Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara
Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede rigore e precisione. Un errore nella formulazione dei motivi può portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, chiudendo definitivamente la porta a una revisione del caso. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la genericità e la mancanza di un confronto critico con la sentenza impugnata possano risultare fatali, con conseguenze economiche per il ricorrente.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte di Appello di Napoli, che lo aveva ritenuto responsabile per i reati di truffa (art. 640 c.p.) e ricettazione (art. 648 c.p.). La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso per cassazione su un unico motivo: un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con una sintetica ma incisiva ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte non è entrata nel merito della questione – cioè non ha valutato se l’imputato fosse o meno colpevole – ma si è fermata a un esame preliminare della struttura stessa del ricorso, trovandola gravemente carente.
Le Motivazioni dietro un Ricorso Inammissibile
Il cuore della decisione risiede nella violazione dell’articolo 581, comma 1, lettera c), del codice di procedura penale. Questa norma impone a chi impugna una sentenza di indicare specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta. Secondo i giudici supremi, il ricorso in esame era stato formulato in modo eccessivamente generico e indeterminato.
In altre parole, la difesa si era limitata a lamentare un vizio di motivazione senza però:
1. Indicare gli elementi specifici su cui si basava la censura.
2. Confrontarsi criticamente con le argomentazioni sviluppate dai giudici della Corte d’Appello nella sentenza impugnata.
La Corte ha sottolineato che la motivazione della sentenza di secondo grado era stata “totalmente pretermessa”, ovvero completamente ignorata. L’imputato, invece, avrebbe dovuto “rapportarsi criticamente” con essa, smontando punto per punto il ragionamento dei giudici che lo avevano condannato. Un ricorso efficace non può essere una semplice riproposizione di tesi già esposte o una generica lamentela; deve essere un dialogo serrato e puntuale con la decisione che si intende contestare. La mancanza di questo confronto critico rende l’atto d’impugnazione nullo per indeterminatezza.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze negative per il ricorrente. La prima è che la condanna è diventata definitiva. La seconda è di natura economica: è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque operi nel diritto: la precisione e la specificità non sono meri formalismi, ma requisiti essenziali per la validità di un atto processuale. Un ricorso inammissibile non è solo un’occasione persa, ma anche un costo aggiuntivo. La lezione è chiara: per contestare efficacemente una sentenza, non basta dissentire, ma è necessario dimostrare, con argomenti precisi e pertinenti, dove e perché il giudice precedente ha sbagliato.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché formulato in maniera generica e indeterminata, senza indicare gli elementi specifici della censura e senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, violando così l’art. 581 del codice di procedura penale.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che ha presentato il ricorso è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma aggiuntiva di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Cosa significa che il ricorrente avrebbe dovuto ‘rapportarsi criticamente’ con la sentenza impugnata?
Significa che non era sufficiente lamentare un vizio di motivazione in modo astratto, ma era necessario analizzare punto per punto il ragionamento dei giudici d’appello, evidenziando le specifiche contraddizioni, illogicità o carenze per dimostrare la fondatezza del proprio ricorso.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 45726 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 45726 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 05/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME (CUI 02N2LLE) nato a NAPOLI il 23/09/1981
avverso la sentenza del 25/03/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
letto il ricorso di COGNOME ritenuto che l’unico motivo di ricorso, con il quale la difesa deduce vizio d motivazione in punto di responsabilità per i reati di cui agli artt. 640 e 648 cod. risulta formulato in maniera generica peccando per assoluta indeterminatezza in violazione dell’art. 581, comma 1, lett. c) cod. proc. pen. in quanto non indica gli elementi che s alla base della censura formulata non confrontandosi in alcun modo con la motivazione della sentenza impugnata, che viene totalmente pretermessa e con cui, invece, l’impugnante avrebbe dovuto rapportarsi criticamente;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 5 novembre 2024
Il Consigliere estensore
La Presidente