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Ricorso inammissibile: genericità dei motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per indebita percezione di un sussidio statale. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, che non contestavano specificamente le argomentazioni della sentenza di secondo grado. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Caro

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e un confronto puntuale con la decisione che si intende impugnare. Un recente provvedimento della Suprema Corte ha ribadito questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile a causa della genericità dei motivi addotti. Questo caso, relativo a una condanna per l’indebita percezione di un sussidio statale, offre spunti importanti sulle conseguenze procedurali e finanziarie di un’impugnazione non adeguatamente formulata.

I Fatti del Caso: Il Contesto della Controversia

Il procedimento nasce da un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Brescia. Il ricorrente era stato condannato per il reato previsto dall’art. 7 del D.L. 4/2019, relativo alla percezione illecita del reddito di cittadinanza. La difesa ha tentato di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione, sollevando questioni relative alla violazione di legge e a vizi di motivazione in merito all’affermazione di responsabilità.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali: uno di natura sostanziale, legato alla successione delle leggi nel tempo, e uno di natura prettamente procedurale, che ha determinato l’esito finale.

La Continuità Normativa tra Vecchia e Nuova Disciplina

In via preliminare, la Corte ha affrontato la questione dell’abrogazione del reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza, avvenuta il 1° gennaio 2024. Nonostante l’abolizione della norma, il legislatore ha previsto una clausola di salvaguardia che mantiene l’applicabilità delle sanzioni penali per i fatti commessi fino a quella data. La Corte ha ritenuto questa deroga al principio della lex mitior (applicazione della legge più favorevole al reo) pienamente legittima e non irragionevole. La sua funzione è quella di assicurare una tutela penale continua, coordinando la fine della vecchia disciplina con l’introduzione di nuove fattispecie di reato per benefici futuri analoghi.

Il Ricorso Inammissibile per Genericità dei Motivi

Il punto cruciale della decisione risiede però nell’analisi dei motivi di ricorso. Secondo la Corte, le doglianze presentate erano meramente generiche e contestative. In altre parole, il ricorrente si è limitato a riproporre le proprie tesi senza confrontarsi in modo specifico e critico con le argomentazioni contenute nella sentenza della Corte d’Appello. Questo modo di procedere viola l’art. 581 del codice di procedura penale, che richiede una critica argomentata del provvedimento impugnato. La funzione del ricorso, infatti, non è quella di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito, ma di controllare la corretta applicazione della legge.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte per dichiarare il ricorso inammissibile è chiara e si basa su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Un’impugnazione è ammissibile solo se instaura un confronto diretto e puntuale con la sentenza che si contesta. Prospettare deduzioni generiche, che non attaccano specificamente la logica e le fondamenta giuridiche della decisione di merito, equivale a non assolvere l’onere imposto dalla legge. La funzione tipica dell’impugnazione è quella di una critica argomentata, non di una mera riproposizione delle proprie difese. Poiché il ricorso in esame mancava di questa specificità, non poteva essere esaminato nel merito.

Le Conclusioni

La pronuncia ribadisce una lezione fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: la precisione è essenziale. La dichiarazione di inammissibilità non è una mera formalità, ma comporta conseguenze concrete. Il ricorrente è stato infatti condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a titolo sanzionatorio per la colpa ravvisata nella proposizione di un ricorso privo dei requisiti minimi di ammissibilità. Questa ordinanza serve da monito: un ricorso superficiale non solo è destinato all’insuccesso, ma può anche comportare un significativo onere economico.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, meramente contestativi e non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, violando i requisiti dell’art. 581 del codice di procedura penale.

L’abrogazione del reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza ha cancellato i reati commessi in passato?
No. La legge che ha abrogato il reato a partire dal 1° gennaio 2024 ha specificamente previsto che le sanzioni penali continuino ad applicarsi per i fatti commessi prima di tale data, per garantire continuità nella tutela penale.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che ha proposto il ricorso è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nella proposizione del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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