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Ricorso inammissibile: furto e possesso di fatto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per furto aggravato. I motivi sono ritenuti generici e mere ripetizioni delle censure precedenti. Viene ribadito che, per il reato di furto, la legittimazione a sporgere querela spetta non solo al proprietario ma anche a chi ha il semplice possesso di fatto del bene, confermando la condanna degli imputati al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile in Cassazione: il caso del furto in un ristorante

L’ordinanza n. 14240/2024 della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione sulla corretta formulazione dei ricorsi e su un principio fondamentale in materia di reati contro il patrimonio. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile presentato da due imputati, condannati per furto aggravato, a causa della genericità dei motivi e ha colto l’occasione per ribadire un concetto chiave: la persona offesa dal reato di furto non è solo il proprietario del bene, ma anche chi ne ha il semplice possesso. Analizziamo nel dettaglio la vicenda.

I Fatti del Caso

Due soggetti venivano condannati in secondo grado dalla Corte di Appello di Bologna per il reato di furto aggravato in concorso. In particolare, uno degli episodi contestati riguardava la sottrazione di una busta contenente 600 euro dalla cucina di un ristorante. Gli imputati, tramite il loro difensore, decidevano di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, articolando tre distinti motivi di ricorso. Con il primo e il terzo motivo, contestavano genericamente la loro responsabilità penale per i fatti ascritti. Con il secondo motivo, invece, sollevavano una questione specifica: il difetto di legittimazione a sporgere querela da parte della persona che aveva denunciato il furto della busta, sostenendo che non fosse la legittima proprietaria della somma.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto in toto le argomentazioni degli imputati, dichiarando l’integrale inammissibilità del ricorso. I giudici hanno esaminato separatamente i motivi, giungendo a conclusioni nette su ciascuno di essi.

1. Genericità dei motivi sulla responsabilità: Il primo e il terzo motivo sono stati liquidati come ‘doglianze generiche’. La Corte ha osservato che gli imputati si erano limitati a riproporre le stesse censure già presentate in appello, senza un confronto critico con le argomentazioni della sentenza impugnata. Questo atteggiamento equivale a chiedere alla Cassazione una nuova valutazione delle prove, compito che esula dalle sue funzioni di giudice di legittimità.
2. Manifesta infondatezza sulla legittimazione a querelare: Il secondo motivo è stato giudicato ‘manifestamente infondato’. La Corte ha richiamato un consolidato principio di diritto, affermato anche dalle Sezioni Unite, per cui il bene giuridico protetto dal delitto di furto non è solo la proprietà, ma anche il possesso, inteso come mera relazione di fatto con la cosa.

Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le motivazioni: quando un ricorso è inammissibile

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri fondamentali della procedura e del diritto penale sostanziale. In primo luogo, viene ribadita la regola per cui un ricorso inammissibile è quello che non attacca specificamente le ragioni della decisione impugnata. Non basta dissentire dalla conclusione del giudice di merito; è necessario individuare vizi logici o giuridici precisi nella sua motivazione. Riproporre semplicemente le proprie tesi, ignorando la risposta del giudice precedente, rende l’impugnazione sterile e, appunto, inammissibile. La Corte non può e non deve riesaminare i fatti come un terzo grado di giudizio, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della sentenza.

Le motivazioni: la tutela del possesso nel reato di furto

In secondo luogo, la decisione chiarisce un aspetto cruciale del reato di furto. La persona offesa, e quindi legittimata a sporgere querela, è chiunque subisca la lesione del proprio rapporto di fatto con il bene sottratto. Questo rapporto è il ‘possesso’. Non è necessario essere proprietari formali. Nel caso di specie, la persona che si trovava nel ristorante e aveva la disponibilità della busta con il denaro era titolare di una posizione di fatto tutelata dalla norma penale. La sua relazione con quel denaro, anche se non fondata su un titolo di proprietà, era sufficiente a qualificarla come vittima del reato e a legittimarla a chiedere la punizione dei colpevoli. Questo principio, affermato dalle Sezioni Unite (sent. n. 40354/2013), amplia notevolmente la tutela, estendendola a tutte quelle situazioni in cui un soggetto ha il controllo materiale di un bene, anche in modo clandestino o illecito.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre due lezioni importanti. Per gli avvocati, sottolinea la necessità di redigere ricorsi specifici e argomentati, che dialoghino criticamente con la sentenza impugnata, evitando di incorrere in una declaratoria di inammissibilità che preclude ogni esame nel merito. Per i cittadini, chiarisce che la tutela contro il furto è ampia: chiunque subisca la sottrazione di un bene che aveva nella propria disponibilità materiale può denunciare il fatto e chiedere giustizia, senza dover dimostrare di esserne il proprietario legale. La legge protegge la pace sociale tutelando non solo i diritti formali, ma anche le situazioni di fatto.

Perché il ricorso degli imputati è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano considerati generici, ovvero si limitavano a ripetere le stesse argomentazioni già presentate in appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata. Questo costituisce un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in Cassazione.

Chi è considerato ‘persona offesa’ nel reato di furto e può sporgere querela?
La persona offesa, e quindi legittimata a sporgere querela, non è solo il proprietario legale del bene, ma chiunque ne abbia il possesso, inteso come una semplice relazione di fatto con la cosa. Anche chi ha la sola disponibilità materiale di un bene può denunciare il furto.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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