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Ricorso inammissibile: genericità dei motivi e condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. I motivi sono stati ritenuti generici e meramente riproduttivi di censure già valutate. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Genericità dei Motivi Conduce alla Condanna

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile non solo fallisca nel suo intento di riformare una sentenza, ma comporti anche conseguenze economiche negative per chi lo propone. Il caso analizza un appello avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale, respinto a causa della genericità delle argomentazioni difensive. Questo provvedimento sottolinea un principio fondamentale della procedura penale: l’obbligo di presentare motivi di ricorso specifici e pertinenti.

I Fatti del Caso

Un giovane, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Roma per il reato di resistenza a pubblico ufficiale (previsto dall’art. 337 del codice penale), decideva di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della condanna, contestando l’affermazione di responsabilità fatta dai giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 14 giugno 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione della Corte d’Appello è diventata, quindi, definitiva.

Le Motivazioni: la Genericità di un Ricorso Inammissibile

Il fulcro della decisione risiede nella valutazione dei motivi di ricorso. I giudici di legittimità hanno qualificato le doglianze del ricorrente come “generiche”, evidenziando come esse si limitassero a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. In altre parole, la difesa non ha mosso critiche specifiche contro la struttura logico-giuridica della sentenza impugnata, ma si è limitata a ripetere argomenti già ritenuti infondati.

La Corte di Cassazione ha sottolineato che la sentenza d’appello aveva un “puntuale e logico apparato argomentativo”. I giudici di secondo grado avevano infatti accertato la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi del reato di resistenza a pubblico ufficiale, compreso l’elemento psicologico. Avevano inoltre escluso l’applicabilità della causa di non punibilità prevista dall’art. 393-bis del codice penale, che scusa la reazione a un atto arbitrario del pubblico ufficiale. Poiché il ricorso non si è confrontato specificamente con queste precise argomentazioni, è stato giudicato incapace di superare il vaglio di ammissibilità.

Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: non è sufficiente manifestare un generico dissenso con la decisione impugnata. È necessario, invece, articolare motivi specifici che identifichino vizi di legittimità o palesi illogicità nella motivazione della sentenza precedente. Un ricorso inammissibile perché generico o ripetitivo non solo è destinato al fallimento, ma espone il ricorrente a sanzioni economiche. La decisione serve quindi da monito sull’importanza di una strategia difensiva mirata e tecnicamente rigorosa, specialmente nel giudizio di legittimità, dove il campo di analisi è limitato alla corretta applicazione della legge e alla logicità della motivazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e si limitavano a ripetere censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi in modo specifico con l’apparato argomentativo della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa aveva stabilito la Corte d’Appello riguardo al reato contestato?
La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità del soggetto, ritenendo presenti tutti i presupposti del reato di resistenza a pubblico ufficiale, incluso l’elemento psicologico, e aveva escluso l’applicazione della causa di non punibilità per reazione ad atti arbitrari (art. 393-bis c.p.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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