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Ricorso inammissibile furto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per furto aggravato. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso, relativi all’aggravante della destrezza e a una attenuante, generici e ripetitivi di argomentazioni già respinte in appello. Questo caso evidenzia l’importanza di presentare un ricorso inammissibile furto con motivi specifici e non meramente reiterativi.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Furto: la Cassazione Spiega i Requisiti di Specificità

Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: per essere ammissibile, un ricorso deve contenere critiche specifiche e argomentate alla sentenza impugnata, non una semplice riproposizione delle difese già respinte. L’analisi di questo caso di ricorso inammissibile furto offre spunti essenziali sulla corretta formulazione dei motivi di impugnazione e sulle conseguenze della loro genericità.

I Fatti del Processo

Due individui venivano condannati in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di furto aggravato in concorso, ai sensi degli articoli 110, 624 e 625 del codice penale. In particolare, venivano contestate le aggravanti della destrezza, dell’aver commesso il fatto in più persone e su beni esposti alla pubblica fede. Ritenendo la sentenza ingiusta, gli imputati decidevano di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa degli imputati si basava su due argomentazioni, comuni a entrambi i ricorsi:

1. Erronea Applicazione dell’Aggravante della Destrezza: I ricorrenti contestavano la sussistenza della circostanza aggravante della destrezza (art. 625 n. 4 c.p.), sostenendo che la loro condotta non avesse manifestato quella particolare abilità richiesta dalla norma.
2. Vizio di Motivazione su un’Attenuante: Si lamentava una motivazione carente in relazione al mancato riconoscimento di una circostanza attenuante prevista dall’art. 62 n. 4 c.p. (danno patrimoniale di speciale tenuità).

Entrambi i motivi miravano a ottenere una revisione della condanna o una riduzione della pena inflitta dalla Corte d’Appello.

Ricorso Inammissibile Furto: La Decisione della Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha respinto le doglianze degli imputati, dichiarando il ricorso inammissibile furto nella sua interezza. La decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a un livello preliminare, quello dell’ammissibilità, giudicando i motivi presentati come non idonei a superare il vaglio di legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fornito una chiara spiegazione per la sua decisione, analizzando separatamente i due motivi di ricorso.

Per quanto riguarda il primo motivo, relativo all’aggravante della destrezza, i giudici di legittimità lo hanno definito “generico”. La genericità non derivava tanto dalla questione sollevata, quanto dal modo in cui era stata presentata. Gli argomenti, infatti, si limitavano a riproporre le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice del gravame (la Corte d’Appello). Secondo la Cassazione, un ricorso efficace non può limitarsi a ripetere le proprie tesi, ma deve svolgere una “critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso”. In altre parole, deve spiegare specificamente perché la motivazione della Corte d’Appello è sbagliata, confrontandosi punto per punto con essa. La sentenza di secondo grado, infatti, aveva già evidenziato circostanze di fatto che andavano oltre il semplice approfittamento della distrazione della vittima, ricostruendo in modo solido la sussistenza della destrezza.

Anche il secondo motivo, concernente l’attenuante, è stato giudicato inammissibile (“indeducibile”). La Corte ha rilevato che si fondava su circostanze di fatto enunciate in modo generico e, ancora una volta, su ragioni che erano una “pedissequa reiterazione” di quelle già presentate e puntualmente respinte in appello.

Le Conclusioni: Cosa Impariamo da questa Ordinanza

La decisione della Corte di Cassazione è un monito importante per la pratica legale. Un ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono semplicemente ridiscutere i fatti. È un giudizio di legittimità, dove si controlla la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Per questo, i motivi di ricorso devono essere specifici, pertinenti e critici nei confronti della decisione che si contesta. La mera ripetizione di argomenti già vagliati e respinti trasforma il ricorso in un atto solo “apparente”, destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando i motivi sono generici e si limitano a riproporre le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice del grado precedente, omettendo di svolgere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata.

Cosa si intende per aggravante della destrezza nel reato di furto?
Sebbene l’ordinanza non definisca l’aggravante, chiarisce che la sua sussistenza può essere basata su circostanze di fatto che vanno oltre il mero approfittamento della distrazione della persona offesa, implicando quindi una particolare abilità o sveltezza da parte dell’autore del reato.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
In base a quanto deciso dalla Corte, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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