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Ricorso inammissibile: genericità e caos processuale

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto aggravato. La decisione si fonda sulla genericità e sulla formulazione caotica e confusa dei motivi di appello, che non permettevano un esame nel merito. I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione sanziona la genericità dei motivi

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa essere la conseguenza diretta di una stesura confusa e generica dei motivi di impugnazione. La Suprema Corte di Cassazione, nel confermare la condanna per furto aggravato a carico di due imputati, ha sottolineato l’importanza fondamentale di presentare censure chiare, ordinate e specifiche, pena l’impossibilità per il giudice di entrare nel merito della questione. Questo principio è cruciale per garantire l’efficienza e la correttezza del processo penale.

I Fatti del Processo

Due persone venivano condannate in primo grado e successivamente in appello dalla Corte di Palermo per il reato di furto in concorso, aggravato dall’uso di violenza sulle cose e dalla commissione del fatto su beni esposti alla pubblica fede. I fatti risalivano a un periodo prossimo al gennaio 2020. Avverso la sentenza di secondo grado, gli imputati, tramite un unico difensore, proponevano ricorso per cassazione, articolando un solo motivo che conteneva però una pluralità di censure diverse.

La Decisione della Corte e il principio del ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non si basa su una valutazione del merito delle accuse, ma su un vizio procedurale fondamentale: la genericità dell’atto di impugnazione. Secondo i giudici, le ragioni di censura erano state esposte ‘in maniera caotica, confusa e scarsamente perspicua’, rendendo di fatto impossibile un esame ordinato e comprensibile. Questo disordine espositivo ha impedito alla Corte di individuare con chiarezza quali fossero i punti della sentenza di appello effettivamente contestati e per quali ragioni.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha analizzato nel dettaglio i difetti del ricorso. In primo luogo, ha evidenziato come l’atto mescolasse in modo disordinato questioni eterogenee: dalla condizione di procedibilità alla prova della responsabilità individuale, dalla sussistenza di una causa di giustificazione come lo stato di necessità fino alla valutazione delle aggravanti e delle attenuanti. Tale approccio, definito ‘esplorativo ed alluvionale’, viola l’esigenza di un inquadramento ordinato delle censure, come richiesto dalla giurisprudenza consolidata (citando Sez. 2, n. 7801 del 19/11/2013).

In secondo luogo, la Corte ha ribadito un altro principio cardine del giudizio di legittimità: la non sindacabilità del bilanciamento delle circostanze. Gli imputati avevano contestato la decisione della Corte d’Appello di considerare equivalenti le circostanze attenuanti generiche e le aggravanti contestate. La Cassazione ha ricordato che tale valutazione è una prerogativa discrezionale del giudice di merito. Può essere censurata in sede di legittimità solo se frutto di ‘mero arbitrio o di ragionamento illogico’, cosa che nel caso di specie non era emersa. La motivazione della Corte d’Appello, che aveva ritenuto l’equivalenza la soluzione più idonea a garantire l’adeguatezza della pena, è stata considerata sufficiente e non manifestamente illogica.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame è un monito per ogni difensore. La redazione di un ricorso per cassazione richiede rigore, chiarezza e specificità. Non è sufficiente elencare una serie di doglianze, ma è necessario articolarle in modo logico e strutturato, indicando per ciascuna le ragioni di fatto e di diritto che dovrebbero portare all’annullamento della sentenza impugnata. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso. Pertanto, la chiarezza espositiva non è solo una questione di stile, ma un requisito fondamentale per l’accesso alla giustizia.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi di impugnazione erano esposti in maniera generica, caotica, confusa e scarsamente perspicua, senza l’indicazione di elementi specifici e decisivi in grado di sovvertire le valutazioni dei giudici di merito.

Quali argomenti hanno sollevato i ricorrenti nel loro ricorso?
I ricorrenti hanno sollevato in modo disordinato una pluralità di questioni, tra cui la condizione di procedibilità, la prova della responsabilità, la scriminante dello stato di necessità, le aggravanti contestate, l’attenuante del danno di speciale tenuità e la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

È possibile contestare in Cassazione il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti?
No, di regola non è possibile. Le decisioni relative al giudizio di comparazione tra circostanze opposte sono una valutazione discrezionale tipica del giudice di merito e sfuggono al controllo della Cassazione, a meno che non siano frutto di mero arbitrio o di un ragionamento illogico e non siano sorrette da una motivazione sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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