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Ricorso inammissibile: genericità dei motivi e prova

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della genericità dei motivi presentati. Il primo motivo, relativo a un presunto concordato in appello, era privo di prove; il secondo, sul diniego delle attenuanti generiche, contestava una decisione con motivazione logica e sufficiente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Importanza di Motivi Specifici e Prove Concrete

Nel processo penale, l’impugnazione di una sentenza è un diritto fondamentale, ma il suo esercizio è subordinato a regole precise. Un ricorso inammissibile è la sanzione processuale per chi non rispetta tali regole, presentando motivi di appello generici o non supportati da prove. L’ordinanza n. 22071/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la superficialità nella formulazione dei motivi possa precludere l’esame di merito e comportare conseguenze economiche per il ricorrente.

Il Caso: Un Appello Respinto dalla Cassazione

La vicenda trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’appellante basava la sua impugnazione su due principali argomentazioni: la presunta carenza di motivazione in relazione a una richiesta di “concordato in appello” e la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato entrambe le censure, dichiarando l’intero ricorso inammissibile e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Analisi del ricorso inammissibile: I Motivi dell’Appellante

L’esito del giudizio di legittimità è dipeso interamente dalla valutazione dei motivi proposti, ritenuti entrambi inadeguati a superare il vaglio di ammissibilità.

Primo Motivo: Il Concordato in Appello Mai Provato

Il ricorrente lamentava una presunta violazione dell’art. 599-bis del codice di procedura penale, sostenendo che la Corte d’Appello non avesse motivato a sufficienza il rigetto della sua proposta di concordato. Tuttavia, la Cassazione ha definito questo motivo “generico e manifestamente infondato”. Il punto cruciale era la totale assenza di prova: il ricorrente non ha dimostrato di aver mai trasmesso al collegio giudicante una proposta definitiva di concordato, peraltro corredata dal necessario consenso del Procuratore Generale. Anzi, agli atti risultava che il Procuratore Generale avesse richiesto la conferma della condanna, evidenziando una palese mancanza del presupposto fondamentale per un accordo.

Secondo Motivo: Le Attenuanti Generiche e la Motivazione del Giudice

Il secondo motivo di ricorso verteva sul diniego delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), denunciando una motivazione carente e illogica. Anche in questo caso, la Corte ha dichiarato il motivo inammissibile. La valutazione sulla concessione o meno delle attenuanti rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Il suo sindacato in sede di legittimità è limitato alla verifica che la motivazione sia esistente, non manifestamente illogica e che abbia preso in considerazione le argomentazioni difensive. Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato che la sentenza impugnata conteneva una spiegazione “sufficiente e non illogica” delle ragioni per cui le attenuanti non potevano essere concesse, rendendo la censura un tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito, inammissibile in Cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, un motivo di ricorso non può essere una mera enunciazione di dissenso, ma deve contenere specifiche ragioni di diritto e dati di fatto che ne dimostrino la fondatezza. Nel caso del concordato, la semplice affermazione di una richiesta, senza la prova della sua formale presentazione e del consenso della controparte, si riduce a una deduzione generica e irricevibile.

In secondo luogo, la Corte di legittimità non è un terzo grado di giudizio sul merito. Il suo compito non è rivalutare le prove o la congruenza della pena, ma assicurare l’osservanza della legge e la coerenza logica della motivazione. Poiché la Corte d’Appello aveva fornito una giustificazione adeguata per il diniego delle attenuanti, non vi era spazio per un intervento della Cassazione.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza

L’ordinanza in esame ribadisce una lezione fondamentale per chiunque intenda impugnare una sentenza penale: la precisione è tutto. Un ricorso, per avere successo, deve essere fondato su motivi specifici, giuridicamente argomentati e, ove necessario, supportati da elementi concreti presenti nel fascicolo processuale. Contestazioni generiche, apodittiche o che mirano a una semplice rivalutazione dei fatti sono destinate a essere dichiarate inammissibili, con l’ulteriore conseguenza della condanna al pagamento di spese e sanzioni pecuniarie.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è generico, non presenta specifiche ragioni di diritto e di fatto, o manca della prova necessaria a supportare le proprie affermazioni, come nel caso di specie dove non è stata dimostrata l’effettiva presentazione di una proposta di concordato in appello.

È sufficiente contestare il diniego delle attenuanti generiche per ottenere una revisione in Cassazione?
No, non è sufficiente. Se la motivazione del giudice di merito (in questo caso, la Corte d’Appello) è considerata sufficiente e non illogica, la Corte di Cassazione non può riesaminare la decisione nel merito, rendendo il motivo di ricorso inammissibile.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver promosso un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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