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Ricorso inammissibile: genericità e art. 581 c.p.p.

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per falsa attestazione a pubblico ufficiale. Il motivo risiede nella genericità dell’atto di impugnazione, che non specificava in modo adeguato i punti della sentenza contestata, violando i requisiti formali previsti dall’art. 581 del codice di procedura penale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara

L’esito di un processo non si decide solo nel merito, ma anche sul rigoroso rispetto delle regole procedurali. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 9067/2024, offre un chiaro esempio di come la mancata osservanza dei requisiti formali possa portare a un ricorso inammissibile, precludendo ogni possibilità di discussione nel merito. Nell’analisi che segue, vedremo perché la specificità dei motivi di impugnazione è un pilastro fondamentale del nostro sistema processuale.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria trae origine da una condanna in primo grado per il reato di falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sull’identità o su qualità personali. L’imputato, ritenuto colpevole, vedeva la sua condanna confermata anche dalla Corte di Appello, la quale dichiarava inammissibile il suo gravame.

Non arrendendosi, l’interessato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una presunta mancanza e manifesta illogicità della motivazione della sentenza di appello, basata su un presunto travisamento dei fatti e delle prove processuali. Si trattava, di fatto, dell’ultima possibilità per cercare di ribaltare il verdetto di colpevolezza.

La Decisione della Cassazione e il Principio di Specificità

La Suprema Corte, tuttavia, ha respinto il tentativo, dichiarando il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione non risiede in una valutazione della colpevolezza o innocenza dell’imputato, bensì in un vizio puramente procedurale: la genericità e indeterminatezza del motivo di ricorso.

Secondo gli Ermellini, l’atto di impugnazione era privo dei requisiti essenziali stabiliti dall’articolo 581, comma 1, lettera c), del codice di procedura penale. Questa norma impone a chi impugna una sentenza di indicare in modo specifico le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono ogni richiesta. Nel caso di specie, il ricorrente si era limitato a una critica generica, senza individuare puntualmente gli elementi probatori che, a suo dire, erano stati travisati o ignorati dai giudici di merito.

Le Motivazioni: Perché un Ricorso Generico è Inammissibile

La motivazione della Corte di Cassazione è netta e si fonda su un principio cardine del diritto processuale. Un’impugnazione non può essere una semplice doglianza astratta. Al contrario, deve essere un atto che dialoga criticamente con la sentenza impugnata, la quale gode di una sua logica e coerenza interna. Il ricorrente ha l’onere di smontare pezzo per pezzo l’argomentazione del giudice precedente, indicando con precisione dove e perché essa sarebbe errata.

Se il ricorso è vago e non indica gli specifici elementi su cui si fonda la censura, il giudice dell’impugnazione si trova nell’impossibilità materiale di esercitare il proprio sindacato. Non può, infatti, andare alla ricerca autonoma di possibili errori nella sentenza, ma deve limitarsi a valutare le critiche puntuali che gli vengono sottoposte. La mancanza di specificità rende l’atto inidoneo a raggiungere il suo scopo, trasformandolo in un esercizio sterile e, di conseguenza, inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La decisione in commento ribadisce un’importante lezione per chiunque affronti un procedimento penale. La redazione di un atto di impugnazione richiede la massima cura e precisione. Non è sufficiente contestare genericamente una decisione sfavorevole; è indispensabile articolare una critica dettagliata, documentata e ancorata alle risultanze processuali.

Le conseguenze di un ricorso inammissibile sono severe: non solo la sentenza di condanna diventa definitiva, chiudendo ogni ulteriore spiraglio di difesa, ma il ricorrente viene anche condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma non indifferente (in questo caso, tremila euro) alla Cassa delle ammende. Un esito che sottolinea come, nel diritto, la forma sia essa stessa sostanza.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se è generico e indeterminato, ovvero se non indica in modo specifico gli elementi e le ragioni che sostengono la critica alla sentenza impugnata, così come richiesto dall’art. 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

Cosa si intende per ‘genericità’ di un motivo di ricorso?
Per ‘genericità’ si intende la mancanza di specificità nei motivi di appello. Il ricorrente non può limitarsi a una critica vaga della sentenza, ma deve indicare precisamente gli elementi che non sono stati valutati o che sono stati travisati, permettendo così al giudice di comprendere e valutare i rilievi mossi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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