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Ricorso inammissibile: genericità dei motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Il ricorso è stato respinto perché i motivi erano generici: le critiche al funzionamento dell’etilometro sono state giudicate infondate e gli altri motivi non contestavano specificamente le argomentazioni della sentenza d’appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: quando un ricorso inammissibile costa caro

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultima via per contestare una condanna, ma è un percorso irto di ostacoli procedurali. Un errore nella formulazione dei motivi può portare a una dichiarazione di ricorso inammissibile, con conseguenze non solo giuridiche ma anche economiche. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Num. 13889/2024) offre un chiaro esempio di come la genericità delle censure precluda ogni possibilità di successo, confermando la condanna per guida in stato di ebbrezza.

Il caso in esame: dalla condanna al ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria inizia con una condanna emessa dal Tribunale per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato da un tasso alcolemico elevato. La sentenza viene parzialmente riformata dalla Corte d’Appello, ma la condanna penale rimane. L’imputato decide di tentare l’ultima carta, proponendo ricorso alla Suprema Corte di Cassazione. I motivi presentati si concentrano su tre punti principali: presunti dubbi sul corretto funzionamento dell’etilometro, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e, infine, una diversa valutazione delle circostanze attenuanti generiche.

I motivi del ricorso e la loro debolezza

L’analisi della Corte si sofferma sulla qualità delle argomentazioni difensive.
1. Dubbi sull’etilometro: La difesa ha contestato la validità della prova alcolemica, chiedendo una rinnovazione dell’istruttoria in appello. Tuttavia, secondo i giudici, gli argomenti erano ‘del tutto inidonei a costituire valida allegazione’ per mettere in discussione il test.
2. Particolare tenuità del fatto e attenuanti: Gli altri due motivi sono stati liquidati come privi di una ‘necessaria analisi critica’ della decisione impugnata. In sostanza, il ricorrente non ha adeguatamente contestato le specifiche e ampie motivazioni con cui la Corte d’Appello aveva già respinto tali richieste.

La decisione della Cassazione: un ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Esso serve a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Quando i motivi di ricorso sono generici, non si confrontano criticamente con la decisione impugnata o si limitano a riproporre questioni già esaminate e respinte, l’impugnazione non supera il vaglio di ammissibilità.

Conseguenze del ricorso inammissibile: non solo spese processuali

La declaratoria di inammissibilità ha comportato per il ricorrente non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche pesanti conseguenze economiche. Come previsto dalla legge, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questo dimostra come un’impugnazione non adeguatamente ponderata e formulata possa aggravare la posizione dell’imputato.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che i motivi di ricorso devono essere specifici e non limitarsi a una generica lamentela. Per quanto riguarda l’etilometro, la difesa non ha fornito elementi concreti e fattuali che potessero giustificare un dubbio ragionevole sulla sua affidabilità, limitandosi a contestazioni astratte. Per gli altri due motivi, il ricorrente non ha offerto una critica puntuale e argomentata delle ragioni esposte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva spiegato in dettaglio perché non sussistessero i presupposti né per la non punibilità ex art. 131-bis c.p. né per un giudizio di prevalenza delle attenuanti generiche. Il ricorso in Cassazione, invece di smontare quel ragionamento, si è limitato a reiterare le richieste, violando il principio secondo cui l’impugnazione deve contenere una critica specifica alla decisione che si contesta.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per la pratica legale: la redazione di un ricorso per cassazione richiede un’analisi tecnica e approfondita. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza; è necessario individuare precisi vizi di legge o di motivazione e articolarli in modo specifico e pertinente. Un ricorso inammissibile non solo è inefficace, ma espone il ricorrente a sanzioni pecuniarie che si aggiungono alla condanna principale, rendendo la sua posizione processuale ed economica ancora più gravosa. La scelta di impugnare una sentenza in Cassazione deve quindi essere sempre preceduta da una scrupolosa valutazione delle reali possibilità di successo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e non contenevano un’analisi critica specifica delle argomentazioni dettagliate nella sentenza della Corte d’Appello.

È sufficiente sollevare dubbi generici sul funzionamento dell’etilometro per ottenere l’annullamento di una condanna?
No. Secondo questa ordinanza, non bastano argomentazioni generiche. È necessario presentare allegazioni su circostanze di fatto specifiche e valide, idonee a porre concretamente in dubbio la validità della prova strumentale.

Cosa comporta una dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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