione impugnata, ovvero controllare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente le norme di legge e abbiano motivato la loro scelta in modo logico e non contraddittorio. Un ricorso che si limita a criticare genericamente l’interpretazione dei fatti data dal giudice di merito, senza evidenziare un vizio di legge o un’illogicità manifesta nella motivazione, è per sua natura destinato a essere dichiarato inammissibile. In questo caso, la Corte ha ritenuto che le censure fossero una semplice replica di argomenti già vagliati e disattesi, rendendo l’impugnazione priva della necessaria specificità richiesta dalla legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce una lezione fondamentale per ogni difensore: l’importanza di redigere un ricorso per Cassazione specifico, tecnico e focalizzato su reali vizi di legittimità. Tentare di ottenere una nuova valutazione del merito dei fatti è una strategia inefficace che non solo non produce il risultato sperato, ma espone il proprio assistito a ulteriori sanzioni economiche. La decisione sottolinea come il sistema giudiziario preveda dei filtri per prevenire un uso dilatorio o strumentale dell’ultimo grado di giudizio, sanzionando chi presenta un ricorso inammissibile per manifesta infondatezza o genericità.

Per quale motivo principale la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile a causa della sua estrema genericità, in quanto si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte correttamente dai giudici di merito, senza individuare specifici vizi di legge nella sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila Euro.

La Corte di Cassazione ha riesaminato i fatti del caso per decidere?
No, la Corte non ha riesaminato i fatti. La sua decisione si è basata su un profilo puramente procedurale, ovvero la mancanza dei requisiti di ammissibilità del ricorso. Ha confermato che la valutazione dei fatti operata dalla Corte d’Appello era immune da vizi logici e giuridici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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