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Ricorso inammissibile: genericità dei motivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della genericità dei motivi presentati. L’impugnazione, volta a contestare una sentenza della Corte d’Appello, si limitava a richiedere un riesame dei fatti e del materiale probatorio, compito che esula dalle competenze della Suprema Corte. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi di Appello sono Troppo Generici

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di come un’impugnazione possa essere rigettata ancor prima di entrare nel merito della questione. Il caso evidenzia un principio fondamentale del nostro sistema giudiziario: il ricorso inammissibile per genericità dei motivi. Questo concetto si applica quando le argomentazioni presentate non sono sufficientemente specifiche da contestare puntualmente gli errori di diritto della sentenza impugnata, ma si limitano a una critica generica o a una richiesta di rivalutazione dei fatti.

Il Contesto Giudiziario

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Brescia. L’imputato, condannato nei precedenti gradi di giudizio, ha tentato di portare il caso all’attenzione della Suprema Corte, sollevando diverse questioni. Tra queste, contestava la valutazione sulla sussistenza degli elementi del reato (nello specifico, la fattispecie di cui all’art. 377 c.p.), la gestione della prova testimoniale e la determinazione della pena, inclusa la mancata concessione delle attenuanti generiche.

Analisi del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato le argomentazioni del ricorrente, definendole affette da ‘genericità’. Secondo i giudici, i motivi presentati non erano altro che un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. Il ricorrente, infatti, non ha evidenziato vizi logici o errori di diritto nella sentenza della Corte d’Appello, ma ha semplicemente proposto una diversa lettura dei fatti e del materiale probatorio. Questo tipo di valutazione, tuttavia, è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non rientra nelle funzioni della Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità.

Il Ruolo della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito il suo ruolo: non è un ‘terzo giudice’ dei fatti, ma un organo che garantisce l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione ‘congrua e adeguata’, priva di vizi logici e basata su corretti criteri di inferenza e ‘massime di esperienza’. Avendo la corte territoriale risposto in modo esauriente a tutte le deduzioni difensive, non vi era spazio per un intervento della Cassazione. Contestare la ricostruzione dei fatti o l’apprezzamento delle prove, come fatto dal ricorrente, si traduce in un ricorso inammissibile.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che i motivi addotti dal ricorrente fossero generici rispetto alla puntuale e congrua motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva giustificato adeguatamente la sussistenza di tutti gli elementi del reato, la superfluità di un’ulteriore prova testimoniale data l’attendibilità della persona offesa, la determinazione della pena e il diniego delle attenuanti. Le deduzioni del ricorrente, secondo la Cassazione, investivano la ricostruzione e valutazione del fatto e l’apprezzamento del materiale probatorio, profili rimessi alla esclusiva competenza del giudice di merito. Poiché la motivazione della Corte d’Appello era esente da vizi logici e fondata su un ragionamento condivisibile, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

La declaratoria di inammissibilità ha comportato, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3000 euro in favore della cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito: un ricorso per cassazione deve essere tecnicamente impeccabile, concentrandosi su specifiche violazioni di legge o vizi logici manifesti della motivazione, e non può essere utilizzato come un pretesto per rimettere in discussione l’intera vicenda processuale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e miravano a una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale si occupa solo di questioni di legittimità (cioè della corretta applicazione della legge).

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la persona che presenta un ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3000 euro.

Può la Corte di Cassazione valutare l’attendibilità di un testimone?
No, la valutazione dell’attendibilità di un testimone, così come l’apprezzamento del materiale probatorio, rientra nella competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Corte di Cassazione può solo verificare che la motivazione della sentenza su quel punto sia logica e non contraddittoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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