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Ricorso inammissibile: genericità dei motivi e condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per spaccio di stupefacenti. La causa dell’inammissibilità è stata l’assoluta genericità del motivo di ricorso, enunciato senza alcuna spiegazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Genericità dei Motivi: Le Conseguenze

Presentare un’impugnazione in Cassazione è una fase delicata che richiede rigore e precisione. Un recente provvedimento della Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile perché fondato su motivi generici non solo viene respinto, ma comporta anche severe conseguenze economiche per chi lo propone. Analizziamo questa ordinanza per comprendere l’importanza di una corretta formulazione degli atti processuali.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, specificamente hashish e cocaina, un delitto previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti. La Corte d’Appello di Venezia aveva confermato la sentenza di primo grado. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e vizi di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.

La Decisione della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, esaminato il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile senza neppure entrare nel merito della questione. La ragione di tale drastica decisione risiede nell’assoluta genericità del motivo presentato. In pratica, il difensore si era limitato a enunciare il motivo di doglianza in modo astratto, senza fornire alcuna spiegazione, argomentazione o riferimento specifico alla sentenza impugnata che potesse sostenere la sua tesi. Un motivo ‘semplicemente enunciato’, come lo definisce la Corte, non è sufficiente per attivare un giudizio di legittimità. Un ricorso inammissibile per questa ragione è equiparato a un ricorso non presentato.

Le Motivazioni della Condanna alle Spese

La dichiarazione di inammissibilità non è priva di conseguenze. La legge prevede che, in questi casi, la parte che ha proposto l’impugnazione venga condannata al pagamento delle spese del procedimento. Ma non solo. La Corte ha anche condannato il ricorrente al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria aggiuntiva si fonda sul principio, avallato dalla Corte Costituzionale, secondo cui l’aver dato causa all’inammissibilità del ricorso deriva da una ‘colpa’ del ricorrente. Presentare un ricorso palesemente privo dei requisiti minimi di specificità costituisce un comportamento negligente che appesantisce inutilmente il sistema giudiziario, giustificando l’applicazione di una sanzione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve da monito sull’importanza della diligenza e della professionalità nella redazione degli atti di impugnazione. Non è sufficiente manifestare un generico dissenso verso una sentenza; è necessario articolare critiche precise, puntuali e argomentate, che mettano il giudice in condizione di valutare la fondatezza delle censure. Un ricorso vago e superficiale non solo è destinato al fallimento, ma espone il cliente a costi significativi, trasformando un tentativo di difesa in un ulteriore pregiudizio economico.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile a causa dell’assoluta genericità del motivo, che è stato semplicemente enunciato senza essere accompagnato da alcuna spiegazione o argomentazione a suo sostegno.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso è condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro, da versare alla Cassa delle ammende.

La sanzione pecuniaria è sempre applicata in caso di inammissibilità?
Sì, la sanzione pecuniaria viene applicata per legge, a meno che non si dimostri un’assenza di colpa da parte del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la colpa sussistesse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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